I temporeggiatori di Vittorio Gorresio
I temporeggiatori I temporeggiatori Pertini ha parlato, il governo ha taciuto e l'Urss ha formulato le proprie rimostranze. Era il meno che Mosca potesse fare, secondo l'opinione degli esperti, i quali sanno che in tutto il mondo la diplomazia segue sue regole ispirate a particolari sensibilità reattive, sicché non può lasciar cadere nemmeno allusioni indirette, sia pure non specificate. In buona o in mala fede deve ogni volta «chiamarsi fuori», come suol dirsi, respingendo i sospetti di chicchessia. E' la norma. Ma dopo le interviste di Pertini alla tv francese e al Figaro, e mentre nel Parlamento italiano deputati e senatori presentavano interrogazioni e interpellanze, i nostri presidente del Consiglio e ministro degli Esteri sono rimasti chiusi in un silenzio un po' equivoco e timido: cForse — ha giustamente osservato Fanfani l'altro giorno in Senato — se il governo avesse detto subito che rispondeva, avrebbe prevenuto qualche intervento straniero». Ha mancato di farlo, ha preferito rinviare, nell'illusione tutta italiana che i problemi alla fine si risolvano da soli, e ancora martedì si è preso il lusso di concedersi un'altra settimana prima di pronunciarsi. Di tutta la bimillenaria tradizione politica del nostro Paese il personaggio che gli statisti italiani di oggi prediligono è il temporeggiatore Quinto Fabio Massimo, il quale è fama che ccunctando servavit rem». In questo modo si comportano difatti in politica interna (coi risultati che vediamo) e questa volta hanno immaginalo di poter estendere la pratica anche agli affari internazionali, facendosi invece battere sul tempo dal viceministro sovietico degli Esteri, Rijov, il quale del resto ci conosce bene essendo stato per molti anni ambasciatore in Italia. Resta a vedere se a lui siano chiare le nostre sottigliezze costituzionali che definiscono airresponsabile') il Presidente della Repubblica e che pertanto esigono una controfirma governativa per ciascuno dei suoi ulti e pronunciamenti. Esiste d'altra parte un suo potere di «esternazione» del pensiero che nessun giurista gli contesta, e finalmente c'è in Pertini una genuina vocazione a farsi il grande Ombudsman, interprete della pubblica opinione che in lui si riconosce. Si potrà dire che il nostro ordine costituzionale è qualcosa di ibrido, ma i primi a saperlo devono essere i nostri governanti e regolarsi in conseguenza anche in cospetto degli stranieri. Si ha invece l'impressione che tutto sempre si risolva in funzione degli interessi e dei pretesti di politica interna. Le segreterie di partito travalicano arrogandosi oggi competenze normative anche in materia di politica estera per battersi in concorrenza tra socialisti, socialdemocratici e repubblicani, o per mettere alle corde l'opposizione comunista e liberale. E il governo che fa? Secondo la philosophy democristiana decide di rinviare. Ha più paura dei nostrani segretari di partito che del terribile orso russo. Vittorio Gorresio
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