Ulster, tunnel senza uscita

Ulster, tunnel senza uscita OSSERVATORIO Ulster, tunnel senza uscita Bernadette Devlin, che le cronache del *69 e del '70 chiamavano la «Giovanna d'Arco» dei cattolici, giace in un ospedale di Belfast e i medici ancora non sanno se riusciranno a salvarla. In un'altra corsia si lotta per sottrarre alla morte il marito, l'insegnante Michael McAliskey, il cui corpo, come quello della moglie, è trafitto e lacerato da vari proiettili. Un altro dramma, che si aggiunge ai mille drammi irlandesi, senza però modificare il corso degli eventi: un'ennesima violenza in un secolare calvario di violenze. Perché questo è l'aspetto più cupo di questa odissea: la sua inesorabilità. Cambiano i personaggi, cambiano talvolta gli intrecci, ma il film dell'Ulster è sempre il medesimo. Attentati, bombe, atrocità: all'estremismo cattolico fa sanguinoso pendant l'estremismo protestante. Nella stessa giornata di venerdì, in cui tre ultra-protestanti — subito arrestati — falciavano Bernadette e il marito, i provos dell'Ira ammazzavano un maggiore della dogana e distruggevano completamente un noto ristorante di Belfast. Il governo britannico parla di un «livello tollerabile di violenza», e tollerabile è se paragonato a quello di altri periodi. Ma è un'ammissione d'impotenza. Le uniche speranze sono a lungo termine. Tanto Londra quanto Dublino vogliono tagliare questo cancro, ma si avanza con cautela, a tentoni, tra mille progetti e mille inevitabili ambiguità. Bisogna agire, ma non bisogna sottovalutare l'asprezza, e i rischi, dell'impresa. La storia è stata crudele con l'Irlanda tutta, ha seminato nei secoli tanti e tali conflitti, ha spezzato tante e tali illusioni che la creazione di un nuovo e sereno assetto estenua gli animi più fiduciosi. E' soltanto il suo isolamento geografico che impedisce all'Ulster perniciose metastasi. L'Inghilterra si disfarebbe volentieri dell'Irlanda del Nord che, da anni ormai, grava pesantemente sulle sue deboli risorse economiche. Tra investimenti, sovvenzioni e spese militari, l'Ulster costa a Londra somme imponenti. La soluzione migliore potrebbe essere nel graduale avvento di legami federali tra l'Eire e l'Ulster: ma con la stessa intensità con cui la minoranza cattolica teme ora la maggioranza protestante nell'Irlanda del Nord, questa maggioranza paventa le incognite di uno status minoritario in un'eventuale Irlanda semi-unificata. Come smorzare queste paure dei protestanti nord-irlandesi? C'è un raggio di luce. Fino a qualche anno fa, Belfast vedeva ridi'Ei re un Paese misero e «dominato dal Papa». Da allora, la Repubblica irlandese ha avuto un «miracolo economico», e continua ad averlo. Possiede industrie nuove e fiorenti, mentre quelle dell'Ulster sono sorrette da Londra; ha un tenore di vita superiore; si è affrancata da molte costrizioni vaticane; e gode di una serena pace democratica. Insomma, potrebbe essere un buon partner per un matrimonio di convenienza. I protestanti moderati affrontano la prospettiva con circospezione, ma cominciano a valutarla. Sembra assurdo parlare di un «livello tollerabile di violenza» mentre Bernadette Devlin potrebbe morire da un'ora all'altra. Ma proprio perché gli orrori nord-irlandesi sono meno orrendi del consueto, i tentativi politici devono farsi più coraggiosi. E' una pausa preziosa, prima della prossima feroce epidemia. Mario Ciriello Bernadette Devlin: l'ultimo atto del dramma nordirlandese

Persone citate: Bernadette Devlin, Giovanna D'arco, Mario Ciriello Bernadette