L'euforia negli Usa offuscata dai racconti di «torture» e maltrattamenti agli ostaggi

L'euforia negli Usa offuscata dai racconti di «torture» e maltrattamenti agli ostaggi In balìa degli «studenti» i primi giorni furono molto duri L'euforia negli Usa offuscata dai racconti di «torture» e maltrattamenti agli ostaggi Lunghe, commosse telefonate dei 52 dall'ospedale di Wiesbaden alle famiglie in America DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — In una sinfonia di luci e di suoni, con un tripudio manifestato solo per la conquista della luna 12 anni fa, l'intera America ha seguito, alla radio e alla televisione, il momento più struggente del ritorno degli ostaggi di Teheran alla libertà: quello delle prime telefonate da Wiesbaden dei loro 52 connazionali alle famiglie in spasmodica attesa in diverse città statunitensi. Dallo scorso venerdì, quando si era diffusa la notizia che il rilascio dei prigionieri sarebbe avvenuto entro pochi giorni, microfoni e telecamere avevano conquistato un posto nell'intimità di qualcuna delle case: e dialoghi commoventi hanno raggiunto pertanto tutti gli americani. Questa diretta partecipazione al dramma dtgli ostaggi è passata però in secondo piano rispetto all'improvvisa denuncia dei retroscena dei 444 giorni di prigionia. Con sbigottimento, la superpotenza ha appreso che, nella parte iniziale della detenzione, alcuni dei 52 erano stati torturati con la «roulette russa»; i cosiddetti studenti che controllavano l'ambasciata mettevano una pallottola nel tamburo di un rei'oliier, lo facevano girare, poggiavano la canna sulla tempia di un ostaggio e premevano il grilletto una. due. tre volte. Dai ranghi dei prigionieri stessi sono esplose proteste per il modo in cui l'ex presidente Carter ha gestito la crisi. Nella caotica commistione di rabbia e di euforìa incomincia anche ad affiorare il problema dei futuri rapporti non solo con l'Iran, ma anche con Paesi, nelle espressioni del neopresidente Reagan, «che praticano il terrorismo». Manifestando finalmente emozioni coinpresse per oltre 14 mesi, lo stesso Carter, alla partenza per Wiesbaden. ha definito il comportamento iraniano «abominevole». / retroscena delle torture sono stati svelati da due degli ostaggi rilasciati nei mesi scorsi, Richard Queen ed Elizabeth Montague, un archivista trentenne, e una segretaria di 42 anni. Montague ha raccontato piangendo di aver subito un interrogatorio col sistema della «roulette russa». Queen ha riferito di essere stato legato con alcuni compagni a un tai'olo: «Per farci confessare colpe inesistenti — ha detto — ci sventolavano le rivoltelle in faccia, minacciando di sparare». L'archivista ha descritto alcuni dei secondini come «gente onesta» e altri come «Gestapo». Sia Queen sia Montague hanno taciuto per tutto questo tempo per timore di rappresaglie contro i compagni ancora detenuti. Altri particolari sono emersi dalle prime telefonate tra gli ostaggi e i congiunti. Il colonnello Leland Holland. di 53 anni, responsabile dei servizi di sicurezza dell'ambasciata ha raccontato alla madre ottantenne, che risiede a Scales Mound nell'Illinois, di essere stato tenuto un mese in cella di isolamento. Alla televisione si è insto la madre del marine John McKeel, di Bach Sping, nel Texas, scoppiare in lacrime quando il figlio le ha detto al telefono: «Per tutta la durata della prigionia i miei carcerieri mi avevano ripetuto che eri morta, e che avrei potuto vedere la tua tomba solo se avessi collaborato con loro». Sono l'enuti alla luce anche episodi di eroismo. Quasi certamente Reagan decorerà il sergente James Lopez di Globe. nell'Arizona, per il suo valore durante l'attacco iraniano all'ambasciata il 4 novembre del 79. Lopez, che si trovava nella sezione consolare, buttò da una finestra i primi due aggressori, sprangò la porta, e con bombe fumogene tenne a bada la folla per alcuni minuti, consentendo a sei diplomatici di fuggire. I sei troi>arono rifugio presso l'ambasciata del Canada, che riuscì a portarli fuori dal Paese il 28 gennaio dell'80. Come Klap, Lopez era uno degli ostaggi che si temeva fosse scomparso. Dal gruppo dei sei, insieme con le sue lodi, sono venute ieri le pesanti accuse a Carter. I sei sostengono che «pagando l'Iran» l'ex presidente ha esposto a possibili sequestri i diplomatici americani in altri Paesi. Tra le telefonate più toccanti vi è stata quella del console Richard Morefield, di San Diego in California. Con la voce spezzata dalle lacrime ha detto alla moglie Dorothea: «Ho attraversato momenti in cui ho pensato che non ti avrei riabbracciata mai più». «Ti ho visto alla televisione — ha risposto la moglie — stai bene, stai bene! ». ha esclamato con gioia. A Pasadena, sempre in California, il pastore protestante Earl Lee e la moglie Hazel hanno chiesto al figlio di pregare in segno di ringraziamento. «Sui teleschermi sei apparso molto smagrito», ha detto la madre. «Non faccio che cantare», ha ribattuto il giovane... «E' il più bel giorno della mia vita, non vedo l'ora di abbracciarvi». Ai giornalisti e telecronisti è stato consentito di restare accanto ai telefoni solo pochi attimi. Ma talune telefonate hanno avuto durate di oltre un 'ora. Il rientro degli ostaggi in patria è previsto già per sabato o domenica. e- c>