Duro ammonimento di Carter a Mosca per il riarmo, l'Afghanistan e Varsavia di Ennio Caretto

Duro ammonimento di Carter a Mosca per il riarmo, l'Afghanistan e Varsavia Ultimo messaggio del presidente sullo stato dell'Unione Duro ammonimento di Carter a Mosca per il riarmo, l'Afghanistan e Varsavia Parlando al Congresso a conclusione del mandato alla Casa Bianca, il presidente si è detto sicuro di consegnare al successore un'America sostanzialmente sana e pronta al confronto -1 rischi degli Anni 80 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Il presidente Carter, che quattro anni fa aveva incominciato il suo mandato con un'apertura all'Urss, lo ha chiuso ieri con un triplice, duro ammonimento. Nel Messaggio sullo stato dell'Unione al Congresso, messaggio, ha scritto, «che spero contribuisca all'elaborazione della politica americana». Carter ha invitato la superpotema comunista a ritirare le truppe dall'Afghanistan, a astenersi da un intervento in Polonia, e a cessare il proprio riarmo nucleare. Il documento, che rappresenta una sorta di pubblico testamento al momento del ritiro, simboleggia l'incredibile evoluzione compiuta dal Presidente. L'uomo della pace è divenuto l'uomo del confronto. Il Messaggio sullo stato dell'Unione, che potrebbe essere presto sostituito da un altro di Reagan (lo fece già Kennedy nel '61 con Eisenhower), contiene anche una parte economica di notevole importanza, e un bilancio riassuntivo della presidenza Carter. Nella parte economica. Carter addita l'inflazione, i rincari e la scarsità di petrolio come i principali pericoli negli Anni Ottanta. Nel bilancio riassuntivo, tra gli altri meriti, rivendica quello di aver portato stabilità nel Medio Oriente con la pace tra Egitto e Israele e di avere rafforzato il Patto Atlantico. Il linguaggio usato dal Presidente, che lascerà la carica dopodomani, è stato inequivocabile. «L'invasione dell'Afghanistan — ha detto — e l'imposizione di un governo burattino hanno messo in luce gli aspetti più nefasti della politica dell'Urss, politica che va al di là della rivalità tra le nazioni e la difesa degli interessi nazionali, violando le norme del diritto». «Come un anno fa — ha aggiunto — l'Urss minaccia nuovamente l'ordine internazionale. Essa ha ultimato i preparativi per un possibile intervento militare in Polonia. Sebbene la situazione polacca abbia dato segni di stabilizzarsi, le forze sovietiche rimangono in stato d'allarme e potrebbero scatenarsi dietro breve preavviso». Carter ha insistito anche sul riarmo sovietico, «un riarmo che supera tutte le ragionevoli esigenze della propria sicurezza», denunciando lo stato di relativa impreparazione dell'America. Ha attribuito però quest'ultimo ai suoi predecessori, Nixon e Ford, che ha accusato di imprudenti riduzioni del bilancio della Difesa, dimenticando che ciò era dovuto allo smantellamento dell'apparato bellico del Vietnam. «Noi — ha affermato — dobbiamo avere sia la forza militare, sia la volontà, politica necessarie a contenere i nostri avversari e ad aiutare i nostri alleati». Dietro la rigida denuncia dell'Urss, Carter ha però ri- proposto il tema della distensione. «Abbiamo ammonito il Cremlino che un incidente in Polonia avrebbe conseguenze negative e prolungate sui rapporti tra Oriente e Occidente, e in particolare tra l'Urss e gli Stati Uniti. Questi rapporti sono determinanti agli effetti della guerra e della pace. Mentre ci riarmiamo non possiamo rinunciare al dialogo». JZ Presidente ha ribadito che a suo parere il trattato Salt 2 per la limitazione delle armi strategiche da lui firmato con Breznev ma non ratificato dal Senato «rappresenta un significativo passo avanti». Il capo di Stato e di governo uscente è tornato sul valore dei diritti civili, cui i repubblicani hanno attribuito il fallimento della sua politica estera. «Coloro che scorgono una contraddizione — ha detto — tra la nostra sicurezza e i nostri interessi umanitari dimenticano che la base della stabilità è la fiducia tra governanti e governati». Carter ha perciò presentato un sostanzioso programma di aiuti all'estero, condizionandolo al rispetto degli istituti democratici. In questo ambito, ha concluso, uno degli obiettivi deve essere la prevenzione della proliferazione delle armi nucleari nel Terzo Mondo. Il Presidente si è dichiarato orgoglioso dei risultati ottenuti in quattro anni di gestione del Paese. Ha sostenuto che «l'economia si è dimostrata molto resistente». «Dal mio ingresso alla Casa Bianca — ha continuato — il prodotto nazionale lordo è cresciuto in media del 3 per cento annuo, e complessivamente i posti di lavoro sono aumentati del 10 per cento. Ma il permanere dell'inflazione, che minaccia la produttività e lo sviluppo economico, ci obbliga a limitare al minimo l'ascesa delle spese dello Stato. Compatibilmente con la sicurezza nazionale e i bisogni dei meno abbienti, dobbiamo arrivare al pareggio del bilancio». / meriti maggiori sono stati rivendicati dall'ex governatore della Georgia nel settore energetico, sociale e burocratico. Nel primo, egli ha ricordato, si sono create le strutture per lo sfruttamento delle fonti alternative, e si è liberalizzata la produzione interna del petrolio, con un grosso calo delle importazioni. Nel secondo, si sono varate leggi per i minimi salariali, l'ampliamento dei sussidi di disoccupazione e quello dell'istruzione. Nel terzo, si sono ridotti gli sprechi e si è ridimensionato il personale. Carter ha terminato ringraziando il Congresso dell'appoggio fornitogli. Ennio Caretto

Persone citate: Breznev, Eisenhower, Kennedy, Nixon, Reagan