Bologna: Finsi deve interrompere raccolta firme per pena di morte

Bologna: Finsi deve interrompere raccolta firme per pena di morte Scaduto il permesso di occupazione del suolo pubblico Bologna: Finsi deve interrompere raccolta firme per pena di morte Il capogruppo missino al Comune, invece di sgombrare il «tavolo nero», si incatena a una colonna di via Orefici: «L'iniziativa doveva durare un mese» - Un manifesto della giunta: «Fanno il gioco dei terroristi» - Un corteo di protesta DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Il caso del «tavolino nero» al quale i missini raccoglievano firme sotto i portici per il ripristino della pena di morte ha suscitato a Bologna qualche ondata di maretta polemica. Ecco, in breve, la vicenda. Ai primi del mese, il msidestra nazionale annuncia il suo proposito e chiede al municipio il permesso per l'occupazione del suolo pubblico. A quanto pare, un funzionario dell'ufficio tecnico lo concede per il termine consuetudinario di un mese, con la clausola non meno consuetudinaria 'Salva l'approvazione della giunta*. Ma la giunta trova il periodo eccessivo e lo riduce a dieci giorni. Cosi, sabato 17 gennaio compare il «tavolino nero». Il suolo pubblico prescelto è sotto i pavaglioni, i famosi portici di Bologna, all'angolo con via Orefici. Ai margini, dunque, di quella piazza Maggiore, cuore della città e «agorà» della democrazia bolognese che ai fascisti è sempre stata interdetta. Al tavolino siede il capogruppo del msi al Consiglio comunale, avv. Filippo Berselli, con un funzionario di partito. In piedi il banditore, un giovane con megafono che annuncia la raccolta di firme e i suoi scopi. «Con molta abilità—mi dicono — il msi si è presentato come partito dell'ordine e della legalità e ha orchestrato il battage sulla strage dell'agosto, sugli 84 morti che sono ancora una ferita sanguinante della città-. E la gente firma. « Bisogna riconoscere — mi dicono ora alla sede del partito comunista, in via Barberia — che l'iniziativa del msi è stata forse sottovalutata-. Perché, martedì scorso, i missini cantano vittoria, annunciando di aver raccolto, in dieci giorni, diecimila firme. Una media di mille al giorno non è forse moltissimo, ma, specie per una città come Bologna, costituiscono un sintomo preoccupante. «E' chiaro — dicono al pei — che non ha firmato solo gente di destra. Con l'insistenza ossessiva sulla strage, sui sentimenti più profondi dei bolognesi, è stata carpita anche la buona fede di chi fascista non é». Sostiene l'avv. Berselli: » Anche di socìalcomunisti. Che lo hanno scritto sul foglio, al momento della firma». Comunque, per la giunta comunale il caso è chiuso. Martedì mattina viene diffuso un comunicato: «/ dieci giorni concessi sono scaduti, d'ora in avanti l'occupazione del suolo pubblico è abusiva-. Ma, alle 17,30, ricompaiono il «tavolino nero» e l'avv. Berselli il quale, quando i vigili gli intimano lo sgombero, si incatena ad una colonnina. Si raccoglie folla, giovani della sini¬ stra gridano bordate di slogan, un gruppo di studenti usciti dall'università di corsa travolge il tavolo facendo volare per aria le carte, interviene la polizia che forma un cordone di sicurezza. L'avv. Berselli si appella al primo permesso rilasciato dal funzionario dell'ufficio tecnico, sostiene di avere ancora diritto a venti giorni, si formano capannelli e discussioni. C'è nervosismo anche nella vicina sala del Consiglio comunale, dove sono ospiti i sindaci di due Comuni terremotati della Basilicata gemellati con Bologna. Si parla dei problemi della ricostruzione, ma il consigliere missino Stefano Morselli riesce a stravolgere l'argomento fino a tirare in ballo la raccolta di firme e quel che sta accadendo in piazza. Finché il sindaco. Renato Zangheri, non gli toglie la parola. Vola anche un insulto, accompagnato da grida di protesta che si levano dai banchi della sinistra. Tutto finisce quando l'assessore comunale Bragaglia convince l'incatenato avv. Berselli che il termine valido non è quello stabilito dal funzionario dell'ufficio tecnico, ma quello di dieci giorni fissato dalla giunta. E il consigliere missino scioglie le proprie catene, raccoglie il tavolino e se ne va. Ma, conclusa cosi la vicenda, ne resta, sotto l'aspetto tutto sommato un po' ridicolo di beffa paesana, il nocciolo preoccupante: diecimila firme raccolte. Sempreché la cifra, fornita dagli organizzatori della raccolta, sìa esatta. Cosi, si sente il bisogno di una vaccinazione. Ieri mattina una manifestazione di protesta, alla quale hanno partecipato un migliaio di studenti e di operai, è stata organizzata dall'Arci, dalla Fgci, dal Mls e dal partito radicale nel salone del podestà a palazzo di Re Enzo. E la giunta comunale ha fatto affiggere per le strade un manifesto. Dice, in sostanza, che si, ogni raccolta di firme, qualunque ne sia lo scopo, è legittima, ma che la giunta intende ribadire la propria 'intransigente opposizione- a quella organizzata dal msi, la cui iniziativa, in sostanza, fa il gioco dei terroristi, i quali non hanno mai nascosto la loro intenzione di trascinare la convivenza civile a un progressivo imbarbarimento. Per «sconfiggere la barbarie del terrorismo non serve riesumare lo spettro, altrettanto barbaro, della pena capitale». Questo tentativo rivela soltanto la spregiudicatezza di un partito che. pur di uscire dal suo isolamento, è 'disposto a strumentalizzare stati d'animo emotivi ed irrazio- nalU- Giorgio Martina»

Persone citate: Berselli, Bragaglia, Filippo Berselli, Giorgio Martina, Re Enzo, Renato Zangheri, Stefano Morselli

Luoghi citati: Basilicata, Bologna