Caserma come un «residence»

Caserma come un «residence» Sarà molto più confortevole per i giovani il periodo di leva Caserma come un «residence» Da anni lo Stato Maggiore lavora per offrire migliori condizioni di vita ai soldati - Nel modello tipo delle nuove caserme le camerate saranno sostituite da camere a sei letti con comodini, armadi, angolo di lettura e un vano per i servizi - Una vacanza breve al mese CHIAVARI — In Italia esistono oltre 500 caserme, ma almeno 250 sono vecchie. Moltissime hanno più di 50 anni, parecchie hanno superato il secolo. Alcune hanno quasi 200 anni. In queste caserme vivono i nostri soldati. Camerate enormi, squallide, fredde. Servizi insufficienti, mancanza di comforts. Dodici mesi, la durata del servizio di leva, non sono molti ma vissuti in queste condizioni diventano tragicamente lunghi. Da anni lo Stato Maggiore della Difesa lavora per cancellare l'immagine della caserma ghetto e offrire migliori condizioni di vita ai soldati. Un lavoro lungo, lento, paziente, fatto di continui ritocchi, rifacimenti, riadattamenti degli edifici esistenti, nel tentativo — quasi sempre frustrato dall'impossibilità «fisica» di trasformare edifici secolari in costruzioni moderne — di creare più confortevoli ambienti per le reclute. Nella caserma della scuola di telecomunicazioni di Chiavari — una di quelle meno vetuste — il gen. Luigi Poli, sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, ha presentato ai giornalisti il modello tipo delle nuove caserme: le Forze Armate stanno per dare l'addio alle camerate che verranno sostituite con camere a sei letti, comodini e luci individuali, con un ingresso-disimpegno con l'angolo per la lettura e un vano per i servizi: una doccia, due gabinetti alla turca, quattro lavabi. Di queste «cellule-tipo» è in corso la realizzazione nelle caserme di Solbiate Olona (Milano) e di Chiusaforte (Udine) e sono previste nella caserma degli alpini di Venzone (in Friuli) che dev'essere ricostruita perché distrutta dal terremoto. Il programma dei lavori prevede anche la ricostruzione «entro breve tempo» di altre 17 caserme (scelte fra le più vecchie e malandate) e l'adattamento di quelle che possono essere trasformate. «Lo voglia di fare c'è, le idee pure — ha detto il gen. Poli — purtroppo la burocrazia ci impastoia, siamo vincolati a leggi e regolamenti non più al passo con i tempi e i lavori subiscono ritardi prima ancora di incominciare, nella fase di approvazione*. La maggior parte delle caserme ammalate di vetustà sorgono nei centri urbani, su aree soffocate da altre costruzioni che si sono aggiunte nel corso degli anni. »Aree — ha detto il sottocapo di Stato Maggiore — che fanno gola alle amministrazioni comunali che potrebbero utilizzarle a vantaggio della comunità. Per noi, invece, sarebbe molto più pratico e funzionale poter trasferire le caserme al di fuori dei centri urbani. Purtroppo non è possibile fare permute di aree e beni con le autorità comunali. Manca lo strumento legislativo che lo consenta*. Anche dove l'accordo è già stato raggiunto: è il caso di Torino dove, fra Comune e Comando militare, è già stato deciso da circa un anno la cessione di due vecchie caserme che sorgono nel centro della città in cambio della costruzione di circa 70 alloggi per sottufficiali in un'area della cintura. Tutti d'accordo, ma la permuta non può essere fatta perché manca la legge che l'autorizza. « Una legge — ha detto il gen. Poli — che dovrebbe essere discussa nei prossimi mesi in Parlamento. Speriamo che non si verifichino altri ritardi: siamo costretti a restare fermi, con le mani in mano, sprecando milioni di lavori di rifacimento e riadattamento di ambienti vetusti perché non possiamo costruire nuove caserme*. L'ambizioso progetto delle caserme del Duemila sembra destinato, almeno per ora, ad invecchiare nei cassetti. Il gen. Martinotti, del Genio Difesa, l'ufficio che presiede tutti i lavori di manutenzione e di edilizia delle Forze Armate, afferma mestamente di non essere in grado di dire, neppure con approssimazione, quando potranno essere pronte le prime caserme. 'Noi possiamo incominciare anche subito. I progetti ci sono e sono già siati collaudati con eccellenti risultati. Ma se non ci danno le aree per costruire i nuovi edifici, se non ci autorizzano a permutare i vecchi stabili dei centri storici delle grandi città con aree periferiche molto più funzionali, non possiamo fare nulla*. Nella scuola delle telecomunicazioni di Chiavari, dove si addestrano sottufficiali delle tre armi, esercito, aviazione e aeronautica, alcune delle casermette sono già state modificate. Il contrasto con le vecchie camerate, ancora in uso in qualcuno degli edifici, è stridente. La «cellula-tipo» ha una superficie di 62,5 metri quadri, dei quali 48 per la camera vera e propria e il resto per i disimpegni. Letti e armadi sono di colori differenti, «per rompere la monotonia del vecchio colore grigioverde*, spiega il gen. Poli. Le camerette sono luminose, ben arieggiate da grandi finestre. Un modo di fare il militare, di trascorrere il periodo di ferma, in maniera più allegra, confortevole. 'La condizione del soldato deve migliorare e deve scomparire quella frattura assurda che ha sempre diviso i civili da chi indossa l'uniforme — ha concluso il gen. Poli —. / militari non sono cittadini di serie B». Per rendere meno traumatico e disagevole il servizio di leva si attua, dove è possibile, l'arruolamento regionale. •Per le regioni del Sud questo è problematico — ha detto il sottocapo di Stato Maggiore — perché la maggior parte delle nostre unità è dislocata nel Nord. Ma per questi giovani sono allo studio provvedimenti per rendere più confortevole il periodo della ferma. Fra gli altri, una vacanza breve ogni mese, con viaggio pagato in aereo per quelli che abitano lontano*. f, fot.

Persone citate: Luigi Poli, Martinotti, Poli

Luoghi citati: Chiavari, Chiusaforte, Friuli, Italia, Milano, Solbiate Olona, Torino, Udine, Venzone