D'Urso: «Ho fiducia in questo Stato» Senzani era uno dei carcerieri delle Br di Sandra Bonsanti

D'Urso: «Ho fiducia in questo Stato» Senzani era uno dei carcerieri delle Br Il giudice con fermezza lancia quasi una sfida ai terroristi D'Urso: «Ho fiducia in questo Stato» Senzani era uno dei carcerieri delle Br Conferenza stampa del magistrato: «I terroristi non mi hanno distrutto» - «Non sono un delatore: sottoposto a processo ho chiarito la mia missione» - Nessuna polemica con i giornali: «Esprimo a tutti il mio grazie» - Il criminologo ricercato partecipò alla riunione nella quale fu organizzato il sequestro ROMA — Sfinito ma non piegato dalle Brigate rosse, Giovanni D'Urso dice pubblicamente e formalmente che la sua fedeltà allo Stato è «estrema» come il giorno In cui prestò il giuramento «all'inizio della carriera di magistrato». Logorato dai 33 giorni terribili, ma austero, il giudice rivolge lo sguardo ai giornalisti e placa le polemiche affermando: «Esprimo a tutti indistintamente, a tntta la stampa indistintamente 11 mio grazie più sentito pronunciato dal profondo del cuore, un grazie incondizionato, sincero, franco, leale». Il magistrato tornato alla vita, confuso in «un turbinio di sentimenti», avverte: «Mi è giunta l'eco di qualche divisione nelle posizioni, cosa del resto comprensibile: io apprezzo e rispetto qualsiasi posizione senza riserve, nel modo più incondizionato perché so che sono maturate dopo l'esame più approfondito di tutte le implicazioni possibili, è stata rispettata al massimo la più sincera e assoluta onestà di intenti. Sono state frutto di tormento interiore e assunte nella più perfetta buona fede». I giornalisti pigiati intorno all'uomo sulla cui vicenda hanno scritto per oltre un mese sentono quasi un sollievo di fronte a questa serena equità. E' come se, invece di quell'impermeabile chiaro nel quale si stringe incessantemente, il giudice indossasse la sua toga nera. E' stanco e sofferente, travolto da quegli stessi mezzi di comunicazione che sono stati ricattati dai suoi rapitori, ma non si tira indietro e cerca conforto passandosi la mano sulla fronte, sui capelli pettinati all'indietro, quasi com'era prima del sequestro, senza la lunga barba scomposta. Dice: «Ho cercato di ritrovare la mia personalità»: ma sono passati due giorni soltanto da quando al Portico d'Ottavia è stato abbandonato nel portabagagli della 127. Eppure ripete «non mi hanno distrutto», fa appello a tutta la sua fierezza siciliana e a chi gli chiede se si sente «un delatore» risponde: «Quello che posso dire è che, essendo stato sottoposto a un processo per quello che avevo fatto, ho chiarito quella che era la mia missione, e basta». Volevano che raccontasse tutto della sua prigionia, come avevano fatto i giudici Sossi e Di Gennaro, che desse giudizi sulle Brigate rosse e sulla linea della fermezza; lui, con fermezza, ha fatto capire che non era questa «la sede» per trattare delle «implicazio-1 ni politiche, amministrative, giudiziarie, e sociali». Ha chiesto scusa accorgendosi di «deludere» i giornalisti. Ma, alla fine, rincontro col giudice D'Urso è stato un'occasione preziosa, una lezione di serietà. Dalle sue parole, è risultata chiarissima la preoccupazione di non lasciarsi sfuggire nemmeno un particolare per non nuocere alle indagini. E si è capito che i temi più caldi, in questo senso, sono proprio le lettere da lui scrìtte nella «prigione del popolo» e l'apparizione di sua figlia Lorenza a «Tribuna politica flash». Il perché, per ora non si sa. «Il massimo che posso offrire su questa mia triste vicenda» spiega «è una testimonianza umana di Giovanni D'Urso, di Nanni D'Urso come mi chiamano gli amici, non Vanni, come qualcuno ha scritto». Le domande sono quasi tutte fuori del seminato. Il magistrato è quasi sempre in difficoltà, ma è veramente difficile chiedergli qualcosa a cui si senta di poter rispondere. La sua lettera al direttore dell'/i vanti.'. «Per quanto riguarda le lettere mi pare sia un aspetto non marginale dell'insieme, Sandra Bonsanti (Continua a pagina 2 in ottava colonna) Roma. Giovanni D'Urso parla ai giornalisti nella sede della Federazione della stampa italiana

Persone citate: D'urso, Giovanni D'urso, Nanni D'urso, Senzani, Sossi

Luoghi citati: Roma