Che bel fiore, è brevettato

Che bel fiore, è brevettato I SEGRETI DI UNA RARA PROFESSIONE: L'IBRIDATORE DI GAROFANI Che bel fiore, è brevettato A colloquio con Giacomo Nobbio, il padre di «Raggio di sole»: un garofano da lui «inventato» che è stato pagato 500 lire lo stelo - Come la scuola di Sanremo è riuscita a battere quella americana - «Noi abbiamo anche il giallo, l'arancione, il cremisi, i brillanti e il calice è più robusto» - Per le nuove creazioni è stato istituito il brevetto, ma la burocrazia è lenta DAL NOSTRO INVIATO SANREMO — «Raggio di sole» nelle feste passate è stato venduto ad oltre 500 lire lo stelo sul mercato di Sanremo. Nessun altro garofano ha mai raggiunto una quotazione tanto alta. E' richiestissimo, in Italia e all'estero. Chi l'ha «inventato» spiega: «Piace per il suo colore originale, fa moda». Modesto: questo fiore arancione è splendido. Lo riconoscono tutti. Giacomo Nobbio, il padre, di «Raggio di sole» oggi ne parla poco. E' tutto preso a mostrare i «cinesi», a descriverne la lunga storia, le caratteristiche, la bellezza tutta particolare. Questi garofani, più piccoli, dai colori e dai petali con disegni mai visti, li studia dal '51. Su di loro è trentanni che lavora, con pazienza incredibile. Trent'anni di ibridazioni. Una sfida. Oggi, però, Giacomo Nobbio può affermare con orgoglio: «Sono l'unico al mondo ad averli». Le prime tre varietà di «Dianthus Chinensis» le ha brevettate l'anno scorso. In commercio le ha messe quest'anno. Il mercato le ha accolte molto bene. I sette-otto coltivatori che hanno piantato le centomila talee di «cinesi» ottengono 150 lire a fiore, un ottimo prezzo. Centomila talee sono un'inezia. «Volevo provare» si giustifica Nobbio, rispettoso delle regole di mercato. Visto il successo, l'anno prossimo aumenterà le quantità, notevolmente. Offrirà anche nuovi tipi, pronti per essere brevettati. Li mostra, nelle provette, sotto le sue serre, adagiate su questa collina che domina Sanremo. Qui, da anni, «il dottore» fa nascere nuove varietà di garofani. Ibridatore. «Siamo rimasti in pochi a fare questo mestiere», comincia Giacomo Nobbio. «Ci sono Sappia, Brea, Moraglia, Moro, Mansuino, io e gli altri minori, che provano. In America sono soltanto due». Racconta la sua storia. Piglio di un esportatore e di una coltivatrice, gira per le campagne fin da piccolo. Studia, va a laurearsi in Agraria, a Torino, nel '48. Ma tra un libro e l'altro « tira la gomma», come tutti i figli dei floricoltori, dà una mano. I genitori si separano, va a vivere con uno zio, Mansuino, oggi 91 anni, un fotografo che «costituì» varietà di garofani e di rose famose in tutto il mondo. Aveva imparato ad ibridare da Aleardi, l'antesignano. I primi a riuscire a far fiorire i garofani in inverno furono i francesi. Da là arrivarono in Italia e negli Stati Uniti. A Sanremo cominciò a migliorarli Aicardi. Li fece diventare più robusti, per resistere meglio al gelo. Nacque allora il garofano mediterraneo. In America, nel '38, Sim inventò una varietà che prese il suo nome ed invase il mondo. La scuola di Sanremo è riuscita a battere quella americana. Spiega Nobbio: «Negli Usa i garofani hanno soltanto tre colori base: il ro¬ sa, il rosso, il bianco. Noi abbiamo anche il giallo, l'arancione, il cremisi che chiamiamo nero, i brillanti; abbiamo moltissimi colori. In più il garofano mediterraneo ha il calice che non si spacca, resiste al freddo, ha maggiore durata in acqua». Nella Riviera furono molti a tentare la scoperta di nuove varietà, lo facevano quasi tutti i floricoltori. Per uso e consuetudine, l'inventore aveva il diritto di sfruttamento del suo flore. Tutti quelli che lo piantavano dovevano pagare una percentuale all'ibridatore. E' stato cosi fino a quando lo Stato non ha stabilito anche per i fiori la legge del brevetto industriale. L'inventore deve presentare foto e una ricca documentazione con i risul¬ tati di tre anni di prove. «Il regolamento della legge è uscito nel '76 — dice Nobbio — ma di brevetti non ce ne hanno dati ancora, neppure uno. Comunque, io continuo a depositare mezza dozzina di domande all'anno. Certo sono guai, quando nascono contestazioni; perché, mancando i brevetti, in tribunale si finisce sempre per le lunghe». Con il passare degli anni, il numero degli ibridatoli è precipitato, anche nella Riviera. Molti hanno lasciato la campagna, a tanti è mancata la tenacia di continuare, i costi sono cresciuti enormemente. Nobbio non ha mollato. Ha insistito, sempre e soltanto sui garofani. Passione. •Amore per questo fiore, per questo mestiere, che richiede molto spìrito d'osservazione, un po' di conoscenza di genetica, tanta pazienza, una profondissima conoscenza del garofano e, adesso, forti capitali» racconta Nobbio. « Una varietà — precisa — viene a costare non meno di cento milioni di lire». Lui ne ha fatte, finora, più di cento. Frutto di una selezione severissima, «cattiva» come dice lui. Ogni anno pianta trentamila semi. Di questi, la stagione dopo, ne porta avanti centocinquanta; l'altra ancora una dozzina. Alla fine ne promuove al massimo cinque o sei. Non tutti questi nuovi garofani piaceranno, il mercato magari ne chiederà soltanto uno o due. «E di eccezionali ne esce uno ogni sette-otto anni», commenta Nobbio. ' I suoi garofani che hanno avuto più successo sono stati, oltre a «Raggio di sole», il giallo «Alice» e «Manon», un bellissimo rosa. Nel 1952, quando lasciò lo zio Mansuino perché voleva fare di testa sua, Nobbio cominciò a costruire l'archivio, strumento preziosissimo e indispensabile. E' costituito da numerosi libriccini ricchi di cifre e simboli che solo lui sa interpretare, e da una collezione di piante, che devono essere tenute sempre in vita. Queste piante sono i «razzatori». La loro caratteristica è di saper trasmettere, a tutti i figli che si faranno adottare loro, la particolarità positiva che contraddistingue questi garofani speciali: uno per la robustezza dello stelo, l'altro per la bellezza del calice, l'altro ancora per il petalo frastagliato, tanto per fare qualche esempio. Come nei cavalli. Nobbio dice: «Io lavoro su duecentocinquanta varietà. Di ognuna ho l'albero genealogico». Sempre aggiornato, a matita, per continuare a combinare matrimoni. Un'operazione non facile. Il garofano, ermafrodita, prima deve essere privato degli organi maschili poi fecondato artificialmente. I figli, tanti semi, nasceranno quaranta giorni dopo lo sposalizio, che si celebra da agosto a settembre. Verranno piantati ad aprile. «Non tutti accettano volentieri il matrimonio — confida Nobbio, 57 anni — certi genitori proprio non riesco a controllarli, fanno figli con i colori che vogliono loro, non io». La natura si fa vincere fino a un certo punto. L'uomo è riuscito a sostituirsi all'ape, a combinare certi unioni, a provocare la nascita di diverse varietà, ma, ogni tanto la natura si prende la sua bella rivincita e torna a nascondere i suoi segreti. Un'ultima curiosità. I garofani potrebbero essere molto profumati. «Soltanto che è una caratteristica che il mercato non chiede più, che non paga, così evitiamo di darla», conclude Giacomo Nobbio. Peccato. Una volta i garofani di Sanremo si riconoscevano anche dal pro¬ fumo. Rodolfo Boslo