Mattina: è un'accusa all'industria pubblica
Mattina: è un'accusa all'industria pubblica Mattina: è un'accusa all'industria pubblica DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Le dimissioni di Ambrogio Puri non hanno avuto il classico effetto del fulmine a ciel sereno. Negli ambienti politici romani se ne parlava da settimane anche se forse si prevedevano tempi più lunghi. Quali i motivi, oltre quelli già chiari espressi da Puri, che hanno spinto il presidente dell'Italsider al clamoroso gesto? E' difficile trovare nelle stanze dei ministeri e degli enti maggiormente coinvolti versioni univoche. Certamente, fanno rilevare alcuni, Puri non ha un carattere facile «ed è molto meno malleabile dell'inamovibile Capanna, presidente della Finsider» e questo avrebbe contribuito a spingerlo sulla rotta di collisione con il ministro delle Partecipazioni Statali, De Michelis, e con esponenti del partito repubblicano. Secondo altri, invece, Puri, impegnatosi due anni fa nel risanamento dell'Italsider, avrebbe gettato la spugna una volta accertato che l'operazione non era possibile. Resta il fatto — rilevano gli stessi ambienti — che Puri, un manager onesto, ha compiuto un gesto clamoroso motivandolo pubblicamente, «e questo per le Partecipazioni Statali è senz'altro un fatto con pochi precedenti». In effetti la motivazione data da Puri è un lungo atto d'accusa verso la classe politica e in particolare verso il responsabile delle Partecipazioni Statali, De Michelis, o meglio verso le loro inadempienze. A scendere in campo in appoggio a Puri è stato Mattina, segretario generale della Firn, il quale ha dichiarato che le dimissioni «portano alla luce, una volta di più, lo stato di confusione che regna nella politica industriale dell'Italia.
Persone citate: Ambrogio Puri, Capanna, De Michelis, Puri
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