Le bandiere del lavoro

Le bandiere del lavoro La mostra sarà inaugurata da Sandro Pertini Le bandiere del lavoro Sono 200, rappresentano sacrifici e orgoglio; ricordano persecuzioni e soppraff azioni - Rapinate dai fascisti, trovate in una cantina, vengono ora restituite agli italiani Eccole riunite in blocco le belle bandiere dell'altra Italia, l'Italia della gente, non del potere; le bandiere dei lavoratori, delle società di mutuo soccorso, delle cooperative, i vessilli «sovversivi», che il fascismo aveva rapinato e, per ironia della storia, ha restituito inconsapevolmente alla Repubblica della Resistenza che a quei simboli si riallaccia. La mostra, allestita al Museo del Risorgimento nel grande salone che doveva ospitare il primo parlamento in Palazzo Carignano. è stata presentata ieri con una cerimonia nel teatro che sta sul lato opposto della piazza. Parecchi gli invitati, e tra gli amministratori pubblici gli uomini politici e le autorità il ministro Reviglio, il presidente della Regione Piemonte Enrìetti, l'assessore Moretti, il sindaco di Torino Novelli. Poi Norberto Bobbio nella veste di presidente del Centro Studi Gobetti che ha promosso l'iniziativa, il prof. Quazza, il prof. Masini, e molti altri. Compresi i curatori della mostra, chi l'ha allestita, chi ha per tre anni raccolto con entusiasmo il materiale per le schede che accompagnano ogni bandiera e per il catalogo, bellissimo. Di questa schiera è d'obbligo ricordare Carla Gobetti che ha rinvenuto il prezioso materiale (circa 200 pezzi) in un sotterraneo dell'Archivio di Stato e si è battuta tra difficoltà e incompressioni per allestire l'esposizione che avrà carattere permanente. L'esposizione sarà inaugurata a fine febbraio o ai primi di marzo dal Presidente della Repubblica. Sandro Pertini, a cui si deve la prefazione al catalogo, ha coltivato con entusiasmo l'idea della manifestazione e risolto attraverso i suoi collaboratori non pochi problemi burocratici. In questo senso vanno colte le parole di Carla Gobetti quando dice di aver avuto ampia collaborazione da parte dello Stato. Parole che suonano a rimprovero, per chi in qualche modo ha frenato l'iniziativa, in sede locale. La manifestazione di ieri è stata aperta dalla proiezione di un sobrio filmato in cui appaiono alcuni testimoni .che quella bandiera l'ho tenuta tra le mani». Compare anche Piero Comollo, militante comunista, scomparso nei giorni scorsi. Quazza ha quindi sottolineato i significati della mostra e cosa quei simboli possono suggerire ai giovani. Sono queste bandiere un documento necessario •per ricostruire la storia del movimento operaio*. Perché «non si deve dimenticare che anche nel campo dei governati, dei dominati, dei subalterni, dei vinti, la bandiera è stuta, e continua ad essere, sia pure in varia misura un emblema nel quale ci si riconosce come collettivo-. E nel catalogo Quazza ha scrìtto: «Si tratta di cimeli che portano con sé un carico di memorie, altamente emotivo perché fatto di "umili" e anonimi sacrifìci, di ingenui orgogli, di dure delusioni, di appassionati sconforti, di un'aspra realtà di scontri per lo più cruenti, di un bruciante dramma di sopraffazioni dell'arrogama, della prepotenza e della bruta violenza'. Ha ricordato infatti Norberto Bobbio che le bandiere esposte furono con la forza strappate dalle sedi socialiste, cattoliche, anarchiche e presentate come • trofeo di guerra* alla mostra decennale fascista. Rimaste chiuse in casse per decenni e ritrovate da Caria Gobetti, sono state restaurate da specialisti per restituirle alla gente. Stasera ci sarà la presentazione del catalogo, alle 20,30 a Palazzo Madama. Il programma prevede uno spettacolo dì musiche per bande e canzoni popolari dell'800 e primo '900 in Piazza Castello. Poi un'idea che l'amministrazione e gli enti interessati do¬ vrebbero cogliere al volo, perché è una grande occasione da non lasciare cadere: istituire a Palazzo Carìgnano un •laboratorio di storia- aperto a tutti gli insegnanti di ogni ordine di scuola. L'idea ancora una volta è di chi lavora al Centro Piero Gobetti e viene posta all'attenzione del provveditore agli studi e degli amministratori: studiare storia dove i documenti sono a portata di mano, trasformare il museo, dargli una vita, portare nelle sale i giovani, gli studenti e 11 fare lezione. In questo senso, riannodando un filo che passa attraverso le vicende di due secoli, va «letta» anche la mostra delle bandiere : uno squarcio di storia che ha richiesto, per ricostruirla scientificamente, uno sforzo di fantasia perché non ha precedenti nel panorama culturale italiano. Pier Paolo Benedetto

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