Nella Cee, con le auto di Tokyo 35 mila posti di lavoro in meno
Nella Cee, con le auto di Tokyo 35 mila posti di lavoro in meno Un segnale d'allarme dal Parlamento europeo Nella Cee, con le auto di Tokyo 35 mila posti di lavoro in meno STRASBURGO — Dal Parlamento europeo è partito un chiaro segnale d'allarme: la conquista dei mercati europei da parte dell'industria automobilistica giapponese ha già comportato una «perdita potenziale» di posti dì lavoro stimata in 30-35 mila persone. Una cifra che taglia corto a qualsiasi dubbio e rende inevitabile il ricorso urgente a «misure di salvaguardia». L'indicazione è stata votata ieri a larghissima maggioranza, sulla base di una relazione svolta a nome della commissione economica e monetaria del Parlamento stesso, da un eurodeputato italiano, l'on. Aldo Bonaccini. Questa relazione, redatta sui dati forniti dalla commissione esecutiva Cee, sui risultati delle udienze conoscitive svolte dal Parlamento e sulle fonti ufficiali dei vari governi, sottolinea l'importanza vitale dell'industria dell'auto che nella Comunità occupa direttamente due milioni di lavoratori, mentre altri sei milioni dì persone operano nell'indotto. La produzione automobilistica, inoltre, pesa per il 5-8 per cento sul totale dell'attività produttiva della Cee e per T8-12 per cento sulle esportazioni industriali, con un assorbimento del 22 per cento della produzione siderurgica comunitaria. Le fondamenta di questo settore cosi vitale per l'economia europea rischiano ora di essere erose dall'«invasione» nipponica, che, secondo gli esperti Cee. sta assumendo dimensioni rilevanti. Nel Regno Unito, infatti, le auto giapponesi da una quota di mercato pari al 4,8 per cento nel 1973 sono riuscite a strappare nel 1979 ben il 10,4 per cento: nei Paesi Bassi si è passati, sempre nello stesso periodo, dall' 11.4 al 18.9 per cento; in Belgio, dal 12,5 al 18 per cento. Lo scorso anno poi la quota • gialla» è ulteriormente cresciuta toccando livelli di circa il 20 per cento in Gran Bretagna, del 30 per cento nel Benelux e del 13 per cento in Germania. Un'avanzata travolgente, dovuta in buona misura ai livelli dì produttività (in media 45 auto l'anno per ogni lavoratore, contro le 12 vetture del metalmeccanico europeo), ai minori costi di produzione e alla politica di «competitive devaluation» praticata dalle autorità di Tokyo. Di fronte a un'offensiva cosi massiccia, altro non resta che stendere una rete protettiva. Comunque, un protezionismo generalizzato sarebbe dannoso, anche perché la Cee è grande esportatrice di automobili. La chiave, a detta degli europarlamentari, deve invece trovarsi in un accordo con i giapponesi per una limitazione temporanea delle esportazioni r. e. s.
Persone citate: Aldo Bonaccini
Luoghi citati: Belgio, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Tokyo
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