Il ragazzo confessa: ho mtho la donna «Si era ribellata, non ho più capito» di Renato Rizzo

Il ragazzo confessa: ho mtho la donna «Si era ribellata, non ho più capito» È crollato dopo undici ore di interrogatorio a Verbania Il ragazzo confessa: ho mtho la donna «Si era ribellata, non ho più capito» «Mi ricattava, ha detto il quindicenne, e mi accusava di averle rubato qualcosa, ma non era vero» - La vittima ha tentato di difendersi, ma l'assassino l'ha colpita 35 volte DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERBANIA — Quindici anni, un volto quasi infantile su spalle da lottatore, mani capaci di spezzare la lama di un coltello: Sergio Lomazzi è stato catturato dalla polizia domenica ed arrestato per omicidio. Sabato mattina, in un raptus di agghiacciante follia, ha massacrato con un trinciapolli Silvana Padovan, una donna di 44 anni, madre di due figli. Un delitto di incredibile ferocia: il medico che ha compiuto l'esame necroscopico sul corpo straziato ha contato 35 ferite alla schiena, al petto, alle braccia e al volto. Questa la ricostruzione dell'omicidio come è stata raccontata dalla voce calma dell'assassino adolescente. Sabato mattina, a Verbania Suno. Sergio, che da quando ha abbandonato la scuola ali anni, lavora con il padre in una piccola impresa di trasporti, oggi non ha impegni. Vaga solo nei pressi di casa in via Nazioni Unite. Vede arrivare la Padovan e la segue in casa. La donna se lo trova davanti all'improvviso: -Esci subito», ordina spaventata. Ma lui non si muove. Nell'appartamento non c'è nessuno oltre alla sua futura vittima: il marito è al lavoro, i figli Stefano e Paolo sono l'uno a fare commissioni, l'altro a scuola. Che cosa accade a questo punto, non è del tutto chiaro. L'omicida dirà al vicequestore dottor Bonisoli e ai sottufficiali Curia e Fersini: «Lei mi ricattava: diceva che le avevo fatto un furto e che avrebbe rivelato tutto ai miei. Ma io non homairubatonulla». Forse non è questa, però, la causa scatenante della lite che scoppia improvvisa: Silvana Padovan è donna attraente, Sergio un ragazzo timido e, probabilmente, con qualche complesso. Ecco, la" casa si riempie d'urla: la donna grida e tenta di difendersi dal suo aggressore scagliandogli addosso un paralume, piatti, stoviglie. Lui non indietreggia neppure di fronte al coltello che lei ha afferrato: glielo strappa di mano, lo spezza. Schiaffi e pugni. La Padovan crolla sul pavimento. Sergio ora stringe in pugno un trinciapolli preso in un cassetto aperto. Vibra fendenti alla cieca: la uccide, fugge. Va a casa e, di nascosto, pulisce con aceto le scarpe macchiate di sangue, lava i pantaloni e sotterra il maglione. Torna quindi in via Nazioni Unite. Confesserà poi: "Volevo attendere che qualcuno entrasse in quella casa per seguirlo e fingere di non saperne nulla-. Poco dopo infatti, arriva il figlio maggiore della Padovan. Il suo urlo di raccapriccio si sente dalla strada. Lomazzi sale di corsa le scale. « Che cosa è successo?». 'Hanno ammassato mia madre», grida il ragazzo. Giunge la polizia e l'assassino, con una scusa, si è già allontanato. Si interrogano i vicini, nessuno ha sentito né notato nulla. S'interroga anche questo ragazzo un po' impacciato: «Come ti sei procurato quei graffi sulla faccia?». E lui: »Me li ha fatti il gatto giocando». I primi sospetti. Il sottufficiale insiste: 'È quella ferita alla mano?». Sergio ribatte: «Niente, una sciocchezza». Lo portano in commissariato per interrogarlo. Oltre all'avvocato difensore presente nell'ufficio, anche il padre di Sergio: il ragazzo è minorenne e la legge impone in questi casi la presenza del capofamiglia. L'assassino nega: prima con sufficienza, poi con rabbia, quindi con disperazione. Cede dopo undici ore schiacciato dalle prove: «Si era ribellata, non ho capito più niente». Nell'ufficio si sente un singhiozzo, ma a piangere non è Sergio Lomazzi: è il padre che, in un angolo, al buio, sente il mondo crollargli addosso. Renato Rizzo

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