In via Caraglio 32: seconda, spietata esecuzione della malavita in due giorni

In via Caraglio 32: seconda, spietata esecuzione della malavita in due giorni In via Caraglio 32: seconda, spietata esecuzione della malavita in due giorni Ucciso al bar con le carte in mano La vittima: 35 anni, in semilibertà per sfruttamento e detenzione di armi - Ieri alle 18,30 giocava a briscola - Nel locale irrompono tre incappucciati, fanno stendere a terra tutti i 25 clienti, sparano tre colpi di pistola al petto del giovane, fuggono - Ipotesi: regolamento di conti, rivalità tra bande, collegamento con l'omicidio dell'altro giorno in largo Montebello? Ormai è guerra dichiarata tra bande con vocazione al delitto. Il barometro che registra la pressione criminale cittadina punta decisamente verso l'alto: tre morti ammazzati in questo mese. Un'impennata che sgomenta anche perché i killers sono riusciti finora a farla franca, a camuffarsi e trovare accoglienti rifugi tra le pieghe di una metropoli dai mille volti. L'ultimo a cadere sotto i colpi di pistola di tre incappucciati è un pregiudicato, da oltre due anni e mezzo in semi libertà, fuori di giorno, in carcere la notte. Di Mario Siani, 35 anni, originario di Foggia, con residenza in via Roveda 14/B, in Questura c'è un fascicolo pesante come un mattone. Furti, detenzione di armi, sfruttamento della prostituzione e altro. L'hanno freddato ieri pomeriggio, alle 18,30, mentre giocava a carte in una saletta del solito bar che frequentava, in via Caraglio 32. vicino a piazza Sabotino, in borgo San Paolo. Tre pallottole, una al petto, due in testa, sparate da killers spietati senza aggiungere una parola. Un'esecuzione portata a termine da gente decisa, preparata, e col cini¬ smo dell'odio covato e della vendetta promessa. La cronaca del pomeriggio di sangue nel bar di via Caraglio 32 è degna della sequenza di un film sulla malavita. Alle 18,30 nel locale si sono ritrovati venti-ventìcinque avventori, una parte in piedi vicino al bancone dove serve il proprietario Michele Silano, 29 anni, gli altri in due salette attigue dove si gioca a carte. Tn una di queste, dietro al bancone, ha preso posto anche Mario Siani. Con lui tre amici, Giuseppe Romano, 56 anni, Enea Giuliani 44 e Gastone Messina, 41. Sono irnpe- gnati in una partita a briscola, il vociare si mescola al fumo e alle bevande. Non fanno a tempo ad accorgersi dell'irruzione di tre incappucciati, armi in pugno. Due intimano agli avventori nei pressi del bancone di stendersi a terra e li tengono a bada. Il terzo entra deciso nella saletta, non dice una parola, si piazza davanti al Siani, gli punta contro la pistola, preme il grilletto tre volte. Tre detonazioni lacerano un silenzio di paura e di morte. Il pregiudicato, all'arrivo della polizia, sembra nella posizione di uno che sta ripo¬ sando. La testa è appoggiata sul braccio destro, sopra il tavolo, la mano sinistra sulle ginocchia stringe ancora le carte. L'uomo indossa un elegante cappotto beige, al collo una sciarpa di seta, l'abbigliamento è ricercato. Con quali mezzi il Siani riusciva a vivere come uno stimato professionista? Da dove provenivano i quattrini per le notti al night, lo champagne e le entratneuses? Adesso si può anche comprendere, visto che l'uomo non aveva un lavoro fisso. S'arrangiava attingendo ai mille rivoli della malavita, furti, prostituzione, bische clandestine e, forse, droga. Gli ingredienti di quella miscela esplosiva che ha scatenato la guerra fra bande. Per il capo della Mobile. Fersini, e il dirigente della Squadra omicidi. Sassi, non sarà facile venire a capo della «banda degli incappucciati» entrata in azione ieri pomeriggio in via Caraglio. Dei killers infatti non c'è traccia. A vendetta compiuta, sono spariti come anche la gran Servizio di Alvaro Gill, Franco Badolato, Guido J. Paglia Fotografie di Sandro Boslo e Piero Goletti parte degli avventori presenti all'esecuzione. Nessuno ha visto o sentito nulla, omertà completa. E' l'altra faccia di una realtà che allarma e sgomenta. ¥ * Sulla scrivania del capo della squadra mobile, dott. Fersini, ci sono un biglietto e una foto. Sul foglio, un nome: Aldo D'Apote, 26 anni, via Gaudenzio Ferrari 7. Per la polizia è forse l'uomo che ha visto per ultimo vivo l'ambulante Riccardo Rosalia. 27 anni, ucciso martedì sera da due killer nel bar Accademia di Largo Montebello. Per gli inquirenti, dunque. Aldo D'Apote potrebbe chiarire perché è stato giustiziato il Rosalia. Il dott. Sassi, capo della sezione omicidi, e i suoi agenti non sono finora riusciti a rintracciarlo. Sembra che dal giorno del delitto il D'Apote si sia reso irreperibile. Eppure, secondo precise testimonianze, i due giovani sono stati visti entrare insieme nel bar del biliardo. Perché si sono incontrati proprio quel giorno? E perché Rosalia martedì pomeriggio è andato per due volte in quel locale? Forse la sua sorte era già stata segnata da tempo. E in due occasioni qualcuno gli aveva salvato la vita telefonando in questura per segnalare traffici di droga all'interno del bar. Martedì sera Rosalia, quando è entrato nel locale, aveva nel portafogli un assegno da 1 milione e 600 mila lire. «Forse — dicono in questura — la cifra riscossa per una piccola partita di droga. Può anche darsi che dietro il Rosalia si nasconda un pesso da novanta dello spaccio. E che gli assassini abbiano ucciso per avvertire questo boss. Ai catanesi, tornati di prepotensa alla ribalta, non va giù che i traffici illeciti, di qualsiasi tipo, restino in mano di esponenti secondari o slegati dalla loro organissasione». ■ff I ladri si sono introdotti nell'abitazione dell'insegnante Maria Grazia Franza, 40 anni, di Ivrea, rubando due pellicce per un valore di oltre 600 mila lire. Sempre nello stesso giorno i malviventi hanno visitato l'appartamento di Maria Betti. 51 anni. Mario Siani, 35 anni, riverso sul tavolo dove è stato colpito subito dopo aver calato un asso -1 compagni di gioco ancora sotto choc

Luoghi citati: Ivrea