Non sia accademia polemica

Non sia accademia polemica Non sia accademia polemica Il dottor Alberto Bernardi non è in polemica con me: egli piuttosto critica come è suo diritto, la Costituzione e la legge. E' la Costituzione che nel suo art. 13 attribuisce all'autorità di p. s. il diritto di adottare provvedimenti provvisori di restrizione della libertà di un cittadino, ed è la legge che ha indicato i casi nei quali il suo intervento è possibile. Io per mio conto ne ho tratto le deduzioni che de jure condito mi sono apparse corrette. Rispetto molto tutte le opinioni diverse espresse in sede de jure condendo da Moro e da Bettiol, Gabrieli e Tupini, e prendo in attenta considerazione le più recenti di Marzio Branca, Stefano Rodotà e dello stesso mio contraddittore Alberto Bernardi, secondo il quale la legge non sarebbe abbastanza «tassativa» come avrebe voluto la Costituzione: ma la legge è la legge (dura e magari iniqua lex, sed lex) e perciò è lecito applicarla, anzi dev'essere applicata. Vogliamo riformarla? Si può, naturalmente, e ben venga il concorso delle più varie opinioni, nello, speranza tuttavia che queste non si fondino su generiche voci di gradimento o non gradimento da parte di certi ambienti delle forze dell'ordine, e tanto meno sulla vecchia storia della concorrenza tra p. s. e carabinieri echeggiata dal dottor Bernardi. Ciò potrebbe risolversi in accademia polemica, inopportuna in un momento come questo. v. e.

Persone citate: Alberto Bernardi, Bernardi, Bettiol, Gabrieli, Moro, Stefano Rodotà, Tupini