Sacharov, dopo un anno di confino resta ancora la voce del dissenso di Fabio Galvano

Sacharov, dopo un anno di confino resta ancora la voce del dissenso Costretto a una dura vita e a controlli polizieschi a Gorkij Sacharov, dopo un anno di confino resta ancora la voce del dissenso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Un anno al confino non ha spento la voce di Andrej Sacharov, che rimane oggi quella più autorevole del dissenso sovietico. Da quel 22 gennaio 1980, quando l'ukaz del Cremlino lo privò di ogni decorazione e lo costrinse all'isolamento di Gorkij. egli non ha perso occasione per proseguire nella sua funzione di -anima crìtica* dell'Urss, pronunciandosi sui temi più svariati. La sistematica repressione del dissenso moscovita, culminata nel periodo delle Olimpiadi, sembra non averlo toccato nel suo esilio a 400 chilometri dalla capitale. Attraverso i misteriosi canali della dissidenza, ma anche con l'aiuto della moglie Elena Bonner, il -padre della bomba all'idrogeno sovietica* ha continuato a tempestare Mosca, e in particolare i corrispondenti stranieri, con appelli, dichiarazioni, interviste: ha condannato l'intervento sovietico in Afghanistan, si è espresso in favore del boicottaggio americano delle Olimpiadi, ha chiesto un'amnistia per tutti i prigionieri politici nell'Unione Sovietica, si è allineato con le rivendicazioni degli operai di Danzica. E tutto questo senza praticamente vedere anima viva. Gorkij, infatti, è una città «proibita» agli stranieri. Non ci si può andare, neppure con permessi speciali, perché pare che in essa siano racchiusi importanti impianti militari: secondo alcuni si tratta della fabbrica di automobili Gaz, che produrrebbe non solo le grandi Volga nere delle autorità, ma anche veicoli militari e carri armati. Sacharov vive in un alloggio che gli è stato assegnato alla periferia della città: quattro stanze, che non è poco nella realtà sovietica, ma che egli deve spartire con un'altra inquilina. E' una donna di mezza età che. come dice la moglie dello scienziato dissidente nelle sue frequenti visite a Mosca, -è stata messa là per sorvegliarlo di continuo*. La casa è vicino a un posto di polizia, e i movimenti di Sacharov sono continuamente controllati. Le sue condizioni di salute — soffre di cuore —sarebbero peggiorate negli ultimi mesi; è libero di uscire, ma non può ricevere nel suo alloggio gli amici e i conoscenti che cercano sovente di fargli visita, bloccati da un poliziotto che fa la guardia davanti alla porta di casa. Continua gli studi di fisica: l'Accademia delle Scienze non lo ha mai espulso, anche se i colleghi scienziati hanno sempre ignorato i suoi appelli e le sue richieste di aiuto. Dall'Accademia continua a ricevere lo stipendio, piuttosto lauto per i livelli sovietici. E con quello potrebbe campare in modo più che decoroso, se non fosse per le obiettive difficoltà ambientali. La moglie racconta che egli limita al massimo le visite ai negozi e ai locali pubblici: la gente lo riconosce, e il trattamento che gli viene riservato non è dei più amichevoli, an- che per le ripetute campagne della stampa locale contro quello che e chiaramente un ospite poco gradito. Per questo motivo è la moglie, di ritorno da Mosca, a riportargli gli acquisti fatti nella capitale: dai libri al burro, dai dischi al formaggio e alla frutta, tutte le cose insomma che pare siano più difficili da trovare in questa città industriale che ha più o meno le dimensioni di una Torino. Senza telefono, senza la possibilità di scrivere agli amici se non attraverso quel «postino» d'eccezione che è la moglie, il cinquantanovenne premio Nobel spera ancora di poter tornare a Mosca. Le sue richieste, tuttavia, sono finora cadute nel vuoto. Ed è comprensibile: senza di lui i quadri della dissidenza sono 6ome senza il loro generale. La sua assenza dalla capitale si fa sentire: la fitta rete di comunicazione che egli aveva saputo creare si è quasi disintegrata. Gli arresti e le condanne, che per anni hanno avuto in Sacharov una cassa di risonanza internazionale, passano sovente ignorati. La sua voce, sempre presente anche dal confino, cade spesso nel deserto, anche perché la dissidenza sovietica, con i personaggi di maggior rilievo emigrati o in carcere, non è più quella di dieci anni fa. Fabio Galvano

Persone citate: Andrej Sacharov, Elena Bonner, Gorkij, Gorkij Sacharov, Sacharov

Luoghi citati: Afghanistan, Danzica, Mosca, Unione Sovietica, Urss