Sono 20 mila, belle, giovani, eleganti e solo per la legge rimangono uomini di Edoardo Ballone

Sono 20 mila, belle, giovani, eleganti e solo per la legge rimangono uomini A Milano ieri e oggi il primo congresso dei transessuali italiani Sono 20 mila, belle, giovani, eleganti e solo per la legge rimangono uomini OAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — « Vogliamo avere il diritto a vivere come una donna. Un costoso intervento chirurgico ci trasforma in femmine, ma le leggi ci costringono ad essere ancora maschi*. Così ha concluso il suo intervento Paola Astuni. ex ferroviere di mezza età. fasciata da un'aderente pelliccia di capretto e avviluppata al collo da una fascia viola con paillettes d'oro. Un grande applauso, accompagnato da gridolini di gioia e di consenso, ha siglato la fine del suo discorso. Paola è una delle tante transessuali che hanno partecipato al primo congresso del Mit, svoltosi in una stanza rinascimentale della vecchia Milano. Mit vuol dire «Movimento italiano transessuali» e questa sigla rappresenta il primo tentativo politico dei circa 20 mila transessuali della Penisola a creare un gruppo per la difesa dei propri diritti. Dice Pina Bonanno, ex Giuseppe, una dei leader del nuovo gruppo: «Un intervento chirurgico per farci diventare donne costa adesso sui 7 milioni. Ci tolgono il pene e diventiamo femmine. Proprio come abbiamo sempre voluto essere. Ma la legge è ancora contro di noi. Ci rifiutano la patente automobilistica se la chiediamo e ce la tolgono se l'abbiamo. Inoltre lo Stato ci vieta il nuovo riconoscimento anagrafico, ossia quello con identità femminile*. Proprio per raggiungere questi diritti, i. o meglio, le transessuali milanesi hanno formato il Mit e nel giro di un anno si sono associate anche le «nuove femmine» di Torino. Firenze, Bologna. Roma. Genova. E ieri e oggi si svolge a Milano il loro primo congresso nazionale. Guido Aghina, assessore socialista alla cultura al Comune di Milano ha dichiarato che «la città è onorata di accogliere questo incontro di emarginati*. Il segretario del partito radicale. Francesco Rutelli, ha dato l'appoggio del pugno e la rosa a queste delicate rivendicazioni chiedendo, simbolicamente, l'iscrizione al Mit come socio. Aderendo, sono intervenuti i rappresentanti di lesbiche, omosessuali, (oggi parla Angelo Pezzana leader del Fuori), travestiti. Insomma tutta la geografia dell'umanità «diversa». «Siete qui per un congresso e non per una passerella* ha urlato con impeto maschile e tonalità femminile Roberta, transessuale torinese e una delle organizzatrici del congresso. Se la prendeva con un gruppetto di fanciulle dal trucco violento e di profumo intenso che andavano su e giù per la sala, poco curandosi dei discorsi politici delle colleghe. ~ Ma è stato un episodio. La maggioranza dell'uditorio era estremamente attenta. Silvia, fiorentina di 41 anni, e Stefa¬ nia, ventiduenne emiliana, sono convinte che questo incontro milanese è il primo momento importante per le loro rivendicazioni. Entrambe operate, battono i marciapiedi di Firenze. « Vorremmo lavorare — dice Silvia — e non vendere il nostro corpo. Ma ci è impossibile. Se chiediamo una licenza commerciale, ce la vietano; se vogliamo un lavoro da impiegate ci deridono*. Controbatte Stefania, viso sbarazzino, simile alle finte fanciulle innocenti di Lattuada: «Anch'io faccio la prostituta e me ne vergogno. Ma è questa società bigotta e con la morale dello struzzo a farmi agire così*. Agli inizi del dicembre dello 'scorso anno, le transessuali che battono i viali di Boboli e le viuzze del centro di Firenze avevano proclamato il primo sciopero della prostituzione. Per due giorni, invece di vendersi ai clienti in auto per 10-20 mila lire, avevano preferito trasformarsi in donnesandwich con cartelli che dicevano: «Basta al meretricio, siamo donne e vogliamo riconosciuti i nostri diritti*. Fu un'azione che fece parlare i giornali proprio come il matrimonio-beffa di Pina Bonanno, transessuale «sposatasi» con una ragazza qui a Milano. «Sono forme di protesta per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla nostra condizione*, dice appunto Pina. Atleti donne vincono medaglie alle Olimpiadi e poi si scopre che sono maschietti. Ex sergenti della Marina americana diventano femmine e compaiono sulle cronache dei giornali. Il Mit si è costituito proprio per evitare che la transessualità resti un episodio limitato all'attenzione giornalistica e allo stuaio medico. «Siamo stanche — sottolineano quelle del Mit — di essere soltanto donne di notte, vogliamo esserlo anche di giorno*. Cioè, sempre donne e senza derisione: proprio come ha sancito una legge della Germania Federale che. nel mese scorso, ha trasformato 5000 transessuali in femmine a tutti gli effetti. Edoardo Ballone

Persone citate: Aghina, Angelo Pezzana, Francesco Rutelli, Lattuada, Pina Bonanno, Stefa