«Non siamo mica degli stregoni» di Marina Cassi

«Non siamo mica degli stregoni» Proteste contro la circolare ministeriale sulle piante medicinali «Non siamo mica degli stregoni» Gli erboristi torinesi difendono la loro professionalità: «Lavoriamo con scrupolo, la gente ha fiducia in noi» - Disorientamento fra i clienti; molti telefonano: «Non abbandonateci» • Voglio curarmi come un tempo; mi hanno riempito di medicine con nessun risultato e ora provo anche con le erbe: questo è quello che mi dicono i miei tanti clienti, che non vengono da me come si andrebbe da uno stregone, ma perché mi conoscono e sanno che lavoro seriamente». Nell'antica bottega di erboristeria del centro si respira un'aria mista di aromi e profumi. Stordisce appena, avvolgendo i locali di un'atmosfera lontana e dimenticata. Il proprietario, che spiega con vanto: •Facciamo questo lavoro da duecento annU. ha l'aria del farmacista dell'800. bonario e comprensivo, ma rigoroso e pignolo. Racconta con reticenza la sua professione, scuote il capo: -La circolare del ministero ci vuol far scomparire, eppure noi, quelli seri, quelli veri, abbiamo sempre lavorato con scrupolo e onestà*. E' un colloquio difficile, il telefono suona di continuo: sono i clienti che, preoccupati dalla lettura dei giornali, si informano: •Ma è vero: dovete chiudere? E noi, dove andiamo a comprare le erbe?*. L'anziano erborista: •Vede? La gente ha fiducia in noi perché si sono sempre trovati bene, non sono mai stati ingannati. Già stamane molti hanno telefonato dicendo: raccogliamo firme, spieghiamo al ministro che non siete impostori, ma che ci date una mano con i rimedi di un tempo*. Prosegue, mettendo mano a un trattato sulle erbe: -In natura esistono tutti i rimedi ai mali dell'uomo; io penso sempre che mentre un contadino si reca in farmacia calpesta nei campi almeno la metà di quelle sostanze che sta andando a comprare. Però è chiaro che le erbe si devono saper usare; ognuna ha sue proprietà, le sue controindicazioni, i suoi pericoli. E noi non abbiamo mai sostituito farmacisti o medici*. Che cosa hanno fatto allora gli erboristi che. in questi ultimi anni, sono stati riscoperti da una fetta sempre crescente di clienti? • E' tutto semplice; anzi, era tutto semplice. Veniva un cliente, ci raccontava i suoi malesseri, noi gli parlavamo a lungo, cercando di capire di che origine fossero. Poi, in base alla sua età e al suo peso, gli consigliavamo un'erba e soprattutto gli spiegavamo come usarla. Ora, tutto ciò non è più possibile. Non possiamo più consigliare la clientela e neppure spiegare l'utilizzo della pianta perché altrimenti cadiamo nell'esercizio abusivo della professione del farmacista*. Aggiunge con una nota di amarezza: *Il nostro è un lavoro faticoso: le erbe, che acquistiamo da grossisti-importatori, devono essere conservate con particolari precauzioni; abbiamo bisogno di grandi spazi, poi dobbiamo dividerle, miscelarle; una polvere enorme e facciamo tutto noi con cura. Poi si pesano con estrema attenzione. Tutto questo lo facciamo grazie alla nostra esperienza e agli studi. Ma d'ora in poi se verrà un cliente a chiederci un etto di malva non potremo neppure dirgli come utilizzarla*. Tra le erbe che si potranno vendere in erboristeria ve ne sono alcune di uso comune come malva, mais, ginepro, anice, camomilla, lavanda, salvia, menta, sambuco, tiglio, timo, finocchio. • Certamente: potremo continuare a lavorare, ma è la nostra professionalità a uscirne avvilita*. Intanto nell'amhico negozio è un via vai continuo di clienti, chiedono consigli, spiegazioni, chiacchierano, e l'erborista commenta: « Vede, hanno fiducia, ma io non posso più rispondere alle loro domande*. Marina Cassi