Il Papa ora vuol rimettere ordine nelle dissestate finanze vaticane

Il Papa ora vuol rimettere ordine nelle dissestate finanze vaticane I dicasteri economici assegnati ai cardinali Caprio e Casaroli Il Papa ora vuol rimettere ordine nelle dissestate finanze vaticane Nel '79 un deficit di 17 miliardi; Tanno scorso sarebbe salito a 25 miliardi - Ha avuto incremento, invece, l'Obolo di San Pietro - Con la nomina di ieri l'amministrazione del patrimonio ritorna al Segretario di Stato - Agli Affari economici il controllo di tutte le gestioni CITTA' DEL VATICANO — Con due nomine ai vertici finanziari della Santa Sede, papa Wojtyla ha avviato ieri un'impresa in cui fallirono i suoi predecessori: il riordinamento delle varie amministrazioni vaticane, tutte gelose della propria autonomia. Il card. Giuseppe Caprio. 67 anni, irpino, diventa presidente della prefettura per gli Affari economici, al posto del card. Egidio Vagnozzi, scomparso il 26 dicembre scorso per malattia di cuore. " Il Segretario di Stato, card. Agostino Casaroli. 67 anni, piacentino, subentra a Caprio nella presidenza dell'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), il massimo ente economico-finanziario. Le due nomine equivalgono a un rafforzamento della posizione-chiave tenuta dal Segretario di Stato sino al 1979 quando l'Apsa gli fu tolta per darla alla gestione autonoma del card. Caprio. E' probabile che anche il card. Sergio Guerri, per limiti di età (75 anni), sia sostituito come pro-presidente della pontificia Commissione per lo Stato Città del Vaticano, che è l'amministrazione civile del piccolo regno papale. Paolo VI tentò invano, per quindici anni, di riorganizzare razionalmente finanze e amministrazioni. Si racconta che mori senza aver potuto vedere un bilancio unitario e completo delle diverse amministrazioni.Eppure Montini, con la riforma della Curia del 15 agosto 1967, aveva appositamente creato la prefettura per gli Affari economici: una specie di ministero del Bilancio e di Corte dei Conti che avrebbe dovuto controllare gli enti economici, tranne l'Istituto per le opere di religione, cioè la banca vaticana guidata da mons. Paul Marcinkus. Il card. Vagnozzi. che presiedette la prefettura per dodici anni, prima di morire avrebbe presentato le dimissioni a papa Wojtyla per protestare contro la riottosità delle amministrazioni a farsi controllare. Ora si vedrà se il card. Caprio otterrà maggiori successi. L'Amministrazione del patrimonio (Apsa). affidata a Casaroli. è la più potente centrale economica e finanziaria. E' divisa in due settori: il primo si occupa del patrimonio immobiliare della Santa Sede (concentrato quasi tutto a Roma); l'altro cura gli investimenti mobiliari, compresi i redditi ormai cinquantennali del miliardo liquido e dei 750 milioni in titoli consolidati, che l'Italia versò al Vaticano con i Patti Lateranensi del 1929, come indennità per gli espropri dopo l'unità. L'Apsa fu presieduta dal Segretario di Stato sino alla prima metà del 1979. quando venne affidata come ente autonomo a mons. Giuseppe Caprio, nominato cardinale dopo essere stato Sostituto. Si assicura che il card. Casaroli, divenuto a sua volta Segretario di Stato (2 luglio '79) abbia posto il quesito giuridico se gli spettasse, in forza della carica, il diritto di presiedere l'Apsa, come era sempre avvenuto. La risposta del card. Pericle Felici, massimo giurista della Santa Sede, sarebbe stata negativa. Di conseguenza, l'Apsa rimase autonoma. Le decisioni prese ieri dal Papa sembrano confermare che l'esperienza non si sia rivelata funzionale al riassetto amministrativo. Caprio come nuovo presidente della Prefettura econo¬ mica ha, in teoria, la supervisione anche dell'Apsa. cioè può controllare la gestione del Segretario di Stato: si tratta di un problema irrisol- IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM to, ovviamente al di là di qualsiasi personalismo. I bilanci della Santa Sede — esclusi i dicasteri e gli uffici di Curia — sono passivi, con l'eccezione del Governatorato, che nell'80 avrebbe avuto un utile sui sei miliardi (vendita di alimentari, stoffe, liquori, sigarette, medaglie, monete, biglietti dei musei ecc.). II deficit della Santa Sede fu dichiarato per la prima volta nel novembre 1979. quando papa Wojtyla convocò a Roma i cardinali per informarli della preoccupante situazione: diciassette miliardi di disavanzo. Adesso sarebbe aumentato di otto miliardi. Il «rosso» di bilancio è colmato prelevando fondi daIl'«Obolo di S.Pietro», le offerte al Papa dei fedeli del mondo: una raccolta che è tornata florida grazie alla popolarità di Giovanni Paolo II. Lamberto Fumo

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