Deficit, scioperi, troppo personale Chiude la linea aerea israeliana?

Deficit, scioperi, troppo personale Chiude la linea aerea israeliana? Se non si raggiungerà un accordo per la ristrutturazione Deficit, scioperi, troppo personale Chiude la linea aerea israeliana? NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — La compagnia aerea israeliana El Al rischia di scomparire. Secondo il governo e la direzione della società, El Al ha i giorni contati se non si raggiungerà un accordo con i sindacati sul piano di risanamento elaborato nel 1980. E' un caso esemplare nella grave crisi economica del Paese. Mercoledì scorso il personale a terra ha scioperato alcune ore, paralizzando il traffico: le trattative sulla cassa integrazione per 56 dipendenti del settore per tre mesi erano fallite. La direzione ha cosi deciso di licenziare 6 sindacalisti. E' stata l'esclation. Giovedì, tutto il personale ha deciso uno sciopero totale, costringendo gli aerei a terra. Il presidente della El Al, Abraham Sbavit, ha annunciato di essere deciso a chiudere definitivamente la compagnia. La sera stessa, la centrale sindacale Histadrut ha minacciato uno sciopero generale in tutto il Paese. Shavit ha sospeso la decisione per ulteriori colloqui, i voli sono ripresi. Già nel gennaio dello scorso anno El Al ha rischiato di chiudere. Il governo, che controlla la compagnia, non era disposto a pagare il deficit, che nell'esercizio aprile 1978-marzo 1979 aveva toccato i 60 milioni di dollari, oltre 55 miliardi di lire, su un volu me d'affari di circa 450 milioni di dollari. Poi, in seguito alle pressioni dell'opinione pubblica e dei sindacati, diede mandato a Shavit, leader del la maggior organizzazione padronale israeliana e appe na nominato presidente della società aerea, di tentare un salvataggio. Una missione quasi impossibile: nell'esercizio 1979-1980 il deficit ha rag giunto 93,6 milioni di dollari, l'indebitamento 80 milioni di dollari. El Al è vittima degli stessi mali di tutte le altre grandi compagnie aeree, con in più un personale sterminato, aerei superati e insaziabili consumatori di kerosene, linee e scali non redditizi, scioperi continui. Alla fine di dicembre del 1979, Shavit ha presentato il primo piano di risanamento, e drastico: riduzione degli effettivi in pochi mesi da 6 mila a 4 mila persone; impegno da parte del personale di terra a non scioperare per 5 anni; sensibile diminuzione degli stipendi (per i piloti, il 40 per cento); abolizione di straordinari, permessi e biglietti gratuiti. La rete è stata ridotta, molti uffici all'estero sono stati soppressi. Ora gli esperti ritengono che El Al sia valida, ma raccomandano nuove restrizioni, fra le quali la diminuzione della flotta da 17 a 14 apparecchi. Per i sindacati è troppo: non vogliono dare alla direzione un assegno in bianco per fare sempre maggiori sacrifici. -In queste condizioni — dice un delegato dell'Histadrut — è meglio chiudere El Al». E, secondo il governo, la flotta ferma a terra costerebbe meno di quanto ne costi il funzionamento. I ministri hanno sempre più dubbi sulla possibilità di risanare la compagnia. La tentazione è di ripartire da zero, con una nuova società, un nuovo contratto e ranghi ridotti. Questo è un problema in più per Begin, che si è appena rassegnato ad accettare l'idea di elezioni anticipate; un problema che egli stesso deve risolvere, poiché sostituisce attualmente il ministro dei Trasporti, ammalato, ed è ministro ad interim per la Difesa e le Finanze. Francis Cornu Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Abraham Sbavit, Begin, Francis Cornu, Shavit

Luoghi citati: Italia