Tutta l'industria in diapositive

Tutta l'industria in diapositive Il boom degli audiovisivi è scoppiato circa sei anni fa Tutta l'industria in diapositive Una volta, dicono alla Tecnosound di Torino, imperava il film-documentario, oggi l'audiovisivo costa meno ed ha un'ottima resa -1 settori che promettono di più: media azienda, scuola e corsi di formazione TORINO - Il giro d'affari è di alcune decine di miliardi l'anno, una cifra impensabile soltanto cinque anni fa. Ci riferiamo al settore audiovisivi e in particolare a quelle società più grosse che operano in questo settore con una professionalità ormai consolidata. Dallo scenario in questione togliamo, ovviamente, i servizi audiovisivi fatti all'interno delle più grosse industrie e nel contempo quegli studi con pochissime attrezzature fisse, una miriade la cui maggioranza vive spesso all'ombra di un solo cliente o due^ _ Fino a pochi anni fa i documentari industriali, cioè quei filmati che servono per illustrare l'attività di un'azienda o le caratteristiche dei singoli, erano quasi tutti imperniati su immagini in movimento. Oggi al movimento cinematografico succede la sequenza delle immagini, l'audiovisivo. Costa molto meno ed ha un'ottima resa. Sono quattro in Italia le società specializzate più grosse: una a Roma, la Videal, due a Milano, la Visulex e la Audiovideo, e una a Torino, la Tecnosound. Quest'ultima è nata nel '75, l'anno di svolta per l'audiovisivo, ha sette dipendenti fissi e un certo numero di collaboratori. Al titolare, Attilio Cardellino (che guida la società assieme a Renato Gorgerino), abbiamo rivolto alcune domande. — Quando è cominciato il boom degli audiovisivi? — «Attorno al '75. Ricordo che un'azienda milanese fece un'indagine dalla quale risultò che nel giro di due anni le capacità del mercato sarebbero dovute aumentare di ben otto volte. Non posso dire se effettivamente queste previsioni sono state rispettate alla lettera, certo è che il mezzo in questione viene sempre più usato». " — Rispetto al filmato che chances ha in più? «I clienti si sono resi conto dei prezzi interessanti. Un documentario filmato di venti minuti costa circa 30 milioni, lo stesso prodotto con l'audiovisivo costa un terzo. Si può arrivare anche a sei-sette milioni se si usa un solo proiettore. La durata del lavoro è per noi inferiore, soprattutto se l'azienda ci fornisce un buon materiale d'archivio». —Una società come la sua deve investire in apparecchiature. Grosso modo qual è il capitale fisso minimo? — «Devo dire subito che molto materiale, soprattutto tra chi fa filmati, si noleggia. In ogni caso la cifra minima è sui trenta milioni, escludendo però la sala registrazione, lo sviluppo della stampa e molte altre cose». — In quest'ultimo perìodo, per colpa dell'argento, le pellicole costano molto di più. Che incidenza ha questo elemento sul prodotto finito? _ — «Nell'80 le pellicole sono rincarate del 70%, il materiale per lo sviluppo e la stampa mediamente del 40-50%. Tutto questo incide, tenuto conto anche di altri fattori, per il 15-207,. Al cliente il più delle volte forniamo anche l'attrezzatura per vedere l'audiovisivo e quindi ci dobbiamo occupare, direi in maniera fiduciaria, della relativa parte commerciale». —Ma l'audiovisivo non è un passo indietro rispetto al filmato? — «Solo in apparenza. Mi sono occupato di cinema pubblicitario per 12 anni e posso dire che il mezzo in questione sollecita molto i clienti, motivo per il quale sono trattate, e quindi divulgate, materie sempre più numerose e interessanti. Si tenga conto che le nostre immmagini non riproducono solo l'industria, ma molte altre attività». —Per esempio? — «La Tecnosound ha come cliente le più grosse aziende torinesi ed anche non torinesi, per esempio l'Oreal, la Westinghou- se, la Talbot, ma anche enti diversi: la Galleria d'arte moderna, la Mondialpol. il Comune di Torino, il Cabaret Voltaire, il settore scuola dell'Unione Industriale (Ceasco). società immobiliari ecc.». — E nel settore scuola? Non è forse questo lo spazio potenzialmente più fertile per gli audiovisivi? — «Senza dubbio, ma l'Italia è indietro rispetto ad altri Paesi. Negli Usa ogni aula scolastica è dotata di un proiettore per audiovisivi. A parte certe commesse fatte dallo Stato e poi non utilizzate, questione di miliardi a quanto so, c'è da aggiungere che gli insegnanti, anche se non tutti ovviamente, oppongono una certa resistenza all'audiovisivo, temono forse di non controllare più l'attività didattica. Invece l'audiovisivo sarebbe per loro un aiuto eccezionale: gli allievi si annoiano meno, i docenti risparmiano molta energia e intervengono là dove è necessario, puntualizzando, ampliando il tema, spiegando. Recentemente abbiamo lavorato per l'Unicef e per il settore ospedaliero, fornedo corsi per infermieri specializzati in pediatria». — E nel campo industriale si è già giunti alla saturazione? — « Niente affatto. C'è un'intera fascia di clienti potenziali, ossia la media industria, che oggi ha un rapporto discontinuo, sporadico con l'audiovisivo. Forse è colpa di un'informazione carente.» — «Per quanto riguarda le attrezzature, queste che provenienza hanno? — «Soprattutto materiale americano, qualcosa di inglese, nulla di italiano, pochissimo di francese. I grossi sistemi sono della Fairchild. quella che lavora anche per gli aerei «Phantom», e della Singer. La tecnologia Usa è sofisticatissima e si regge su un mercato vastissimo, con la possibilità, quindi, di costi relativamenteridotti». Pier Mario Fasanotti

Persone citate: Attilio Cardellino, Fairchild, Phantom, Pier Mario Fasanotti, Renato Gorgerino, Singer

Luoghi citati: Comune Di Torino, Italia, Milano, Roma, Torino, Usa