Oggi per gli ostaggi Usa grande udienza da Reagan

Oggi per gli ostaggi Usa grande udienza da Reagan Alla Casa Bianca, con onori da Capi di Stato Oggi per gli ostaggi Usa grande udienza da Reagan Dopo i due giorni di «ritiro» nell'Accademia di West Point • Presenti i familiari dei marines morti nel blitz dello scorso aprile DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Dopo due notti all'Accademia militare di West Point. le prime in territorio americano dalla cattura nell'ambasciata, i 52 ostaggi di Teheran si trasferiscono oggi a Washington per il ricevimento in loro onore alla Casa Bianca. Reagan. che ha rinunciato ad accoglierli domenica al momento del rimpatrio per non turbare l'incontro con i famigliari, tributerà loro gli onori riservati ai capi di Stato. Gli ostaggi e i congiunti percorreranno la capitale in corteo trionfale, dall'aeroporto Andrews alla Casa Bianca. La cerimonia si svolgerà nel giardino che guarda al Campidoglio. Attendono gli ex prigionieri a Washington le famiglie degli otto marines morti nello sfortunato blitz dello scorso aprile nel deserto di Kavir. un blits che comunque non li avrebbe liberati tutti: è stato infatti rivelato che in quel periodo buona parte degli ostaggi si trovava in altre carceri. Li attendono anche, ma in una fase successiva, due inchieste parlamentari dirette ad accertare le responsabilità dell'accaduto. E li attende un'emozione popolare incontrollabile, della quale è sintomo un attentato alla Banca dell'Iran a San Francisco, che fortunatamente non ha fatto vittime, rivendicato dalla «Lega per la difesa ebraica». Da domenica l'America festeggia il ritorno dei 52 con un entusiasmo sconosciuto dagli anni della conquista della Luna. Il Presidente, salutando brevemente i famigliari, li ha ringraziati per l'« eroismo e coerenza di comportamento». Il Paese si è letteralmente coperto di fiocchi e nastri gialli, gli stessi usati nella storia del West dalle ragazze che attendevano gli innamorati al fronte. Ventimila persone si sono date convegno all'aeroporto Stewart, a Nord di New York, per assistere all'atterraggio dell'aereo di quelli che Reagan ha definito «prigionieri di guerra», ribattezzato per l'occasione «Libertà uno». L'incontro degli ostaggi con famigliari è slato commovente. Sono scesi per primi dall'aereo i marines in uniforme, poi i diplomatici, infine il resto del personale dell'ambasciata. Qualcuno si è inginocchialo a baciare la terra, altri si sono messi a correre verso i parenti. Radio, televisione e giornali hanno potuto seguire l'avvenimento solo da lontano. Ha riferito il comandante dell'aeroporto, il colonnello Bernstein: «Molti piangeimno e ridevano insieme, non ho mai risto tanta gioia». L'intimità dei 52 è stata proletta anche a West Point. La maggioranza degli ex prigionieri ha trascorso la giornata di ieri all'interno dell'Accademia militare. Pochi hanno ceduto a incredibili offerte finanziarie delle televisioni e dei giornali per l'esclusiva della loro odissea, e sono uscili per detiare le prime pagine delle loro memorie. Quattro o cinque si sarebbero sottoposti a visita medica per disturbi mentali. Unico assente era il marine Ragan. corso in Pennsylvania, al capezzale della madre, colpita da infarto dopo che gli aveva parlato al lelefono la settimana scorsa a Wiesbaden. Senza dubbio, nei prossimi giorni le rivelazioni degli ostaggi alimenteranno i contrasti che stanno sorgendo sulla gestione della crisi da parte del governo Carter, e sulla risposta da dare per i maltrattamenti inflitti ai 52. Reagan enuncerà una prima strategia oggi, nel suo discorso di benvenuto alla Casa Bianca, sulla quale ha fornito un'indicazione il capo della commissione Esteri al Senato. Percy. affermando che sarebbe «disonorevole» venir meno ai patti conclusi con l'Iran, ma aggiungendo che in futuro l'America dovrebbe rispondere al terrorismo «con la rottura dei rapporti diplomatici, il blocco economico e, se necessario, la proclamasione dello stato di guerra e Vititervento militare». Questo atteggiamento è largamente condiviso dal Paese. Da domenica, col dilagare dei particolari sulle sevizie inflitte ai reduci, si moltiplicano i cartelli con su scritto «Nuke the ayatollah», cioè «bombardate Khomeini con l'atomica». Ennio Caretta

Persone citate: Andrews, Bernstein, Ennio Caretta, Khomeini, Reagan