Reagan ha annunciato: meno tasse maggiori aiuti all'iniziativa privata di Ennio Caretto

Reagan ha annunciato: meno tasse maggiori aiuti all'iniziativa privata Il presidente inaugura il mandato illustrando la sua politica economica Reagan ha annunciato: meno tasse maggiori aiuti all'iniziativa privata Questi provvedimenti fanno parte di un piano che verrà presentato al Congresso il 3 febbraio - Bisogna rilanciare la produzione industriale (dice il neo eletto) diminuendo le restrizioni al credito - Forse un proclama di Reagan sugli ostaggi: un altro caso del genere verrebbe equiparato allo stato di guerra DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NEW YORK — Con un duplice invito ai consiglieri della Casa Bianca — a prendere decisioni .solo nell'interesse dello Stato... e non pensando a essere rieletti nel 1984», e a ridurre drasticamente il deficit del pubblico bilancio — Ronald Reagan ha inaugurato ieri il suo mandato di quarantesimo presidente degli Stati Uniti. Mentre il suo predecessore Carter era in volo verso Wiesbaden, in Germania, per l'atteso incontro con gli ex ostaggi di Teheran, Reagan ha radunato 37 persone, tra cui il capo di gabinetto, Edwin Meese, e il direttore del Consiglio di sicurezza nazionale, Richard Alien, nella «sala orientale» della Casa Bianca. Dopo che essi hanno prestato giuramento, il nuovo capo dello Stato li ha esortati .alla massima lealtà verso il Paese e il popolo che noi rappresentiamo-. Asserendo che il compito immediato e principale è quello di sanare l'economia, Reagan ha annunciato il congelamento delle assunzioni statali e una riduzione del personale del 10 per cento «per attrito-, cioè tramite prepensionamenti e non sostituzioni. Ha quindi disposto affinché in tutti i ministeri inizi -la caccia alla frode e allo spreco». .La causa prima dell'inflazione è il pubblico bilancio, che si sottrae ormai a qualsiasi controllo — ha dichiarato —. Tocca allo Stato dare il buon esempio-. Il neopresidente ha anticipato anche la sospensione dei regolamenti antinquinamento e sulla sicurezza del lavoro che accrescono i costi delle industrie. Spiegando che occorre rilanciare la produzione industriale, e pertanto ammorbidire le restrizioni del credito e diminuire le tasse, ha sostenuto che .come preliminare, il tasso inflazionistico va ridimensionato in fretta-. Con l'umorismo che gli è abituale, l'ex governatore della California ha sottolineato che il suo discorso non è una rinuncia a farsi rieleggere di qui a quattro anni, ma la prova della sua volontà di realizzare al più presto le promesse elettorali. Alle urne, egli si era impegnato a .limitare l'interferenza dello Stato nella iniziativa privata- e a .sbarazzare il fisco dei suoi accenti punitivi-. Le sue misure e le sue dichiarazioni non sarebbero che il preambolo di un piano articolato, già in preparazione. Gli autori del piano, il ministro del Tesoro. Regan, quello del Bilancio, Stockman, e il consigliere economico Weidenbaum, lo presenterebbero al Congresso dal 3 al 15 febbraio prossimo. Nella fase della transizione da Carter a Reagan. l'economia è parsa come in un limbo: Wall Street e il dollaro stanno oscillando proprio in attesa che il nuovo capo dello Stato metta a punto la sua strategia. L'avvio del quarantesimo presidente americano sembra perciò avvenire sotto buoni auspici. Il suo discorso di martedì, inteso, come ha scritto il «New York Times», «a risollevare il morale dell'America-, ha avuto buona accoglienza sia al Congresso che tra la popolazione. Le difficoltà che si opponevano alla ratifica della nomina di due dei suoi ministri, il generale Haig alla segreteria di Stato e l'uomo d'affari Raymond Donovan al dicastero del Lavoro, paiono essere sfumate. Il dibattito su Haig promette un andamento favorevole, anche se una parte del Senato voterà contro. Le preclusioni su Donovan (era sospettato di legami con la mafia) sono cadute dopo che un'inchiesta dell'F.B.I. non ha appurato nulla a suo carico. Parados salmente, l'opposizione alle nomine si configura nell'e strema destra repubblicana, non nei democratici. Il ministro della Difesa, Weinberger il primo confermato, ha registrato due soli «no», di due «falchi». Questo dovrebbe consentire a Reagan di realizzare le riforme che ritiene indispensabili nei primi cento giorni della presidenza, il periodo della cosiddetta «luna di miele» con gli elettori. Sgombrato il cam po della crisi degli ostaggi (ma si attende un suo proclama, che altri sequestri del genere saranno equiparati allo stato di guerra) egli sarebbe libero di dedicarsi ai problemi di fondo degli Stati Uniti: inevitabilmente, figurano in testa i rapporti con l'Urss. Tormenta la Casa Bianca la prospettiva di un'invasione sovietica della Polonia, dopo l'irrigidimento di «Solidarietà», o comunque di una prova di forza nel cuo re dell'Europa. Costituisce un assillo anche l'embsrgo dei cereali stabilito da Carter in ritorsione per il colpo di Stato a Kabul, e a cui l'ex governatore della California si era originariamente opposto. Qualora gli eventi in Polonia non precipitassero. Reagan avrebbe come primo obiettivo la stabilizzazione di El Salvador. Alla vigilia della scadenza del proprio mandato, Carter ha inviato alla repubblica centroamericana aiuti militari per cinque milioni di dollari. Ma la guerra civile infuria, e i rivoluzionari comunisti guadagnano terreno, esattamente come in Nicaragua nel '79. I Paesi latino-americani sono contrari a qualsiasi interferenza del colosso Usa, anche indiretta. Il nuovo capo dello Stato, tuttavia, ha dichiarato di non poter accettare .l'avvento di regimi marxisti-leninisti imposto con la forza delle armi-. Lo slogan «L'età del rinno¬ vamento» sembra aver colpito la fantasia degli americani. Una viva attesa circonda l'ex attore di Hollywood considerato fino a qualche anno fa un politico di serie B, ma emerso l'anno scorso come l'interprete del conservatorismo moderato Usa. Non sono sfuggiti agli elettori gli accenti populisti e liberisti del suo discorso, e la fermezza dimostrata nel perseguire il rafforzamento del Paese. Condannato in precedenza per il suo militarismo, Reagan è ora considerato l'uomo del recupero di prestigio e di potenza. E' sintomatico che i democratici siano disposti a collaborare con lui in questa fase iniziale del suo mandato. La loro adesione conferma che la superpotenza, ripresasi dai traumi del Watergate e del Vietnam, non ha rinunciato ai suoi compiti internazionali. Ennio Caretto