Buongiorno nemico OIp di Giorgio Romano

Buongiorno nemico OIp OSSERVATORIO Buongiorno nemico OIp Quattro moniti, giunti contemporaneamente in Israele da diverse parti, costituiscono una chiara indicazione della necessità di un'iniziativa verso i palestinesi. Primo: il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, William Dyess, in una dichiarazione nella quale ha condannato i nuovi insediamenti israeliani, ma anche il documento di Taì'f su Gerusalemme, ha detto che occorrono dei distinguo in seno all'Olp, dove vi sono elementi moderati. Accennando a un discorso di Reagan che definiva l'Olp ^«organizzazione terroristica», ha inoltre precisato che «si deve tener conto di tutti gli avvenimenti e le notizie, giunti nelfrattempo». Secondo: il ministro degli Esteri egiziano, Kamal Massari Ali, in una conferenza stampa ha invitato l'Olp a ricorrere a mezzi pacifici per risolvere il contenzioso e ottenere i diritti legittimi del popolo palestinese, e ha esortato Israele e l'Olp a riconoscersi reciprocamente, affermando che un primo passo in questa direzione potrebbe essere un dialogo tra l'Organizzazione palestinese e l'amministrazione americana. Una tesi, quest'ultima, sostenuta anche da John West, ex ambasciatore Usa a Riad. Terzo: il vertice islamico di Tai'f ha promesso all'Olp appoggio e aiuti, sostenendo che senza di essa non può esservi soluzione del problema palestinese, ma sottolineando il carattere «morale» della jihad (guerra santa) contro Israele. Infine, il viaggio in Europa del capo dell'opposizione, Peres, ha confermato che tutti chiedono a Israele di mostrarsi pronta a trattare coi palestinesi. A Parigi, Londra, Amsterdam, Vienna e Bonn, esponenti del governo e dell'opposizione hanno ribadito la necessità di cercare una soluzione. Non è vero che Kreisky abbia fatto incontrare Peres con una personalità palestinese, ma è vero che ha dichiarato di avere «insor¬ montabili divergenze» con lui sui compiti dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina in un accordo di pace nel Medio Oriente. A queste voci esterne si può aggiungere quella dell'Olp stessa. Abdel Jawad Salam, delegato dell'organizzazione alla Conferenza parlamentare del Benelux, ha rivolto, a nome di Arafat, un appello agli arabi israeliani perché nelle prossime elezioni votino a favore del Dfpe (Partito democratico per la pace e l'uguaglianza) filocomunista. E' la prima volta che l'Olp appoggia pubblicamente un partito di Israele, riconoscendo in modo diretto l'esistenza dello Stato e in modo indiretto la necessità di trattare con esso. Finora, le reazioni israeliane sono state fredde. Un portavoce del ministero degli Esteri ha respinto, pur cercando di minimizzarla, la dichiarazione del Dipartimento di Stato, ma ha condannato le parole di Waldheim a Tai'f. La posizione dei politici è in generale negativa, con qualche sfumatura. Begin è assolutamente intransigente, Shamir e Burg sono più morbidi. Dayan si è sempre dichiarato possibilista, e ha avuto anche contatti con arabi cisgiordani molto vicini all'Olp. I partiti della estrema sinistra sono molto aperti, e hanno avuto incontri all'estero con membri dell'Organizzazione. Cauto l'atteggiamento dei laboristi. Alcuni (Eban, Yariv, Hillel) sostengono la necessità di trattare con tutti coloro che riconoscono Israele e abbandonino il terrorismo. La posizione ufficiale del partito, riassunta nella sua piattaforma elettorale, nega all'Olp la posizione di interlocutrice, punta sul compromesso territoriale e sull'opzione giordana, riafferma la volontà di trattare coi palestinesi che riconoscono lo Stato di Israele e si impegnino a non combatterlo. Giorgio Romano Bcgin: chiusura ad un dialogo ormai necessario