Giornata decisiva per raccogliere le firme sul caso «traghetti d'oro»
Giornata decisiva per raccogliere le firme sul caso «traghetti d'oro» Domani sapremo se Gioia sarà giudicato dal Parlamento Giornata decisiva per raccogliere le firme sul caso «traghetti d'oro» ROMA — Alle otto di sera, domani, i funzionari della Camera e del Senato chiuderanno i registri tenuti aperti per cinque giorni, e conteranno le firme raccolte dalla proposta dei radicali di riaprire il «caso Gioia» dopo l'archiviazione decisa dall'Inquirente, portando l'ex ministro democristiano della Marina Mercantile davanti al Parlamento riunito in seduta comune perché stabilisca se rinviarlo al giudizio della Corte Costituzionale. Perché le Camere mettano Giovanni Gioia in stato d'accusa, sono necessarie 477 firme: dopo la pausa del weekend, la giornata di ieri è servita soprattutto a capire che molto difficilmente il quorum potrà essere raggiunto. Alla soglia della maggioranza assoluta, infatti, mancano ancora poco meno di cento firme. Deputati e senatori ieri erano in gran parte assenti da Roma, e pochissimi hanno raggiunto gli uffici di cancelleria per sottoscrivere la richiesta di riaprire la vicenda dei «traghetti d'oro». Quella di oggi dovrebbe dunque essere la giornata decisiva, perché dalla raccolta delle firme, a ventiquattro ore dalla scadenza dei termini, in serata si potrà già delineare con precisione l'orientamento delle Camere. Ieri (nel riserbo assoluto degli uffici, che per disposizione della presidenza della Camera non lasciano filtrare indicazioni ufficiali), la situazione sembrava bloccata. Lo schieramento dei gruppi che si erano pronunciati per portare l'ex ministro a giudizio davanti alle Camere aveva raccolto praticamente tutte le sue firme, mentre dal fronte dei partiti che avevano deciso di lasciare libertà di co- Pii scienza nella decisione ai propri parlamentari (psi, pri. psdi) non arrivavano segnali precisi. In serata, si riusciva a mettere a punto un conteggio ufficioso, che bloccava le firme registrate a quota 112 al Senato e a quota 266 alla Camera, contro le 275 di cui si parlava venerdì, nelle indiscrezioni di Montecitorio. Il «pacchetto» delle 266 firme, secondo quanto è stato possibile ricostruire, raccoglie gli undici nomi degli indipendenti di sinistra, le dichiarazioni di 190 deputati comunisti, di 30 missini, di 17 radicali e di 6 rappresentanti del pdup. Oltre a questi gruppi che hanno firmato a ranghi compatti, sui registri sono finite per ora quattro firme del gruppo liberale. Una spinta decisiva per la riapertura del «caso Gioia», a questo punto, potrebbe venire soltanto dai 94 parlamentari socialisti. Com'è noto, venerdì i direttivi dei gruppi hanno deciso la libertà di coscienza per deputati e senatori del psi. e. ma.
Persone citate: Gioia, Giovanni Gioia
Luoghi citati: Roma
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