L'Italsider ora chiede 1500 miliardi di Remo Lugli

L'Italsider ora chiede 1500 miliardi Il giudizio dei dirigenti del gruppo dopo le dimissioni del presidente Puri L'Italsider ora chiede 1500 miliardi L'azienda ha impianti modernissimi, ma «rischia il collasso se non trova subito il denaro per far fronte alla spirale degli oneri passivi» - «Nel '78 poteva essere rilanciata a certi costi, ora sono aumentati» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Dei 53 mila dipendenti che l'Italsider ha nei suoi nove stabilimenti in Italia, 450 sono dirigenti. A Genova c'è un loro consiglio sindacale composto di quindici membri che rappresentano tutte le sedi. Lunedi scorso a questo consiglio il presidente ing. Ambrogio Puri ha anticipato la notizia delle proprie dimissioni, che avrebbe subito dopo rese pubbliche. «Una sorpresa anche per noi — dice il dott. Renato De Carlo, del gruppo sindacale —. Comunque ben sapevamo dell'esistenza del problema sul quale la direzione non era riuscita a richiamare l'attenzione perché fossero presi provvedimenti in mancanza dei quali l'azienda rischia il collasso. Le dimissioni sono un tentativo di evitare che la situazione si avvìi verso un punto di non ritorno per l'Italsider. Purtroppo è un nuovo problema che si aggiunge a quello prioritario dei finanziamenti». Delle dimissioni del presidente e della crisi dell'Italsider parliamo, oltre che con De Carlo, con altri membri del consiglio sindacale, il dott. Rinaldo Sarno, il dott. Paolo Castagnoli, e con l'avv. Raoul Prudenti che è segretario del sindacato dirigenti della Liguria. Sono tutti molto preoccupati per le sorti dell'azienda, la più importante di quelle a partecipazione statale e alla base dell'industria metalmeccanica italiana. La sopravvivenza è legata' all'immediato reperimento di denaro. L'assurdo, spiegano, è che non mancano le leggi perché questo denaro affluisca, tutte le carte sono in regola. La legge è la 675 del '77 per la ristrutturazione e la riconversione industriale. «Noi abbiamo istruito la pratica, tutti i documenti sono pronti, occorre soltanto il parere del Cipi, il comitato interministeriale programmazione industriale. Su questa base noi dovremmo ricevere mille miliardi per la ristrutturazione di tre stabilimenti, i più importanti, quelli a ciclo integrale: Taranto, Cornigliano e Bagnoli. In buona parte queste ristrutturazioni noi le abbiamo già eseguite, prendendo il denaro dalle banche. E ades- so i pesantissimi tassi di interesse passivo ci soffocano». Le tecnologie già in atto in questi impianti sono tra le prime d'Europa, a Cornigliano sono sicuramente le più avanzate. I dirigenti sottolineano che gli impianti attualmente hanno un valore di 4500 miliardi, cui dovrebbe corrispondere un capitale sociale di 1800 miliardi che invece è di appena 1200. Occorrerebbe almeno questa iniezione di 600 miliardi. «Ancora insufficiente. Secondo la nostra valutazione per portare avanti gli investimenti necessari dovremmo poter disporre di 1500 miliardi». Dice il dott. Castagnoli: «Ci distrugge questa spirale per¬ versa degli oneri passivi e ci siamo finiti dentro a causa dei ritardi abnormi». La rappresentanza sindacale dei dirigenti Italsider subito dopo le dimissioni di Puri ha emesso un comunicato nel quale, dopo gli apprezzamenti per l'opera del presidente e le preoccupazioni per l'avvenire della società, esprime un severo giudizio sull'operato delle forze politiche che. pronte ad intervenire in aiuto di altri grandi gruppi, ritardano a prendere nei confronti dell'Italsider quei provvedimenti, già da tempo adottati dagli altri governi comunitari, indispensabili per aiutare la propria industria siderurgica. Se non esistesse la palla al piede di questi oneri passivi, l'Italsider sarebbe attiva: il risultato operativo industriale non è inferiore a quello delle migliori industrie del settore europee. «E questa validità è dimostrata anche dal fatto — dice il dott. Sarno — che esportiamo una grossa fetta della nostra produzione, circa il 30%. Siamo competitivi». Sarno, che si occupa del settore commerciale, risponde alle obiezioni dei sindacati i quali vorrebbero una commercializzazione dei prodotti Italsider che non passasse attraverso commercianti importatori. «Non è possibile: non possiamo metterci a vendere il nostro ferro a chili, il costo della distribuzione sarebbe troppo elevato». Quale la soluzione di questa crisi? Rispondono i dirigenti: «Alla base di tutto c'è il risanamento finanziario sul quale noi non possiamo intervenire. Per il resto, capacità di uomini, di impianti, di organizzazione e di lavoro offrono le garanzie di reggere qualsiasi concorrenza internazionale». Aggiunge l'avv. Prudenti: «A questo punto temiamo soluzioni tampone. Chiunque venga a sostiture l'ing. Puri deve avere caratteristiche di professionalità e managerialità adatte a risolvere i problemi dell'azienda anche a lungo termine. Non vorremmo che dagli scontri o patteggiamenti a livello politico scaturisse un immobilismo decisionale che sarebbe letale per le sorti della società». „ ... Remo Lugli

Persone citate: Ambrogio Puri, Castagnoli, De Carlo, Paolo Castagnoli, Raoul Prudenti, Renato De Carlo, Rinaldo Sarno, Sarno

Luoghi citati: Cornigliano, Europa, Genova, Italia, Liguria, Taranto