In cambio 50 tonnellate d'oro e oltre 5 miliardi di dollari di Ennio Caretto
In cambio 50 tonnellate d'oro e oltre 5 miliardi di dollari In cambio 50 tonnellate d'oro e oltre 5 miliardi di dollari DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Gli Stati Uniti e l'Iran hanno raggiunto l'accordo sulla liberazione degli ostaggi di Teheran dopo 443 giorni di prigionia. Carter ha annunciato la soluzione della crisi alle 4,55 di ieri mattina. Nello storico ufficio ovale della Casa Bianca, il volto tirato per la notte insonne, il presidente ha dichiarato di fronte a decine di microfoni e telecamere: -Abbiamo concluso l'intesa che porterà al rilascio dei nostri connasionali-. Cinque ore prima, a Teheran, il negoziatore iraniano Nabavi aveva detto alla stampa: -L'avventura è finita. Il governo americano ha finalmente accettato tutte le nostre condizioni. I prigionieri verranno liberati non appena esso trasferirà i nostri fondi all'Algeria-. Ieri sera, tuttavia, nessuno dei prigionieri aveva ancora lasciato Teheran. Un contrattempo tecnico (il mancato invio da parte della banca centrale iraniana di un documento necessario alle operazioni di trasferta) ne aveva ritardato la partenza. Il presidente Carter, che sperava di accogliere personalmente gli ostaggi a Wiesbaden. in Germania, ha rinunciato al viaggio, per non mancare oggi alla cerimonia dell'insediamento di Reagan alla Casa Bianca. A tarda ora. per placare il crescente nervosismo, il segretario di Stato Muskie ha affermato: -La liberazione è imminente: occorre essere forti in quest'ultima prova-. Ha aggiunto il suo portavoce, Trattner, in una conferenza stampa serale: -Non si tratta di un ritardo: l'attuazione dell'accordo presenta difficoltà tecniche che, siamo certi, verranno pres to supera te-. Con emozione, l'intera America ha seguito minuto per minuto le ultime drammatiche fasi della vicenda. Mentre alla Casa Bianca il portavoce Powell rifiutava di commentare l'intoppo (è o no — gli è stato chiesto — un estremo insulto al presidente?) la nazione si raccoglieva davanti ai televisori per vedere gli ostaggi sottoposti a visita medica a Teheran. In una ridda di notizie contraddittorie (-sono già all'aeroporto-, -no di notte i voli sull'Iran sono proibiti a causa della guerra con l'iraq-) la tv iraniana ha mostrato, senza il sonoro, i prigionieri coi medici e le infermiere. Più tardi, Na- bavi ha dichiarato che essi erano stati intervistati da giornalisti iraniani, e le loro risposte -sarebbero state trasmesse in tutto il mondo-. Nelle loro case, i familiari si sono abbandonati a lacrime di gioia e di sollievo. La sensazione che il contrattempo tecnico fosse un espediente per umiliare Carter e l'America nel momento più emozionante si è rafforzata quando Radio Teheran ha denunciato la loro -resa finale-. Già Nabavi aveva rilasciato commenti provocatori, sostenendo che - il grande Satana^ Usa aveva avuto la faccia -schiacciata nel fango-. Radio Teheran ha cosi proseguito: -A scopo propagandistico. Carter voleva compiere un gesto umanitario recandosi a Wiesbaden. Ma non potrà compiere questa pagliacciata: dovrà assistere al giuramento di Reagan al Campidoglio-. Al calare delle tenebre, ieri sera, Washington era in subbuglio. In privato, i funzionari della Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Oak Creek (Wisconsin). Barbara Tinnii, madre del sergente Kevin Hermening, abbraccia il cane del figlio, dopo l'annuncio
Persone citate: Kevin Hermening, Nabavi, Powell, Radio Teheran, Reagan
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