«Ho sempre informato i ministri» dice l'ex direttore delle dogane

«Ho sempre informato i ministri» dice l'ex direttore delle dogane Del Gizzo, sollevato da Reviglio, interrogato ieri dal giudice a Torino «Ho sempre informato i ministri» dice l'ex direttore delle dogane Il suo ufficio, come altri periferici dell'Utif, si è trovato coinvolto nell'inchiesta sullo scandalo dei petroli - Ha anche spiegato i suoi rapporti con Musselli (latitante) TORINO — E' entrato disinvolto e sorridente il direttore generale delle dogane Ernesto Del Gizzo, ieri mattina, nell'ufficio del giudice Vaudano per l'atteso interrogatorio. Ne è uscito dopo oltre due ore, il volto scuro, senza un commento. Sul tavolo del magistrato sono rimasti un portacenere colmo di mozziconi di sigarette e una cartella con una decina di fogli dattiloscritti, il verbale delle dichiarazioni dell'alto funzionario, «sollevato» dall'incarico in questi giorni dal ministro Reviglio. Il suo ufficio e quelli periferici dell'Utif (Ufficio tecnico imposte di fabbricazione) so¬ no nel pieno della bufera dopo gli sviluppi dello scandalo dei petroli. Parecchi alti dirigenti e «procuratori» dell'Utif sono accusati di complicità con i petrolieri truffatori. Possibile — si sono chiesti alcuni magistrati — che il contrabbando di prodotti petroliferi sia continuato per anni senza un adeguato intervento dei pubblici controllori? In base a quali criteri avvenivano i trasferimenti dei vari funzionari? Qualcuno, molto «in alto», piazzava i dirigenti «sospetti» nei posti chiave del contrabbando per coprirlo? Domande, queste, attorno alle quali è ruotato l'interro- gatorio di Del Gizzo (assistito dall'avv. Nando Taddei di Roma) raggiunto da comunicazione giudiziaria per falso ideologico e in atto pubblico, omissione d'atti d'ufficio, favoreggiamento personale e interessi privati in atti d'ufficio. Napoletano. 50 anni, Del Gizzo è chiamato alla direzione generale delle dogane nel marzo '77 dopo una rapida carriera nell'amministrazione statale e una pluriennale esperienza alla Comunità economica di Bruxelles. Ma non appena prende possesso dell'alto incarico al ministero delle Finanze, si trova tra le mani una patata bollente. C'è da trasferire il direttore Utif di Roma ing. Benedetto Morasca, funzionario troppo chiacchierato. Con uno stipendio statale di mezzo milione, Morasca fa una vita da nababbo, viaggia su un'auto munita di radiotelefono, nel suo ufficio s'è fatto installare un telefono privato che paga di tasca sua. Del Gizzo viene a sapere che Moraasca ha contatti poco chiari con un petroliere di Firenze. S'oppone al suo trasferimento in Toscana come l'interessato chiede, ma lo manda non molto distante, a Bologna, altro centro nevralgico del contrabbando. Il predecessore di Del Gizzo, Guido Tommasone, prima di lasciare l'incarico aveva proposto il trasferimento di Morasca a Catanzaro. Si scoprirà più tardi che il funzionario aveva interessi in una società bolognese collegata con la Solimi, la finanziaria di Bruno Musselli, petroliere latitante. Morasca sarà poi arrestato. Al giudice Vaùdano, il direttore «sollevato» delle dogane (ha ripreso lavoro in un altro ufficio del ministero) ha spiegato le difficoltà sue e dei suoi collaboratori nel tenere sotto controllo, con pochi uomini e con una legislazione farraginosa, una congerie di traffici che vanno dagli oli minerali, agli alcoolici, alle acque minerali. Ha giurato sulla sua onestà, ha ricordato i suoi interventi per rimuovere o trasferire funzionari sospetti (ha citato i casi di Morasca, di D'Errico, capo ufficio Utif di Roma, di Ferlito, funzionario Utif di Torino). Ha aggiunto: 'In ogni caso io ho sempre informato i ministri che si sono succeduti alle Finanze, Pandolfi. Malfatti, Reviglio. Conoscendo la mia fama di "duro" mi hanno solo raccomandato di andarci cauto... di non fare il terrorista». E sulle sue amicizie chiacchierate? I suoi rapporti con Musselli? 'Soltanto un paio di telefonate. Una volta è venuto in ufficio a prendere un caffè. Come sono venuti il cavaliere del lavoro Monti, altri petrolieri, il marchese Theodoli e anche Freato. Come è venuto anche Crocetta, il segretario del ministro Colombo, coinvolto nell'affare Caproni». E' vero che il numero diretto di Del Gizzo al ministero era sull'agenda di Musselli? «fi che cosa significa? Erano in tanti ad averlo. Musselli venne a perorare la causa per l'autorizzazione alla raffineria di Mantova di cui era amministratore delegato. Ma il "placet" era di competenza del ministero dell'Industria». Finito l'interrogatorio di Del Gizzo, il giudice Vaudano ha convocato per l'interrogatorio l'ex colonnello della Finanzaè avvocato Giulio Formato, in carcere da lunedi a Casale Monferrato. Numerose le contestazioni mosse al legale diventato il «gran consigliere» dei petrolieri ora coinvolti nell'inchiesta- Guido J. Paglia