A Trani smentita la rimozione del direttore del supercarcere di Giuseppe Zaccaria

A Trani smentita la rimozione del direttore del supercarcere Ancora oscuri alcuni aspetti della rivolta dei terroristi A Trani smentita la rimozione del direttore del supercarcere DAL NOSTRO INVIATO TRANI — Nel supercarcere non c'è stato un «blitz» anche contro la direzione: lo dicono, con decisione, tutti i funzionari; lo conferma il giudice di sorveglianza Noiello, dinanzi al quale quattro giorni fa il direttore Giuseppe Brunetti aveva scritto a macchina la richiesta di un mese di congedo di malattia. Purtroppo manca ancora chi a queste smentite indirette potrebbe dare il supporto più convincente: lo stesso dott. Brunetti, il direttore che alcuni giornali continuano a dare per «rimosso». L'aTtra mattina è partito in auto con la moglie, non si sa per quale destinazione. Rientrerà a Trani questa sera, e solo se deciderà di parlare, il «giallo del supercarcere» potrà cominciare a chiarirsi. Le cose da capire restano ancora molte: ad esempio, se subito dopo l'irruzione dei carabinieri tutti si interrogarono sui collegamenti tra i terroristi detenuti e quelli del sequestro DJrso; se i giudici continuano ad indagare sul ruolo che Toni Negri avrebbe avuto nella rivolta. Solo più tardi si è cominciato a parlare di violenze che i rivoltosi avrebbero subito anche diverse ore dopo la conclusione della sommossa, e di un marcato dissenso del direttore sui metodi inaugurati a Trani dal ministero di Grazia e Giustizia. Qualche dettaglio, col trascorrere dei giorni, si è fatto confuso. Paola Negri, dopo un incontro col marito, ha accusato gli agenti di custodia di aver «selvaggiamente picchiato- i rivoltosi, e ha annunciato che per questo presenterà denuncia. Il professore padovano e gli altri imputati dell'inchiesta « 7 aprile», ha aggiunto la donna, «non hanno preso parte alla sommossa nel senso che sono stati per conto loro». Paola Negri ha comunque fornito un dettaglio importante: suo marito non è stato ferito ad un occhio durante il «blitz». Il particolare serve a sgominare il campo da una serie di equivoci, nati dalla conclusione della rivolta e dalla quasi contemporanea diffusione a Roma del «Comunicato numero 6» sul sequestro D'Urso. I brigatisti, è noto, avevano inserito nel loro messaggio le richieste presentate poche ore prima a Trani dai detenuti in rivolta e rimaste fino a quel momento segrete, almeno nella loro formulazione precisa. Ma c'era dell'altro: telefonando ad un quotidiano della capitale per indicare il luogo in cui il messaggio era stato lasciato, una donna aveva accennato confusamente a violenze contro i detenuti di Trani e ad una «ferita all'occhio» subita da Negri. I brigatisti, dunque, erano riusciti a tenere collegamenti col supercarcere anche durante la sommossa? La precisazione di Paola Negri, adesso, fa crollare questo castello di ipotesi. Restano irrisolti tutti i dubbi sul vero ruolo del professore nella rivolta e resta aperto, almeno fino a prese di posizione più nette, il «caso Brunetti». Questo mese di malattia, allora, deve essere considerato una «rimozione» strisciante? Al ministero di Grazia e Giustizia sono fermi alla smentita formale dell'altro giorno. I collaboratori di Brunetti (il supercarcere, in questo periodo, viene retto dal vicedirettore Delli Santi) continuano ad attribuire al loro capo l'intenzione di rispondere con le querele alle «insinuazioni dei giornali». La decisione di Brunetti — perché è da lui, ripetono al supercarcere, che la richiesta è partita — potrebbe spiegarsi comunque solo in un modo: da tre anni, da quando cioè il penitenziario di Trani è stato trasformato in supercarcere, l'impegno e le responsabilità del direttore sono stati continui e stressanti. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Roma, Trani