Carli: le barriere doganali non servono bisogna ridare fiato all'industria Cee di Renato Proni

Carli: le barriere doganali non servono bisogna ridare fiato all'industria Cee Il presidente dell'Unice si é incontrato a Bruxelles conThorn Carli: le barriere doganali non servono bisogna ridare fiato all'industria Cee BRUXELLES — Guido Carli, presidente dell'Unione delle confederazioni delle industrie europee, ha consegnato ieri mattina al presidente della Commissione europea Gaston Thorn un documento dì sedici pagine dal titolo «Memorandum dell'Unice sulla situazione nella Cee e le sue prospettive di convergenza interne». Il documento dell'Unice rileva la crisi, peraltro generale, di idee per spingere in avanti il processo di unificazione europea. Ha ammesso Carli «non abbiamo inventato nulla». Tuttavìa, il rapporto sottolinea l'importanza della convergenza economica e monetaria, dell'efficienza industriale e della libertà economica come momento di associazione europea. Il documento chiede soprattutto alla Cee un orientamento verso un'economia di mercato più libera per sostenere la concorrenza estera, quindi anche severi controlli sugli aiuti non giustificati alle industrie pubbliche. L'Unice, evidentemente, sente l'influenza dei principi economici che stanno ispirando i programmatori di Ronald Reagan, presidente eletto americano. Anche l'Europa — si deduce dal documento — vuole un ritorno ai sistemi puri del capitalismo, sia all'interno che all'esterno: redditività, mobilità della manodopera, niente protezionismo, concorrenza leale, minimo ingerimento da parte dei governi nelle attività economiche. Questa, secondo Carli, è la strada per ridare fiato e validità anche ideologica all'economia occidentale, da troppi anni asfissiata da principi alterni e contrastanti. Carli ha negato ogni validità alle tesi protezionistiche anche nel settore delle esportazioni giapponesi di automobili in Europa. Dovrebbero bastare, ha detto, la ristrutturazione dell'industria dell'auto e nuovi investimenti, perché l'Europa migliori le sue posizioni nei confronti dei giapponesi, ma a patto che i nostri esportatori trovino la parità sull'apertura del mercato giapponese. Ma gli è stato chiesto, un lavoratore giapponese produce 46 automobili all'anno contro le 12 di un lavoratore europeo, come si può eliminare un divario cosi grosso? Carli ha detto che queste cifre saranno vere, ma in ogni modo non sono rappresentative delle condizioni reali, poiché si deve tener conto delle caratteristiche diverse nelle strutture aziendali di produzione tra il Giappone e l'Europa. A proposito di convergenza economica nella Cee, un giornalista ha chiesto a Carli come mai, in un'ora di conferenza-stampa, egli non avesse mai citato la parola disoccupazione (che interessa sette milioni di europei) e se non credesse che l'unica convergenza programmata dai vertici europei e da quelli economici mondiali fosse, appunto, la convergenza sui tassi di disoccupazione. Carli ha risposto che effettivamente il problema numero uno è quello della lotta all'inflazione, sema una cui soluzione non si può promuovere la crescita e quindi una maggiore occupazione. Al momento, quindi, la crescita sostenuta non è possibile e perciò la disoccupazione effettivamente aumenta. Con molta freddezza, Carli ha sostenuto che le cifre sull'occupazione non corrispondono alla realtà e che un'approfondita inchiesta rivelerebbe che il tasso di disoccupazione, per esempio in Italia, è assai inferiore. Renato Proni

Persone citate: Carli, Gaston Thorn, Guido Carli, Ronald Reagan

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Giappone, Italia