Tutti con il numero all'occhiello i croupiers del Casinò a Sanremo di Francesco Fornari

Tutti con il numero all'occhiello i croupiers del Casinò a Sanremo Adottato ieri un espediente per facilitare i controlli Tutti con il numero all'occhiello i croupiers del Casinò a Sanremo La casa da gioco ha riaperto nel pomeriggio ma con scarso pubblico, soprattutto pensionati e signore anziane - Un ex dipendente dice: «Lo scandalo ha assunto così vaste proporzioni perché nessuno si è preoccupato di intervenire in tempo» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SANREMO — Alle 14,35 il croupier del primo tavolo di roulette del salone Joe Ponti del Casinò di Sanremo lancia la pallina nella «boule»: è il momento magico dell'inizio del gioco, un momento che oggi assume una particolare importanza perché il Casinò riapre i battenti dopo lo scandalo degli arresti e due giorni di chiusura per controllare e ispezionare i tavoli da gioco. • Trente-cìnq, impair, noir»: con distacco professionale il croupier annuncia il numero vincente. Trentacinque: il primo uscito alla riapertura del gioco. -Tanti sono gli avvisi di reato spiccati dal giudice», commenta un anziano giocatore. -Finora», sottolinea con un velo di sarcasmo un altro cliente, alto, distinto, i capelli bianchi immacolati. Cosi, quasi in sordina, il Casinò di Sanremo ha riaperto i saloni. Alle 14,30 un centinaio di persone erano in attesa ai piedi dello scalone. In maggioranza persone anziane: uomini e donne, alcune vestite con un'antica pretesa di eleganza, pensionati che vengono a trascorrere qualche ora seduti intorno al tavolo verde, con la speranza di poter arrotondare la pensione con una piccola vincita. I clienti abituali di questi pomeriggi invernali, in una Sanremo semideserta, appena illuminata da un pallido sole che tenta invano di offrire un'illusione di calore. Per loro il Casinò è un punto di ritrovo, una specie di circolo privato nel quale si incontrano amici e conoscenti. Un pretesto per stare insieme anche se, quando sono seduti attorno al tavolo, nascondono gelosamente il quadernetto sul quale segnano con scrupolosa attenzione i numeri usciti e l'andamento del gioco, con la cura e la precisione del miniaturista, nell'illusione di poter scoprire il segreto della «boule», il ritmo dei numeri che vanno e vengono. Per questi abituali frequentatori, lo scandalo che ha coinvolto il Casinò è stato una catastrofe. -Temevo che non lo avrebbero più riaperto — dice una signora avvolta in un cappotto nero, ora un po' liso ma che si intuisce un tempo elegante e pretenzioso — per me e le mie amiche sarebbe stato terribile. Sono anni che veniamo qui ogni pomeriggio: Perché? -Per stare insieme e per giocare. Sa — aggiunge con una punta di civetteria — qualche volta ho anche fatto delle belle vincite». Dello scandalo, degli arresti, che cosa pensa? «Lo sapevamo tutti che c'era qualcuno che rubava. Adesso almeno è stata fatta pulizia». Nel salone, che si va lentamente affollando (ma non raggiungerà il numero di presenze abituale, -perché non tutti hanno saputo che avremmo riaperto oggi», spiega Benito Ruscigni. capo ufficio stampa del Casinò), si avverte un'atmosfera un po' tesa. I croupiers siedono rigidi ai loro posti: sul bavero dei loro smoking (con le tasche cucite perché non vi possano «scivolare» dentro delle fiches») spiccano dei numeri dorati. Un espediente adottato oggi dalla direzione per garantire un maggior controllo: se qualcosa non funziona a dovere, se un giocatore o un ispettore ha un sospetto, potrà indicare con precisione il croupier coinvolto servendosi del numero. Appare evidente che queste cifre dorate li umiliano e li imbarazzano. Il regolamento proibisce di parlare con loro, ma un croupier in pensione che passeggiava sul lungomare (a loro è vietato l'ingresso nei saloni del Casinò) mi ha detto: -Ai miei tempi cose simili non sarebbero accadute. Lo scandalo ha assunto proporzioni enormi perché nessuno si è preoccupato in passato di intervenire. Si è permesso che ingigantisse, che il male incancrenisse prima di fare qualcosa. E adesso "marchiano" i croupiers come se fossero dei carcerati. Come se la colpa di quello che è accaduto fosse soltanto loro, mentre le responsabilità dovrebbero essere cercate più in alto». I lampadari di cristallo del salone illuminano la folla dei giocatori che si aggirano da un tavolo all'altro. Attorno ad uno dei tavoli del «trente-etquarante» c'è un gruppo nu¬ meroso: il croupier smazza le carte con destrezza, i giocatori compiono le loro puntate. C'è un signore che sembra particolarmente fortunato: davanti a lui il mucchietto delle fiches s'ingrossa. Poi qualcosa si inceppa: in dieci minuti la paletta del croupier che gira le carte fa razzia del suo bottino. I curiosi si allontanano, vanno a cercare nuove emozioni vicino ad altri tavoli. • Questo è il nostro pubblico pomeridiano — dice uno degli inservienti in giacca rossa —. giocatori che puntano piccole somme e molti curiosi che vengono qui per passare qualche ora». Ma in mezzo a loro c'è anche il giocatore di razza: mi indicano un signore (-Un industriale molto importante») che gioca contemporaneamente su due tavoli di roulettes. Un altro, seduto compostamente, annota numeri su numeri sul suo taccuino. Verso sera il salone sembra animarsi: arrivano nuovi giocatori. Il posteggio del Casinò si riempie di macchine. Moltissime sono arrivate da Torino e Milano. E' normale? -Direi di si — dice Ruscigni —, il nostro Casinò vanta il maggior numero di preseme rispetto a quello di Montecarlo e a quello dì St-Vincent». Sotto il soffitto decorato di ori e stucchi del salone Joe Ponti, le «boule» girano senza sosta. Le fiches vanno e vengono sul tappeto verde, l'eco dello scandalo sembra non aver scalfito le speranze dei giocatori che affidano alla piccola palla d'avorio i loro sogni più segreti. Francesco Fornari

Persone citate: Benito Ruscigni, Joe Ponti, Ruscigni

Luoghi citati: Milano, Montecarlo, Sanremo, Torino