L'Alfa e il sindacato discutono come produrre 260 auto in più

L'Alfa e il sindacato discutono come produrre 260 auto in più Ad Arese e Pomigliano, utilizzando meglio il personale L'Alfa e il sindacato discutono come produrre 260 auto in più Il progetto dell'azienda si basa sulla collaborazione dei lavoratori - Massacesi è ottimista; «La gente è disposta a lavorare più di quanto non si dica» ROMA - L'Alfa sta discutendo con 11 sindacato una riorganizzazione del lavoro che dovrebbe consentire di produrre complessivamente 260 macchine in più al giorno negli stabilimenti di Arese e di Pomigliano. Ad Arese si dovrebbe passare da 540 a 620 vetture al giorno; a Pomigliano si salirebbe da 520 a circa 700 macchine. E' bene avvertire che si tratta di cifre indicative soggette quindi a modifiche nel corso della trattativa sindacale, che è ripresa ieri nella sede romana dell'Intersìnd (l'associazione sindacale che rappresenta le aziende pubbliche). In riunioni dei Consigli di fabbrica e in assemblee dei lavoratori (una si è tenuta ieri nello stabilimento di Arese) i sindacalisti hanno illustrato senza reticenze le caratteristiche del progetto. Canciani della Uil meccanici di Milano ci ha detto: «Ai lavoratori stiamo spiegando le cose come sono. E'inevitabile che, quando si parla di modificare l'organizzazione del lavoro, affiorino anche delle perplessità. In linea generale però il consenso della gente c'è. Andremo avanti. Nel complesso l'azienda si propone di guadagnarci migliorando l'utilizzo della gente e accrescendo l'efficienza; noi puntiamo a lavorare meglio, ad umanizzare il lavoro ed a guadagnare di più, destinando alle buste paga una parte dei guadagni aziendali-. Nel sindacato, in particolare nella Cisl milanese, non mancano le voci che manifestano parecchie riserve. Sotto l'aspetto tecnico dell'organizzazione del lavoro, le proposte dell'Alfa non sono sconvolgenti (per esempio la definizione dei programmi produttivi e degli organici è già in atto in altre aziende, mentre all'Alfa si decide giorno per giorno). Però le modifiche che si intendono introdurre richiedono la collaborazione del sindacato ed il consenso dei lavoratori e dei delegati di fabbrica. L'incognita è proprio questa; qualcuno parla di «scommessa». Certamente sarà un fatto significativo vedere il sindacato impegnato in concreto sul terreno della produttività e dell'utilizzo della forza lavoro anche attraverso la mobilità interna (uno degli elementi che riducono l'efficienza finora è stato la rigidità). Il presidente dell'Alfa Ettore Massacesi ha fiducia: «La mia impressione — ci ha detto ieri — è che la gente sia disposta a lavorare più di quanto non si dica: lavorare correttamente, non ammazzarsi di la¬ voro. C'è un cambiamento di atmosfera positivo e una maggiore presa di coscienza collettiva-. Questa fiducia il presidente dell'Alfa l'ha già dimostrata concretamente nella prima fase della trattativa. Secondo il progetto dell'azienda tutto avrebbe dovuto essere definito in sede nazionale. A fronte delle obiezioni del sindacato. Massacesi ha accettato di stabilire in sede nazionale solo i criteri e gli obiettivi lasciando alle realtà di fabbrica la definizione dei fatti concreti. -Mi sono reso conto che non era possibile stabilire tutto al tavolo nazionale, lontano dagli stabilimenti-. Nessuno si nasconde che all'Alfa ci sono -punti difficilima il proposito dell'azienda e del sindacato è di evitare che •anche questa volta l'accordo resti sulla carta-. Il segretario nazionale dei metalmeccanici, Regazzi (che si occupa del settore auto) ci ha dichiarato: -La gente capisce che è la strada da percorrere: superare strozzature ed inefficienze, acquisendo maggiore professionalità ed anche vantaggi economici-. Nella sostanza si creeranno, in tutti i settori, comprese le linee di montaggio, dei «gruppi di laiioro-: per esempio a un gruppo di 50 persone vengono affidate 50 operazioni sulla linea di montaggio. Il gruppo può gestirsi il lavoro: ogni operaio può eseguire le 50 operazioni sulla macchina camminando lungo il tratto di linea del gruppo: oppure, nascono due sottogruppi di 25 persone che fanno 25 operazioni, eccetera. Poiché il numero di auto da produrre è fisso (le cifre che abbiamo indicato all'inizio) se manca gente rispetto all'organico contrattato e stabilito (a causa di un improvviso aumento dell'assenteismo) si utilizza la mobilità, cioè si chiamano in linea operai che lavorano a fianco della linea e che possono sospendere la loro attività perché producono pezzi destinati al magazzino. In questo modo tutti i lavoratori del gruppo hanno la stessa «saturazione- (oggi può accadere che un operaio abbia saturazione 80 e l'altro saturazione 50). Professionalmente si determinano opportunità di miglioramento perché operazioni più complesse consentono il passaggio di categoria; agli altri deriverebbe un aumento di paga e un lavoro meno ripetitivo. Sergio Devecchi

Persone citate: Canciani, Ettore Massacesi, Massacesi, Regazzi, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Arese, Milano, Roma