Reagan e l'avvocato del diavolo di Ennio Caretto

Reagan e l'avvocato del diavolo A colloquio con l'economista Bosworth che contesta i programmi del presidente Reagan e l'avvocato del diavolo «Se si eliminano gli sprechi, si tagliano i servizi sociali, ma nel contempo vengono incrementate le spese militari il deficit rimane» - «La chiave di tutto sono le riserve di materie prime» - «Quali sono i rischi di alimentare l'inflazione» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Nel momento stesso in cui, coerente al liberismo di Milton Freidmann, il presidente Reagan ha abolito il «.Consiglio per la stabilizzazione dei prezzi e dei salari» istituito da Carter, sono scoppiate le polemiche in tutta l'America. Al Congresso, il deputato Henry Reuss, capo della commissione economica congiunta del Senato e della Camera, ha chiesto «un immediato blocco dei redditi» per i prossimi sei mesi, descrivendolo come «un ponte indispensabile sul baratro dell'inflazione». Alla Tv, l'ex Governatore della Riserva federale Arthur Burns ha invitato il nuovo Capo dello Stato a ripristinare il Consiglio nell'ambito della Casa Bianca, o a sostituirlo «con un'efficiente macchina negoziale». Sul «New York Times», è apparsa una lettera di John Kenneth Galbraith che accusava il direttore Seymour Topping di aver sbagliato un titolo: «Non dovevate scrivere "l'economia inglese scricchiola nonostante i precetti di Friedmann", ma "a causa dei precetti di Friedmann"». L'ex governatore della California è rimasto sordo a tutte queste esortazioni. E' sua persuasione, e lo ha confermato nel discorso inaugurale, che l'alto tasso inflazionistico derivi innanzi tutto dallo smisurato deficit del bilancio dello Stato. Anziché il controllo dei redditi e dei prezzi, egli intende perciò imporre una riduzione drastica delle spese pubbliche. T suoi primi provvedimenti sono stati il congelamento delle assunzioni ai quadri della burocrazia, il taglio del 10 per cento nei viaggi e iniziative annesse, e la caccia «alle frodi e agli sprechi nel governo». Direttore del «Consiglio per la stabilizzazione dei prezzi e dei salari» della Casa Bianca era Barry Bosworth, un economista non ancora quarantenne, ma di grande prestigio internazionale. Lo trovo alla «Brookings Tnstitutions», il serbatoio di cervelli del partito democratico, dove lavorarono uomini famosi come Okun, l'ex consigliere di Kennedy e di Johnson. E' alto, magro, rosso di capelli, tra¬ sandato. Si è dimesso prima della sconfitta elettorale del novembre scorso. Con la sua partenza, la Riserva Federale è rimasta sola ad arginare l'inflazione, coi mezzi che le sono proprii, gli alti tassi d'interessi e i tagli della liquidità. Dopo l'aspra restrizione creditizia, l'economia si è bloccata. T tassi sono al livello massimo, il 20 per cento circa, la produzione langue e la disoccupazione cresce. Bosworscuote il capo: «Ho calcolato che per far scendere di un unico punto l'inflazione, che l'anno scorso è stata del 12,4 per cento, bisogna creare un milione di disoccupati. Lo strumento monetario da solo è insufficiente. Occorre invece una politica antiinflazionistica globale, in cui lo strumento monetario sia sorretto da quello fiscale, dal controllo dei pressi e dei salari che io peraltro preferisco elastico, dalla riduzione del deficit del bilancio dello Stato. Occorre anche, e voglio sottolineare questo punto, che non scarseggino certi prodotti o materie prime: se scarseggiano, il loro razionamento diventa indispensabile al successo dell'austerità». Il razionamento in caso di emergenza è per Bosworth il perno del controllo dei prezzi e dei salari. «Nel '79 — dichiara — saremmo riusciti a contenere i loro aumenti nei limi.tì del 7-8 per cento annuo se non fossero venuti a scarseggiare la benzina e certi prodotti agricoli. Con la loro mancanza, i prezzi esplosero, e ricominciò la spirale inflazionistica. Se avessimo avuto scorte adeguate di petrolio o di alimentari, ce l'avremmo fatta. Non avendole, occorreva il coraggio di razionare subito». TI programma di Reagan è radicalmente diverso da quello carteriano. Punta tutto sul pareggio del bilancio. Quanto al mercato, prevede di rilanciarlo con sgravi fiscali: l'abbondanza dell'offerta farebbe assestare i prezzi e i salari automaticamente. Bosworth lo contesta con vigore. «Gli errori sono due. Reagan, è vero, ha incominciato a eliminare gli sprechi della burocrazia, e a tagliare i servizi sociali: ma intanto incrementa le spese militari, e perciò rimarrà un grosso deficit». L'ex consigliere di Carter discorre della questione inflazionistica nei paesi industria- lizzati. «Salvo casi rari, non ritengo più possìbile scendere sotto il 9-10 per cento annuo senza imporre sacrifici eccessivi alla popolazione. Le crisi energetiche dal '7J in poi, il calo quasi biologico del tasso d'incremento della produttività, le oscillazioni delle materie prime e dei prodotti agricoli, tutto indica che siamo entrati in una fase nuova. Qualche paese, come l'Italia, ne soffre più degli altri, ma la lotta è comune. Anche per questo credo che le politiche economiche dei paesi alleati dovrebbero essere coordinate». Per periodi brevi, aggiunge Bosworth, potrebbe venire imposto il blocco dei prezzi e dei salari «sempre in presenza del razionamento, quando necessario». «Non è vero che l'esperienza storica dimostri che esso è un fallimento» afferma. «Truman ci riuscì benissimo. In un primo tempo ci riuscì anche Nixon, ma non ci credeva, e finì per rinunc'arvi A mio parere, comunque, l'obiettivo non è il successo della formula al 100 per cento: è l'educazione del pubblico, lo smantellamento delle cosidette aspettative inflazionistiche. La riuscita è legata a fattori esterni: raccolti copiosi, costanza di prezzi e forniture energetiche e via di seguito. In questo senso, Ford ebbe fortuna. Nel '76, raddrizzò l'economia dopo una delle crisi più gravi della nostra storia: ma neanche allora l'inflazione scese sotto il 6 per cento». L'economista definisce «una minoranza in espansione» quella dei fautori della politica dei redditi. T ricordi sulle «occasioni perdute» dal governo Carter sono inevitabili. Descrive Carter come un uomo intelligente, di dura volontà, attento ai particolari, «ma mutevole di umore e di parere, contraddittorio nei suoi disegni». Gli rimprovera di aver prestato troppo orecchio ai sondaggi d'opinione elettorali, e aver sacrificato a essi «strategie dolorose, ma efficaci». «Non so se Reagan riuscirà a fare meglio — conclude — mi pare incamminato sulla strada sbagliata». Ennio Caretto

Luoghi citati: America, California, Italia, Washington