Ma come salvare Venezia? E giù un mare di parole di Giuliano Marchesini

Ma come salvare Venezia? E giù un mare di parole Si ripetono i consulti per P«illustre inferma» Ma come salvare Venezia? E giù un mare di parole Sulle scelte per garantire alla città una confortante sopravvivenza si sono di nuovo accese le dispute - Il documento del Consiglio comunale e le proposte de VENEZIA — Ravvolta nell'inverno, Venezia si mostra più sofferente: le onde che si riversano negli androni e nei cortili, i portoni rosicchiati dalla marea, l'intreccio delle passerelle sulla piazza San Marco assalita dalle «acque alte.. E un senso di abbandono che, fatalmente, prende la •Serenissima». Tornano, in questo periodo, tutte le immagini del degrado della città lagunare, che inquietano il visitatore e immalinconiscono i veneziani. Cosi, si ravvivano i discorsi su questa lunga malattia che rischia di consumare la Serenissima, si ripetono i consulti al capezzale dell'.illustre inferma». Da molti anni, ormai, si trascina l'interrogativo: come salvare Venezia? Sull'opera di salvataggio, sulle scelte per garantire alla città una confortante sopravvivenza, sono di nuovo accese le dispute. Il «terreno» della polemica è quel documento approvato nel dicembre scorso dal consiglio comunale veneziano, che fissa il principio dell'intangibilità fisica ed ecologica della laguna: contro questo orientamento si sono schierati i democristiani, che propongono una divisione temporanea. Intanto, non ci sono ancora strumenti precisi né mezzi sufficienti per venire in soccorso alla Serenissima aggredita dal mare. La giunta si rivolge a Forlani, perché nei confronti di Venezia il governo assuma -un impegno adeguato, anche finanziariamente-: è già stata indirizzata una lettera al presidente del Consiglio, ora gli amministratori della città lagunare sono in attesa di andare a Roma per un colloquio, che sarà denso di preoccupazioni per la sorte del complesso lagunare. Mentre si aspetta, su Venezia continua a soffiare il vento della polemica. Quella su cui siede il sindaco Mario Rigo, socialista, non è davvero tra le poltrone più comode. «In mezzo a tanti contrasti e incertezze — gli chiediamo — lei resta fiducioso nell'opera di salvaguardia della Serenissima?». -Noi — risponde Rigo — abbiamo avanzato una serie di proposte che semplificano la legge speciale per Veneeia: così crediamo di procedere più celermente, nei prossimi anni. Porteremo avanti il piano che consentirà di sottrarre la città alle cosiddette acque alte normali. Prendiamo, ad esempio, la basilica di San Marco: si pensi che in un anno è stata invasa dal mare più di duecento volte. Riteniamo che alzando gli argini si possa porre fine a questi ripetuti assalti: Per contrastare le «acque alte eccezionali», invece, l'opera è colossale: occorre intervenire sulle bocche di porto. -Qui — sospira il sindaco — siamo nelle mani del governo. E devo dire che la prospettiva non è rosea. Il problema non sarebbe nemmeno di difficile soluzione, sotto il profilo tecnico. I pericoli più gravi derivano da crisi politiche e dalla burocrazia-. In ogni modo, Mario Rigo attende con una certa dose di speranza. •Al presidente del Consiglio — dice — chiederemo la garanzia della soluzione di tutti i più urgenti problemi di Venezia. Da parte nostra, si è già provveduto al disinquinamento dell'aria, per quello della laguna si sta andando avanti speditamente. Ed è avviato il risanamento delle case del centro storico. Adesso, è il governo che deve intervenire, per le bocche di porto. Purtroppo, bisogna anche dire che quella per la salvaguardia di Venezia è una grande macchina che non è certo facile mettere in movimento-. Ci sono, anche, i contrasti su come far procedere questa gigantesca macchina che dovrebbe portare la salvezza alla Serenissima. Motivando la loro opposizione al documento votato dal consiglio comunale, i democristiani hanno sostenuto che -sia pure in via temporanea, è necessario che Venezia accetti il sacrificio di una separazione tra il bacino di Lido e quello di Malamocco-. La divisione della laguna in due parti, secondo la de veneziana, sarebbe indispensabile per rendere efficace la chiusura mobile della bocca di porto di Lido. -Noi abbiamo — dice l'on. Costante Degan, capogruppo democristiano in consiglio comunale — un criterio preminente: l'urgenza di sottrarre il centro storico alle acque alte. Non si può operare contemporaneamente sulle tre bocche di porto: significherebbe chiudersi in casa. Con la separazione provvisoria del bacino di Lido, senza disturbare l'equilibrio idrogeologico della laguna, tra cinque o dieci anni dovremmo avere gli strumenti necessari perché Venezia non sia esposta ai pericoli delle acque alte eccezionali: diversamente, di anni ne occorrerebbero trenta-. Costante Degan è convinto che -il tempo finisca per dare ragione alla tesi dei democristiani-. Pensa il contrario, naturalmente, il vicesindaco on. Gianni Pellicani, comunista. -Qui si tratta di stabilire quale rapporto vi debba essere tra salvaguardia e sviluppo. E c'è un limite oltre il quale si torna indietro. Tra l'altro, le polemiche girano attorno al cosiddetto polo energetico: terminal dei petroli, progetto per l'impianto per la trasformazione di gas liquido, che comporterebbe un rischio enorme, e porto carboni previsto dal piano energetico. Noi contestiamo che nello sviluppo di Venezia ci debba stare tutto-. A chi propone di dividere momentaneamente la laguna. Gianni Pellicani replica: -Creare due bacini, di cui uno protetto, significherebbe ripetere la logica aberrante che ha condotto agli scompensi di questi anni, fare una specie di cordone attorno a una reliquia-. Giuliano Marchesini

Persone citate: Costante Degan, Forlani, Gianni Pellicani, Mario Rigo, Rigo