Rimessi in libertà dopo un mese i giornalisti Scialoja e Bultrini di Ruggero Conteduca

Rimessi in libertà dopo un mese i giornalisti Scialoja e Bultrini Non cadono però le accuse di favoreggiamento delle Br Rimessi in libertà dopo un mese i giornalisti Scialoja e Bultrini ROMA — Mario Scialoja e Giampaolo Bultrini sono tornati in libertà. In contrasto con il parere espresso dal pubblico ministero. Domenico Sica, ieri mattina il giudice istruttore Ferdinando Imposimato ha accolto l'istanza di libertà provvisoria presentata dai difensori dei due imputati. Nel tardo pomeriggio, sia Scialoja che Bultrini, rinchiusi il primo a Rebibbia ed il secondo a Velletri, hanno abbandonato il carcere dopo un mese esatto di reclusione. Non si conoscono ancora i motivi che hanno indotto il giudice a concedere la libertà ai due giornalisti. La formula contenuta nel provvedimento è quella solita secondo la quale, -essendo venute meno le esigenze istruttorie», i due imputati possono tornare liberi. In sostanza, per il giudice, non vi è più il pericolo di un inquinamento delle prove. Il reato di cui Scialoja e Bultrini sono accusati (favoreggiamento) non prevede, fra l'altro, il mandato di cattura obbligatorio. Imposimato, dopo aver ascoltato, come suggeriva il pm. alcuni testimoni (in massima parte colleghi e amici dei due redattori dell'Espresso) ha ritenuto di concedere la libertà provvisoria. Ciò non significa che per i due giornalisti i guai siano finiti: Scialoja e Bultrini. anche se a piede libero, rimangono imputati sino alla conclusione dell'istruttoria ed alla eventuale sentenza di proscioglimento. I due redattori dell'Espresso erano stati arrestati nei primi giorni di gennaio: Scialoja la mattina di Capodanno ad Alpe di Siusi. dove stava trascorrendo un periodo di vacanza; Bultrini due giorni dopo. L'ordine di cattura con l'accusa di favoreggiamento e falsa testimonianza era stato emesso nei confronti di Scialoja a poche ore di distanza dall'assassinio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, avvenuto a Roma la sera del 31 dicembre. In seguito, di questo omicidio e del sequestro D'Urso è stato formalmente accusato, fra gli altri, il criminologo fiorentino Giovanni Senzani, ancora latitante. Dalle indagini relative alla pubblicazione sull'Espresso del verbale di «interrogatorio» del giudice D'Urso da parte delle Br e di una intervista alle stesse Brigate rosse (all'origine del procedimento giudiziario verso i due giornalisti) Senzani risultò essere l'intermediario che contattò dapprima Bultrini e poi Scialoja, fornendo oltre al materiale scritto anche una foto del magistrato sequestrato ripreso nella «prigione del popolo». Secondo la versione di Scialoja e Bultrini. la sera del 19 dicembre una persona (che in seguito si saprà essere Giovanni Senzani) suona al citofono di casa Bultrini. Il giornalista fa salire e apprende che l'ospite è in grado di metterlo in contatto con i rapitori del giudice. Lui. che non è un esperto di vicende terroristiche, fa il nome di Mario Scialoja. L'appuntamento viene fissato per il giorno successivo, 20 dicembre, in piazza del Popolo, al bar Canova. L'incontro dura pochi minuti. Scialoja chiede al misterioso intermediario un'intervista con le Brigate rosse attraverso domande scritte. L'uomo accetta ed il giornali- sta torna a casa, dove ha già pronto un elenco di quesiti. Dopo poche ore. aggiornato il questionario con altre domande riguardanti il sequestro D'Urso ancora in atto. Scialoja si reca al secondo appuntamento di quel 20 dicembre. L'incontro avviene in piazza San Pietro. L'intermediario delle Br prende i quattro foglietti con le 54 domande e dice che si farà risentire. La sera del 29 dicembre il misterioso personaggio si rifà vivo con Bultrini. lasciandogli una busta in cui oltre all'intervista, al verbale di interrogatorio e alla foto Polaroid del giudice, c'è anche la copia di una «risoluzione strategica» delle Br e i primi cinque comunicati sul sequestro D'Urso. Bultrini. il mattino dopo (30 dicembre) porta il materiale al giornale e telefona a Scialoja. Il numero dell'Espresso, già pronto, viene rivisto, e viene cambiata anche la copertina. La sera stessa Scialoja riparte per Alpe di Siusi, dove il primo gennaio viene arrestato. Due giorni dopo tocca a Bultrini il quale, si scoprirà in seguito, ha conosciuto Senzani nel '69 quando VEspresso pubblicò con grande evidenza uno studio del criminologo sulle carceri minorili. Dice Sica: Senzani era pur sempre conosciuto come un docente, come si fa a sospettarlo di mitomania? Ed ancora: gli imputati dicono di aver ricevuto il plico la sera del 29. Ma la circostanza appare poco probabile: perché allora — sostiene il pm — le Br non hanno accluso anche il sesto comunicato, diffuso quello stesso pomeriggio del 29? Era il volantino più importante perché conteneva anche il documento dei detenuti di Tratti, fino a quel momento sconosciuto. Ruggero Conteduca i "It Roma. Mario Scialoja lascia il carcere (Telefoto)

Luoghi citati: Rebibbia, Roma, Velletri