Piacenza, ««Palazzo Madama» domanda di essere scarcerato di Ernesto Leone

Piacenza, ««Palazzo Madama» domanda di essere scarcerato Si trova incluso nella cinta delle prigioni Piacenza, ««Palazzo Madama» domanda di essere scarcerato Riunione di esperti per sottrarre all'isolamento lo splendido edificio PIACENZA — Anche Piacenza, come Roma, ha un Palazzo Madama, ma non lo può utilizzare perché si trova in prigione. Non si tratta di un gioco di parole: l'edificio esiste ed è anzi molto pregevole: si trova però inglobato nel complesso delle carceri cittadine. Circondato dall'alta cinta di quella che si chiama adesso «casa circondariale». Palazzo Madama è praticamente nascosto alla vista. I piacentini vorrebbero riscattarlo facendolo uscire dalla prigionia. L'idea è coltivata da tempo e specialmente dal dopoguerra in poi le amministrazioini comunali hanno cercato di mettere in moto la «liberazione». Finora, purtroppo, i tentativi non hanno portato alcun esito concreto. Adesso si sta tornando alla carica. Il riscatto del «gioiello» può avvenire soltanto con il trasferimento del carcere. Se la prigione si spostasse e cadessero i muraglioni di cinta, diverrebbe possibile un'operazione urbanistica in grado di legare assieme un eccezionale complesso di «pezzi monumentali» e ricostruire il nobile volto di una parte del cuore della città che si è defilata forse proprio per la presenza dell'istituto di pena. Palazzo Madama si trova nelle immediate adiacenze della centralissima piazza Duomo: ha di fronte Palazzo Landi, edificio che è oggi sede del tribunale e che i libri di storia dell'arte indicano come una delle più belle costruzioni civili del '400 italiano. Sul lato opposto del carcere domina invece l'alta mole della seicentesca chiesa delle Benedettine con una grande cupola rivestita di rame e sormontata a sua volta dal giglio farnesiano. E non è ancora finita. A ridosso della prigione ci sono altre due chiese: la trecentesca S. Lorenzo e S. Eu- stachio dalla facciata rinascimentale. Per farla breve, ci sono tutti gli elementi in grado di ispirare e consentire uno stimolante quanto importante «restauro urbanistico» che oltre al rilievo artistico, avrebbe una notevole importanza pratica per la città. I cortili del carcere posti al centro di questo complesso monumentale, potrebbero diventare spazi verdi di collegamento. Ne risulterebbero rivitalizzati tutti gli agglomerati edilizi circostanti che sono andati decadendo soprattutto in questo secolo. Ma quali sono le prospettive di allontanare il «corpo estraneo» rappresentato dalla casa circondariale? Piacenza guarda con speranza al fondo nazionale per l'edilizia carceraria da impiegarsi nel quadriennio che inizia quest'anno. Si tratta di duemila miliardi: una cifra non certo trascurabile, ma alla quale molti sperano di poter attingere. La concorrenza è forte. Sono sul tappeto i problemi di altre 42 carceri italiane, fra le quali quella milanese di San Vittore e quella napoletana di Poggioreale. Le speranze tuttavia non mancano. «Senea illuderci, ci sono possibilità concrete* ha detto l'on. Dino Felisetti, presidente della commissione giustizia della Camera, intervenendo ad un incontro svoltosi in Municipio con la partecipazione di esponenti politici, amministratori pubblici, giudici, avvocati, architetti, urbanisti e rappresentanti delle associazioni culturali. Bisogna osservare che a so stegno delle richieste piacer tine non ci sono soltanto le esigenze della città, che potrebbero già bastare. Sul piatto della bilancia si aggiungono, con tutto il loro peso, anche i problemi di sicurezza. E' di poche settimane fa la rocambolesca fuga nottetempo di tre detenuti, uno dei quali ritenuto collegato al terrorismo. Da allora la sorveglianza esterna è stata ulteriormente accresciuta con pattugliamenti che impiegano anche autoblindo. Le strette strade che circondano l'isolato, però non facilitano i movimenti delle forze dell'ordine. , Ernesto Leone

Persone citate: Dino Felisetti, Landi

Luoghi citati: Piacenza, Roma