«La sfida per cambiare Torino? Nostre le scelte coraggiose»

«La sfida per cambiare Torino? Nostre le scelte coraggiose» Intervista a PORCELLANA e PICCO «La sfida per cambiare Torino? Nostre le scelte coraggiose» I due ex-sindaci de polemizzano con Novelli sul progetto Anni 80 «La sfida di Torino», quella annunciata nei giorni scorsi dall'Amministrazione civica, sta per prendere un posto di primo piano sul palcoscenico degli Anni '80. Secondo I disegni della giunta la città si allargherà sull'area metropolitana, servizi e strutture miglioreranno, si estenderà il «terziario superiore», con centri di studio, documentazione e progettazione. «Nel cinque anni che ci precedono — ha detto il sindaco Diego Novelli presentando II progetto della giunta — abbiamo lavorato per rifare di Torino una città. Nel cinque anni che ci stan- no di fronte dovremo fare della città una Torino diversa, nuova, esente dai difetti che conosciamo, ma anche difesa dal rischio di perdere assieme a questi diletti le ragioni del proprio sviluppo». E ha aggiunto: «Vogliamo una Torino ordinata, funzionale e in espansione qualitativa, più complessa e ricca, strutturalmente e culturalmente, di quella attuale». Prima di lasciare alle spalle gli Anni 70 abbiamo sentito II parere di Giovanni Porcellana deputato de e di Giovanni Picco, de vicepresidente del Consiglio regionale, entrambi ex sindaci Giovanni Porcellana, attualmente consigliere comunale a Moncalieri, è stato sindaco di Torino nel periodo '70-73. «La giunta di sinistra —dice Novelli — dal '75 in poi ha lavorato per ricomporre la città». Vi accusano di averla malridotta. «Il salto di qualità è degli Anni 70 —afferma Porcellana —. Noi siamo stati partecipi di quella svolta. La città arrivava dallo sviluppo incontrollato che aveva trovato fertile terreno nel dopoguerra. I nostri sforzi furono rivolti a migliorare la qualità della vita. Ricordo una frase ad effetto "la cittft a misura d'uomo"». Come operaste? «Ridisegnammo Torino un po' alla volta —risponde l'ex sindaco — fummo noi a dire alt all'avanzata dell'edilizia privata, la legge sul suolo arrivò solo nel '77. Se oggi non ci sono più i doppi turni nelle scuole, per fare un altro esempio, è grazie a quelle strutture che noi realizzammo». Ora la macchina comunale sembra più efficiente. Avete il rammarico di non poterla utilizzare oggi? «E' un discorso di disponibilità — afferma Porcellana — anche quelle vennero dopo la mia gestione, con i decreti Stammati e Pandolfi. Ma anche le giunte di sinistra prossimamente risentiranno di "tagli economici". L'incremento delle spese correnti non potrà essere superiore al 16 per cento, quando l'inflazione è ormai del 20 per cento». Quali erano i rapporti con le altre forse economiche e sociali? Ritenete che la giunta oggi abbia maggior voce in capitolo? «Nei rapporti con le altre forze — replica Porcellana — non accettiamo lezioni. L'attuale Amministrazione ha dimostrato di cedere il passo alle grandi aziende, lasciando ad esempio che i centri direzionali Fiat vengano costruiti su aree destinate a servizi. Nell'ambito consiliare, invece, fummo oggetto di una dura opposizione del pei, quando la de nella scorsa tornata amministrativa cercò di svolgere un analogo ruolo l'opposizione fu defimta isterica». Rispetto al progetto per Torino degli Anni 80 rivendica altre paternità? «L'idea di rafforzare il triangolo metropolitano Genova-Milano-Torino — aggiunge Porcellana — fu già di Anselmetti, di Grosso». Critiche alla «sfida» lanciata dai socialcomunisti? «C'è l'esigenza di lavorare ancora per la ricomposizione del tessuto sociale — risponde Porcellana — va bene l'incentivazione del terziario: l'avevamo sempre sostenuta. Gli slogan, invece, continuano a essere troppi. L'Amministrazione vuol essere sempre protagonista». Giovanni Picco, dal '75 siede sui banchi del consiglio regionale dopo essere stato l'ultimo, in ordine di tempo, sindaco de. Lasciò una Torino tanto diversa da quella di oggi? «Nel documento di presentazione del programma per gli Anni 80 — afferma Picco — si dice che la città ora ha cambiato immagine. Io la coesione del tessuto sociale non la vedo, l'emarginazione si manifesta ancora attraverso i fenomeni di allora. In campo urbanistico poi c'era già stata inversione di tendenza rispetto allo sviluppo incontrollato grazie alle nostre scelte, molto più coraggiose di quelle fatte dalla giunta di sinistra -. Lasciaste altre eredità? «C'erano le condizioni essenziali — risponde l'ex-sindaco — per garantire i servizi pubblici. Avevamo lasciato una città di un milione e duecentomila abitanti, una dimensione ottimale, dove era possibile lavorare per l'equilibrio tra esigenze e risposte. Avevamo dato vita a convenzioni con i privati per la costruzione di impianti sportivi, piscine E per il terziario? «Ne sostenemmo sempre la necessità — afferma Picco —. Oggi finalmente il pei lo riconosce. Allora si batté sempre per l'immodificabilità assoluta dell'occupazione sull'industria. L'esperienza ha ormai ampiamente dimostrato che bisogna puntare sulla mobilità e sulla riconversione». E ora dove espandere Torino? «La rilocalizzazione deve avvenire su tutto il territorio, non solo a ovest, dove il pei è più forte ». Un giudizio globale sul programma della giunta socialcomunista. •Bisogna individuare maggiormente le priorità — conclude Picco — i problemi più importanti su cui intervenire, con massicci investi^ menti». I. b. 1 due ex-sindaci de Porcellana e Picco