Drappelli di fedeli per sfidare il tunnel

Drappelli di fedeli per sfidare il tunnel CE' UN RISVEGLIO CRISTIANO? Drappelli di fedeli per sfidare il tunnel «Ritornano, ritornano; sono quelli del '68, i ribelli; dodici anni di esperienze e di delusioni ce li riportano; hanno compreso che solo rifacendoci ai valori religiosi si può costruire, fare del bene», cosi mi diceva un parroco, sulla quarantina, nella pienezza delle sue forze, energico, bravo organizzatore, comprensivo, di una parrocchia romana dal territorio non vasto, in un quartiere di media borghesia. E mi spiegava: un gruppo di giovani dai venti ai trent'anni per lo più; attivissimi, divisi in squadre, per opere di bene, per impegni musicali, di canto corale, sportivi, sempre nell'ambito della parrocchia, nella vasta area che questa ha disponibile: giovani comprensivi, intelligenti, alieni dal bigottismo, ma sempre pronti ad una pacata discussione con i negatori. Poi dietro di loro ci sono gli scout, con la loro organizzazione quasi militare, tutti i partecipi alle gite festive, che si possono chiamare pellegrinaggi, perché vi è sempre inclusa la sosta in un santuario, ma che accolgono pure i ragazzi dei ceti più modesti. Restavo silenzioso, confrontando il numero degl'impegnati con la popolazione della parrocchia: una percentuale minuscola, che resterebbe sempre percentuale non rilevante, anche se vi si aggiungessero quanti riempiono la chiesa nelle messe dei giorni festivi. Ma mi caddero le braccia quando domandai a quale ceto appartenessero i giovani che costituiscono il nucleo vitale della organizzazione della parrocchia quale comunità che segna la ripresa cattolica: figli di avvocati, di medici, di professori. «Di operai no?» «No; di questi se ne trovano tra gli scout, tra i cantori, i coristi, gli sportivi che vengono a giocare nell'area loro destinata dietro la chiesa». Non mi chiedevo quanti di questi continueranno a considerare la parrocchia come il centro, cui si fa capo anche per gli onesti svaghi. Mi rendevo conto che, anche considerando pure i gruppi maschili e femminili che pur non dando vita a comunità con voti e vita in comune, dedicano qualche ora del giorno ad opere di bene, sempre mossi da un impulso religioso, non si può parlare neppure di un inizio di riconquista della classe operaia, che è oggi la più forte, la più corteggiata, quella che le leggi privilegiano sempre, quella che coalizzata può ognora imporsi, colpendo i gangli vitali della struttura statale. Né si può dire che da oltre due secoli tutti i movimenti innovatori, tutti quelli che modificarono la struttura statale, presero le mosse dalle classi superiori: gl'illuministi, i liberali, i primi socialisti. C'è qualcosa di profondamente mutato: era il tempo in cui ogni ceto sentiva l'attrazione di quello superiore, cercava imitarlo; ciò che diceva il maestro, il partito cui s'iscriveva l'avvocato od il medico, erano poli di attrazione; oggi la grande vittoria, che non teme rivincite, è l'aver fatto di borghese un nome infamante: ciò che sente ed opera il borghese è cattivo in sé. Chi conosce bene le vicende degli Anni 1890-1915, sa che c'era una struttura di veri operai e contadini, quella delle leghe bianche; ricorda l'opera di Guido Miglioli nel Cremonese, organizzatore e dirigente di grandi scioperi agrari, la rete di cooperative, casse rurali, casse di prestiti, enopoli, con una seria struttura economica: il socialismo cattolico, visto come un serio nemico dal socialismo laico, anche quello di marca turatìana. Esso rappresentava il proletariato cattolico; persino il mitissimo don Orione scrive un indirizzo di fuoco ai risaioli, uomini e donne, perché si rivoltino contro lo sfruttamento dei padroni e del caporalato. Nel 1919 non si confuse con il partito popolare, ma certo gli portò gran parte dei suffragi. Il fascismo ne comprese l'importanza e lo distrusse con la violenza; il nome di don Minzoni non è che quello di una delle vittime! E non si è più ricostituito dopo la seconda guerra mondiale; socialisti e comunisti avevano vinto una battaglia di grande rilievo, facendo balenare il miraggio del regime comunitario (senza padrone, unico padrone Io Stato, ma provvisorio, che il giorno delr«avvento del regno» anche questo dovrà scomparire), dell'eguali¬ tarismo, mèta che esclude anche l'aborrita meritocrazia. E non sono mancati sacerdoti e religiosi che hanno creduto di trovare nei Vangeli una conferma: Cristo non aveva preferenza per il dotto rispetto all'ignorante, e la parabola dei lavoratori dell'ultima ora che ricevono la stessa mercede può bene, nella più banale delle interpretazioni, dire che l'uomo non va compensato per ciò che dà alla comunità, bensì deve avere quello che hanno gli altri per il solo fatto di essere uomo al pari di loro. * * No, in Italia certamente, ma credo in tutto l'Occidente, non si dà alcun indizio di ripresa sia cattolica che protestante; ha perduto ogni prestigio il materialismo della fine dell'Ottocento, è abbastanza diffuso il senso, direi il subcosciente, che l'uomo non è solo corpo, che c'è qualcosa di più della somma di tutti gli uomini; onde anche qui fenomeni (di nessun rilievo per le grandi linee della storia) del riattaccarsi a vecchissime credenze importate dall'Oriente, di persone della borghesia; ma la massa ha estraniato dalle sue preoccupazioni, direi dal suo orizzonte mentale, tutto ciò che non è terreno, tangibile, riducibile in termini di benessere: forse non a torto sente che se quest'«altro» c'è, la ragione umana non perverrà mai a conoscerlo; solo la fede religiosa, che varca i limiti della ragione, può riuscire a scorgerlo. I Papi possono pronunciare altissime parole di amore, di sacrificio, possono parlare il linguaggio di quello che un tempo si chiamava socialismo cristiano, deplorare le strutture della economia liberale; se non pronunciano la parola egualitarismo, sono certo su quella via, guardando al mondo come ad un'unica nazione; ma, tra le migliaia di persone che ascoltano, plaudono, desiderano al¬ meno sfiorare la mano, l'abito del Vicario di Cristo, quante muovono un solo passo nella via da lui indicata? E' sempre solo la cerchia della minoranza dei fedeli che serba nel cuore una traccia delle parole che ha ascoltato. No, alcun risveglio cristiano, in alcuna delle confessioni della cristianità. Un irrobustimento delle strutture, un molto piccolo esercito ben organizzato, capace di resistere agli urti, questo sì. Ed a mio avviso è ciò che conta, ciò di cui il mio parroco può a ragione vantarsi, guardando al suo drappello. Perché l'ora dura, l'ora delle persecuzioni, della negazione della libertà di parola, dell'insegnamento religioso, del rito, questa la vedo avvicinarsi; la Russia ammaestra. Credo ci sia un lungo tunnel buio che dovremo attraversare insieme, credenti in Dio e credenti in valori come la libertà, nella dignità dell'uomo, e così della scienza non controllata e dominata dal potere politico, il soffocamento del pensiero sotto la stretta di piccole oligarchie, chiuse ai valori umani, sorde alle riprovazioni, disposte a tutto, anche alle stragi, alle condanne d'innocenti (dopo cinquantanni saranno riabilitati, vi assicurano: scherno, od incoscienza di ciò di abominevole cui può spingere la ragion di Stato, il fanatismo?); un lungo tunnel che occorrerà attraversare prima di rivedere la luce della libertà, la vittoria della ragione sull'istinto, della ragione che conosce anche i limiti che non le è dato oltrepassare. Saremo (considerandoci globalmente anche con i figli e nipoti che speriamo di formare) in pochi a superare questo tunnel; ma quanti ne usciranno, credenti o laici, non distinguerei, costituiranno il fermento di una società migliore di quella che abbiamo conosciuto. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Cremonese, Guido Miglioli, Minzoni, Papi

Luoghi citati: Italia, Russia