Il padre comprava la droga al figlio

Il padre comprava la droga al figlio Il traffico nel bar di via Millio Il padre comprava la droga al figlio Ha confessato: «Per impedirgli di rubare» - Il fratello difende il barista Paolo Alaimo e Giacomo Di Pinto, gestori fino al settembre dello scorso anno del bar Special di via Millio (che adesso ha cambiato nome e proprietario) sono stati trasferiti alle carceri «Nuove». Accusa: avere trasformato il loro locale in una specie di centrale di smistamento della droga. Il giudice istruttore avrebbe firmato il mandato di cattura in base al rapporto preparato dalla sezione narcotici della polizia messa sulla pista giusta dalla denuncia di un avvocato che si era rivolto ai funzionari della questura per raccontare la storia penosa di suo figlio. •Si droga — ha raccontato — non riesce più a smettere. Per impedire che rubi come tutti i suoi coetanei schiavi del "buco" quotidiano gli ho datoi soldi necessari per acquistare le dosi di eroina». Anche tre milioni al mese. Ma non bastavano ancora. «Ha cominciato a saccheggiare l'alloggio — ha continuato il professionista — ha rubato preziosi, suppellettili, una macchina fotografica». Gli oggetti sarebbero stati ritrovati a maggio nel retrobottega del bar di via Millio gestito dall'Alaimo e dal Di Pinto. Gli inquirenti dopo indagini di mesi sostengono che la refurtiva veniva offerta in cambio di droga. II fratello di Giacomo Di Pinto contesta invece le accuse e sostiene che si tratta di un grave equivoco. Spiega che il congiunto arrestato, geometra, ha lavorato prima alla Costan e alla Rivoira poi ha tentato di gestire il bar di via Millio e infine, da sette mesi, era impiegato a Imperia. «La perquisizione della polizia — racconta — è avvenuta nel maggio dell'80. Se ci fosse stata tutta quella refurtiva i gestori sarebbero stati arrestati immediatamente. In realtà è stata trovata soltanto la macchina fotografica che il figlio dell'avvocato aveva rubato al padre». Sarebbe stata data ai due baristi per una lunga serie di consumazioni mai pagate. «La verità — ammette Di Pinto — è che la droga in via Millio circolava davvero. Davanti al bar c'erano gli spacciatori. Mio fratello e l'Alaimo hanno chiesto l'intervento della polizia. Ma nessuno ha il coraggio di fare i nomi di chi tira le fila del traffico di droga: è gente che non scherza e non ci pensa due volte a farti la pelle. Mio fratello è una persona per bene. Ha un sacco di debiti. Deve pagare anche la luce e il riscaldamento. Se avesse avuto un giro di droga sarebbe ricco». ■•"■""'I Giacomo Di Pinto e Paolo Alaimo, arrestati per droga

Persone citate: Alaimo, Di Pinto, Giacomo Di Pinto, Paolo Alaimo, Rivoira

Luoghi citati: Imperia