Come il «male del gigante» affligge Stati Uniti e Urss

Come il «male del gigante» affligge Stati Uniti e Urss ALBERTO RONCHEY: LE DUE SUPERPOTENZE A CONFRONTO Come il «male del gigante» affligge Stati Uniti e Urss Lassù, nel grande Nord, dove il mare diventa bianco e neri i giorni dei lunghi inverni, s'incrociano due grandi destini, opposti e in qualche modo paralleli. L'Estremo Occidente e l'Estremo Oriente si sfiorano fin quasi a toccarsi, divisi da una sottilissima lingua di mare: lo stretto di Bering. Usa e Urss trovano lassù, tra grandi silenzi, nel 1981, il loro unico punto di contatto. Oggi che s'inaugurano gli Anni Ottanta, mentre gli storici aprono il grande libro dei bilanci, i due giganti si scoprono nuovamente lontani e diversi Si chiudono gli Anni Settanta, un decennio carico di speranze e di delusioni, se ne apre un altro dalle prospettive quanto mai incerte e oscure. Quale il quadro? Se n'è andato dalla Casa Bianca un presidente-profeta, lasciando la porta aperta allo scintillante ex-divo di Hollywood, Ronnie Reagan. L'Unione Sovietica, invece, nel quadro Est cambia pagina senza apparenti traumi di vertice. Breznev guida saldamente il governo più vecchio del mondo (l'età media dei componenti il Politburo è di quasi settantanni) coi problemi più vecchi del mondo. (Nelpieno dell'Inverno, infatti, sembra già minacciato il prossimo raccolto di frumento). Se n'è andato, senza creare drammatici vuoti, uno dei «grandi vecchi» del Cremlino: Alexei Kossigin. Una silenziosa continuità avvolge i piani sovietici appena turbata dai moti di Danzica. La «sindrome polacca» è l'unico segnale sinistro che confonde i silenzi del Cremlino: nel vicino «satellite» è nato il sindacato libero e il segreto timore di Mosca è che il vento di Danzica possa contagiare l'impero dei Soviet Le due superpotenze — si dice — sono malate. Non è una diagnosi inedita. Più interessante, oggi è invece constatare quanto profonda, quanto problematica, è la loro crisi. Alberto Ronchey, ha compiuto quest'indagine. «Usa e Urss, i giganti malati» (Rizzoli editore), il suo ultimo librodossier, è lo strumento più informato ed acuto per districarsi, nel complesso intreccio della crisi. Sullo sfondo del «malessere» delle superpotenze c'è la minaccia dell'olocausto nucleare, un inferno che nel giro di qualche ora potrebbe cancellare la parola «domani» dal destino dell'umanità. «Ogni ulteriore giudizio sul futuro del duopolio contemporaneo — dice Ronchey — s'arresta cosi dinanzi al limite della "prospettiva nucleare"». Per illustrare con maggiore crudezza il drammatico scenario Ronchey ricorre a una suggestiva citazione di Henry Kissinger. Usa e Urss sono come «due giganti ciechi, armati fino ai denti, che si muovono in una stanza sentendo la reciproca presenta, reputandosi ciascuno in pericolo mortale a causa dell'altro». Ma come si muovono realmente, in questa stanza buia, il pianeta, i due giganti malati? Quali le ragioni delle tensioni quali le radici dei problemi quelli nuovi e quelli storici?! perché vanno ricercati innanzitutto sul piano della politica interna. STATI UNITI — Proprio in questi anni hanno attraversato la fase più acuta della crisi di «leadership» che ha avuto il suo culmine nella battaglia Carter-Reagan. Sotto accusa, oltre agli uomini è anche il sistema elettorale. Con Reagan «avremo un caso simile a quello di Carter: non si dovrebbe imparare a fare il presidente mentre lo si fa». Agli scompensi politici si aggiunge un declino econo- mwo di dimensioni insospettabili solo qualche anno fa. Sì manifesta con questi sintomi: iperinflazione, disoccupazione e un costante calo di produttività. «Dal 1948 al 1968, la produttività aumentava al ritmo medio del 3,2 per cento l'anno, suscitando un'espansione storica dei consumi di massa. Poi il ritmo si è ridotto all'1,9 dal 1968 al 1973 e allo 0,7 per cento negli ultimi anni... Il ritmo di aumento della produttività nell'industria manifatturiera, intorno al 3 per cento l'anno, è ancora notevole. Ma gli investimenti nella ricerca e nella innovazione tecnologica sono al 2,1 per cento degli utili, il minimo degli ultimi vent'anni». La lenta decadenza economica non dice però tutto della «democrazia dell'inflazione». «Quale altra società, nell'intero mondo contemporaneo, potrebbe assimilare un milione di poveri l'anno», si domanda Ronchey. UNIONE SOVIETICA — Il più vasto stato del mondo (74 volte l'Italia), col più ricco serbatoio di risorse naturali è la seconda potenza economica. E tuttavia non riesce ad adeguare i livelli di crescita alle cifre fissate dai piani quinquennali Ha stabilito nel decennio '70-80 il record storico nella spesa per gli armamenti superando per 250 miliardi di dollari il budget americano per la difesa. La terra dei record e delle contraddizioni f «La Russia — ammise un giorno Churchill — è un dilemma avvolto in un mistero»/ Come dice Ronchey, «La potenzialità dell'Urss è ancora smisurata», ma, come al tempo degli zar, deve comprare all'estero, e quel che è peggio dagli Stati Uniti, il grano per sfamare le moltitudini delle 15 repubbliche federate. «Si deve insistere che malgrado la depressione del vivere comune, anzi proprio a causa delle angustie collettive, l'Urss è una superpotenza», conclude Ronchey. Entro il recinto dei suoi 60 mila chilometri di frontiere, si parlano 150 tra lingue e dialetti Malgrado ciò è in atto, guidata dal Cremlino, una massiva, talvolta crudele, congiura del silenzio. Esecutrice materiale della consegna, è l'onnipotente polizia segreta. «Chi mai prevedeva... che l'Urss avrebbe conservato non pochi dei suoi lager di punizione da Vorkuta alla Kolymà, il voto unanime per alzata di mano al Soviet supremo, le elezioni con un solo candidato per seggio, la censura del Glavlit, l'onnipresenza del KGB, la discrezionalità del potere in materia di cittadinanza e passaporti, la pena di morte applicata perfino ai reati economici?». «I dieci giorni che sconvolsero il mondo», non hanno mutato i piani imperiali che la gerontocrazia del Politburo cerca di realizzare a qualsiasi prezzo. Dall'Etiopia a Cuba, dall'Afghanistan al Golfo (Sud-Yemen), dalla Germania Est al Vietnam «Non c'è più un solo problema di qualche importanza sulla scena internazionale che possa essere risolto, senza consultare l'Unione Sovietica», disse un giorno con orgoglio Gromyko. Ecco il male di questo secondo gigante, secondo la tesi di Ronchey: «L'Urss è ricca e povera insieme, potente e debole insieme. E' nello stesso tempo un'economia industriale, un'economia sottosviluppata, un'economia Opec per la sua ricchezza di petrolio e altre materie prime. Il gigante vive con un piede sulla luna e l'altro nel fango». Girolamo Mangano