Sconterà 14 anni per avere ucciso moglie e amante abbracciati al bar di Claudio Giacchino
Sconterà 14 anni per avere ucciso moglie e amante abbracciati al bar Sentenza per il duplice assassinio alla stazione Dora ('77) Sconterà 14 anni per avere ucciso moglie e amante abbracciati al bar L'imputato, Stefano Jatì, dovrà anche essere ricoverato in casa di cura per 3 anni a pena espiata (è stato riconosciuto seminfermo di mente) - 11 pm aveva chiesto 18 anni Sconterà 14 anni di carcere per aver ucciso a colpi di pistola in un bar la moglie e il suo amante. A pena espiata dovrà essere ricoverato per 3 anni un una casa di cura, avendogli i giudici riconosciuta l'attenuante della seminfermità mentale. Questa la sentenza che la prima Corte d'Assise ha pronunciato contro l'ex operaio della Ceat Stefano Jati. ieri mattina, dopo quasi due ore di camera di consiglio. Un verdetto abbastanza mite (il pubblico ministero Sciaraffa aveva chiesto per l'assassino 18 anni) che ha soddisfatto il difensore dell'imputato, avv. Rossomando. e non sorpreso il patrono di parte civile Guardoni Nella gabbia Stefano Jatì ha ascoltato il presidente della Corte. Barbaro, leggere la condanna senza tradire la minima emozione: alla fine ha rivolto un cenno a Rossomando quasi a significare: -Beh, tutto sommato i giudici non hanno infierito». Ammazzare due persone e prendersi 14 anni di prigione: la prima considerazione che vien da fare è che un crimine, duplice per giunta, cosi grave, sia stato punito con eccessiva mitezza. Però, a favore dell'imputato giocavano tanti motivi: le carte istruttorie prima e il processo poi hanno raccontato una storia triste e squallida di amore tradito, di gelosia, ricatto e minaccia nella quale l'unico personaggio con una qualche caratterizzazione positiva è risultato essere proprio lui. Jati. Un uomo tranquillo che dedicava tutta la sua vita al lavoro per dare un futuro migliore del suo ai tre bambini e che un brutto giorno, d'improvviso, si era sentito dire dalla moglie Anna Guida: -Ne ho abbastanza di te, ho conosciuto in treno un ragazzo, ha 10 anni meno di me, sa co7ne si fa fortuna in fretta senza faticare tanto. Mi sono innamorata, me ne vado con lui. Però devi passarmi 300 mila lire al mese, il mio innamorato pretende quella cifra per tenere con sé anche i nostri bimbi. Se non accetti, ci penserà lui a convincerti: è un tipo decise, non scherza. Anzi, guarda che cosa mi ha detto di mostrarti, perché tu sappia con chi hai a che fare». E gli aveva buttato sul tavolo una scatola colma di pallottole di pistola. Nella sua arringa l'avv. Rossomando ha sottolineato la desolante situazione in cui s'era venuto a trovare Stefano Jati. Ricordate le ripetute minacce di Anna e del suo uomo, Gregorio Barbieri, contro l'imputato, e dipinto un ritratto ben poco lusinghiero dell'amante, il difensore ha affermato che il suo assistito ha ucciso perché provocato e non certo avendo premeditato l'omicidio. -Addirittura — ha concluso Rossomando appellandosi alla clemenza dei giudici — ha agito quasi per legittima difesa. Jatì ha visto il Barbieri portare le mani alla tasca del giubbotto, la paura, e la pessima reputazione del rivale l'hanno persuaso che l'altro stesse per impugnare la pistola e lo ha preceduto facendo lui per primo fuoco». Otto pallottole crivel- larono Barbieri e Anna Guida, che era accanto al giovane. La Corte ha accolto le lesi di Rossomando suscitando delusione tra i parenti del Barbieri: uno è sbottato: -Solo 14 anni: già che c'erano potevano premiarlo, quell'assassino». Nessun commento, invece, sulle labbra di un congiunto di Anna Guida, soltanto un sospiro di sollievo. La famiglia della donna ha già perdonato Jati. -I parenti.di lei hanno compreso la tragedia del mio assistito — spiega ancora l'avvocato — e non l'hanno abbandonato al suo destino. Gli scrivono in carcere, lo aiutano come possono. Ed aiutano i figli, il più alto è appena un ragazzo, di questa sventurata coppia». Claudio Giacchino
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