Nella sentenza per Moro accolte le versioni dei terroristi pentiti di Giuseppe Zaccaria

Nella sentenza per Moro accolte le versioni dei terroristi pentiti Perché il giudice istruttore ha assolto Alunni, Piperno e Pace Nella sentenza per Moro accolte le versioni dei terroristi pentiti Confermati i contatti dei due leaders dell'«Autonomia» con i socialisti, tramite Scialoja Del giornalista, Patrizio Peci dice: «Le notizie che pubblicava venivano certamente dalle Br» - Marco Barbone scagiona Alunni: «In quei giorni si trovava con me a Milano» ROMA — Per scagionare Corrado Alunni dall'accusa di aver preso parte al sequestro Moro, decisiva si è rivelata la testimonianza di Marco Barbone, brigatista «pentito». Franco Piperno e Lanfranco Pace devono invece il loro proscioglimento al fatto che la magistratura italiana, pur ritenendoli responsabili di altri reati, oggi avrebbe potuto perseguirli solo per il sequestro e l'assassinio del leader democristiano: le accuse per le quali la Francia aveva concesso l'estradizione, e che però si sono rivelate inconsistenti. Queste argomentazioni, unite a qualche marginale conferma sugli episodi che precedettero l'agguato di via Fani, costituiscono i soli elementi di novità della ordinanza-sentenza con la quale, il 15 gennaio scorso, il consigliere Ernesto Cudillo ha concluso l'istruttoria sul «caso Moro». Le conclusioni dell'indagine sono già state anticipate nei giorni scorsi: quindici rinvìi a giudizio, alcuni proscioglimenti scontati (come quello di Toni Negri), altri nei quali invece, come nel caso di Alunni, Pace e Piperno. il giudice istruttore è stato di parere diverso rispetto al pubblico ministero. Dalle 640 pagine del documento emergono per il resto soprattutto conferme: sul ruolo determinante della confessione di Patrizio Peci, sui contatti fra Br e formazioni terroristiche straniere, sull'organizzazione e i ruoli. Corrado Alunni. Il terrorista, ricorda il giudice istruttore, inizialmente era stato ri- conosciuto attraverso le foto segnaletiche da almeno tre testimoni della strage di via Fani. Una quarta persona era certa di averlo notato, nei giorni precedenti l'agguato, per due volte mentre, alla guida della «128» targata «CD. poi adoperata nell'assalto, percorreva via del Forte Trionfale, come se stesse compiendo le ultime ispezioni. Ma. dopo la sua cattura, Corrado Alunni aveva fatto fallire, coprendosi il viso, ogni tentativo di confermare i riconoscimenti fotografici con ricognizioni personali. Solo uno dei testimoni aveva potuto vederlo, e da quel momento si era detto «non più sicuro* del riconoscimento. Secondo il giudice, la partecipazione di Alunni all'agguato non contrasterebbe col fatte che da tempo il terrorista era uscito dalle Br per entrare a far parte di «Prima linea». I contatti fra i due gruppi erano rimasti. Alunni aveva maturato una grossa esperienza organizzativa: inoltre, essendo cresciuto a Roma, conosceva bene i luoghi dell'operazione. Ma non si possono ignorare, prosegue il giudice, le affermazioni di Marco Barbone, il quale nelle sue confessioni 'ha categoricamente escluso la partecipazione di Alunni a quei fatti per aver avuto modo di incontrarlo a Milano, più volte al giorno e per diversi giorni, nello stesso periodo di tempo». Per questo Alunni viene prosciolto dalle accuse per insufficienza di prove; formula più ampia («per non aver commesso il fatto») viene usata invece rispetto a tutte le accuse che riguardavano la fase preparatoria dell'agguato. Piperno e Pace. La ricostruzione del giudice Cudillo è minuziosa: parte dall'arresto, nel maggio del '78, dei brigatisti Morucci e Faranda nell'abitazione di Giuliana Conforto, e dalla deposizione della donna, che dice di aver ospitato i due solo perché le erano stati presentati, per telefono, da Franco Piperno. suo collega all'università di Cosenza. Le spiegazioni fornite da Piperno, dopo il suo arresto a Parigi e l'estradizione, sono a giudizio del magistrato incerte e contraddittorie, tanto che perfino il tentativo, fatto da Pace, di accollarsi l'intera re sponsabilità della «presentazione», fallisce. Numerose pagine sono poi dedicate alla ri costruzione dei contatti avve nuti. negli ultimi giorni del sequestro Moro, tra Piperno, Pace e alcuni esponenti socialisti, tramite il direttore de L'Espresso e un giornalista del settimanale. Mario Scialoja. La conclusione del giudice, che esamina l'intrico delle versioni sul contenuto p gli scopi di quei contatti, è precisa: né la parabola politica, né l'attività più recente di Piperno giustificano il suo coinvolgimento nel sequestro e nell'assassinio di Aldo Moro. Certo, se si guarda al periodo delle trattative, «le manifestazioni del suo pensiero fanno propendere per la tesi secondo cui il suo fine coincideva con quello delle Br e non con quello di chi, trattando, voleva giungere alla liberazione dell'onorevole Moro». Coerentemente con le posizioni espresse più volte. Piperno si proponeva, secondo il giudice, di ottenere per le Br un riconoscimento politico. Ma tutto questo, e tutti i reati che se ne potrebbero ricavare, superano i precisi limiti imposti dal governo francese con il provvedimento d'estradizione. L'azione penale, conclude ilgiudice, non può dunque essere proseguita. Conferme. Sull'impresa delle Br, la detenzione di Moro, la decisione di ucciderlo, il falso annuncio al prigioniero di un imminente rilascio, l'ordinanza non offre particolari nuovi (se si eccettua forse la conferma di un intervento della «colonna Sip» su alcune linee telefoniche nella zona di via Fani, la sera precedente l'agguato). Ma ci sono altri dettagli che. alla luce dei fatti di questi giorni, acquistano nuova rilevanza. Moro, conferma il giudice sulla base delle rivelazioni di Peci, fu sempre «interrogato» da Mario Moretti, che compilò anche tutti i «comunicati» di quel periodo. In questi giorni la stessa accusa viene mossa invece a Giovanni Senzani, il criminologo ricercato da tre settimane per il sequestro D'Urso. Un'altra conferma riguarda il giornalista Mario Scialoja. citato nel documento per i contatti fra Piperno e i socialisti. Del giornalista, rammenta il giudice. Patrizio Peci aveva detto: 'Dall'insieme dei suoi articoli è possibile coglie-, re una serie di notizie corrispondenti a verità, che provenivano certamente dall'organizzazione*. E ancora: «Le notizie (...) dimostravano conoscenza di fatti, circostanze e atteggiamenti che si sviluppavano realmente all'interno delle Br*. Giuseppe Zaccaria *

Luoghi citati: Cosenza, Francia, Milano, Parigi, Roma