Accoltellò il padre e la madre È malato, ma chi si cura di lui? di Claudio Cerasuolo

Accoltellò il padre e la madre È malato, ma chi si cura di lui? Quando l'assistenza psichiatrica è solo una vana parola Accoltellò il padre e la madre È malato, ma chi si cura di lui? Dilemma del giudice: affidare l'imputato a un'equipe di medici o internarlo in manicomio? - Le «strutture» ci sono, ma non funzionano Silvano Giai Miniet. 28 anni, dal 10 settembre scorso alle Nuove per aver accoltellato i suoi genitori in una crisi epilettica, dovrebbe essere internato in un manicomio giudiziario. Il giudice istruttore che ha seguito il caso, dottoressa Mineccia, ha inutilmente fatto pressione sui responsabili dei servizi psichiatrici per risolvere la situazione del giovane, ma finora la risposta delle «strutture» alle richieste del magistrato è stata molto deludente e fa riflettere. Silvano Giai Miniet abitava con i genitori, il padre Celestino e la madre Pierina Eiona. di 55 anni, in Borgata Chiarmette, a Giaveno. Nel '72. a vent'anni, diede i primi segni di squilibrio tentando di suicidarsi. Nel '75 prese a martellate il padre e il pretore di Avigliana lo denunciò a piede libero. Poi la legge e la società non si interessarono più di lui. fino al nuovo episodio di violenza, accaduto il 29 di- cembre del '79. quando, colto da un improvviso raptus, infieri a coltellate contro entrambi i genitori. Ricoverato in ospedale psichiatrico e curato, fu dimesso l'estate scorsa, ma il 10 settembre fece una strage di animali, gatti e cani e il magistrato spiccò nuovo mandato di cattura. A questo punto alla dott. Mineccia si presentava un'alternativa, dopo gli opportuni accertamenti sulla capacità di intendere e volere del giovane: mandandolo in un manicomio giudiziario, oppure affidarlo agli psichiatri, per tentarne il reinserimento in famiglia. Il magistrato scelse questa seconda via. Il perito d'ufficio Eugenio Torre ha concluso che il Miniet era socialmente molto pericoloso, ma che con cure e assistenza adeguata poteva essere restituito alla famiglia. Allora il giudice si rivolse al medico dell'Unità Sanitaria Locale (Usi) di Giaveno. dott. Geda. per farsi garantire un concreto programma di cura e di assistenza al giovane, che era già stato affidato alla psichiatra Vergani. Il medico dichiarava la propria disponibilità a prendersi cura del paziente, visitandolo tre volte la settimana, ma fece rilevare che egli è solo a Giaveno e in caso di malattia o ferie non c'è nessuno che lo sostituisca. Il «giro» burocratico si è esaurito il 20 gennaio scorso, quando dalla dott. Mineccia si sono presentati tre medici. Gògliani. Marocchino e Geda. Gogliani. assegnata all'Usi 34 di Orbassano. dichiarò di poter dedicare 10 ore alla settimana per il caso Giai Miniet. d'accordo con Marocchino, responsabile di quell'unita sanitaria locale. Senza il secondo dottore stabilmente assegnato alla sede di Giaveno. qualsiasi promessa di interessamento per le cure del giovane epilettico è aleatoria. La storia burocratica finisce qui. Silvano Giai è alle Nuove e il giudice, senza garanzia per un concreto programma di cure, è costretto a mandarlo in manicomio Claudio Cerasuolo

Luoghi citati: Avigliana, Giaveno, Orbassano