«Il Male» non esce più per crisi di fantasia

«Il Male» non esce più per crisi di fantasia «Il Male» non esce più per crisi di fantasia ROMA — TI «Male» chiude. Le edicole di tutta Italia vendono l'ultimo numero della pifi nota testata di satira politica italiana al prezzo speciale di mille e 500 lire. Sulla copertina tutta nera c'è scritto «TI male è morto». All'interno appare un catalogo in cui sono messi in vendita tutti i beni del giornale: sedie, scrivanie, porte sfondate e una lista di suppellettili usate dalla «redazione pii'i cattiva d'Italia». A spiegare perché la satira politica italiana perde forse il suo megafono più potente è Vincenzo Sparagna, uno dei fondatori del «Male» e direttore del giornale fino a poco tempo fa. La tesi per cui la chiusura sarebbe dovuta a problemi finanziari è subito accantonata. I debiti sono pari a 250 milioni, legati ai ritardi della legge sull'editoria, ma Sparagna precisa che il «Male» esce di scena per ben altri motivi. Afferma che la forza di invenzione e la creatività del gruppo redazionale sono in crisi, nonostante siano ormai garantite quelle 35-40 mila copie che si vendono anche con un'edizione tutta bianca. «Il giornale insomma— dice Vincenzo Sparagna — non riesce a cambiare di fronte alla crisi di rapporto che esiste tra la volontà di invenzione e la realtà, e invece di scegliere la strada della sopravvivenza abbiamo deciso di smettere». La redazione è convinta che la chiusura stimolerà» di nuovo il circuito di interesse, «e riconfrontandosi con se stessa darà, vita ad un nuovo meccanismo di invenzione».

Persone citate: Sparagna, Vincenzo Sparagna

Luoghi citati: Italia, Roma