I parlamentari psi liberi di pronunciarsi pro o contro la riapertura del caso Gioia di Ezio Mauro

I parlamentari psi liberi di pronunciarsi pro o contro la riapertura del caso Gioia La loro scelta sarà decisiva per la messa in stato d'accusa dell'ex ministro I parlamentari psi liberi di pronunciarsi pro o contro la riapertura del caso Gioia Identica la posizione di pri, psdi e liberali - Il segretario del pli, Zanone, ha firmato >/~\lkf A CI liKi'n »t nVin I —ROMA — Sul libro nero che registra i nomi dei deputati e dei senatori decisi a mettere in stato d'accusa l'ex ministro democristiano della Marina Mercantile. Giovanni Gioia, erano finite fino a ieri sera 380 firme. Dopo l'archiviazione dell'Inquirente, per portare Gioia a giudizio davanti alle Camere riunite occorre la richiesta di 477 parlamentari: ieri, mentre Montecitorio si svuotava dopo il voto di fiducia al governo, il psi ha deciso di lasciare libertà di coscienza ai propri deputati e senatori, mentre il pli ha scelto di chiedere la riapertura della vicenda in aula. Ma anche con le firme dei liberali (pri e psdi sono per la libertà di coscienza) il quorum sembra a questo punto dificilmente raggiungibile. I termini scadono mercoledì: ma è probabile che il caso dei «traghetti d'oro» continui a navigare in acque tranquille, al largo del Parlamento. La decisione dei socialisti era attesa da giorni, e proprio il lungo dibattito sulla fiducia a Forlani aveva fatto slittare a ieri pomeriggio la riunione decisiva del direttivo dei due gruppi parlamentari, in seduta congiunta. C'è stata, nel primo pomeriggio, una riu¬ niudaFbtdnctsrtsbsSnd«ldddnprl — H: „4-hn*.n — t~\ ; ti., ; nione ristretta con Craxi. Poi il direttivo ha discusso per un'ora e mezzo, e infine ha deciso all'unanimità (l'unica astensione è quella di Marte Ferrari, achilliano) per la liberta di coscienza. I direttivi, dice il documento firmato dai presidenti dei due gruppi, Labriola e Cipellini, danno atto «dell'assoluta correttezza del comportamento dei rappresentanti socialisti nella Commissione inquirente, e prescindono dal merito della questione», decidendo ..Ai n r\-n /im/ir-n r\p+nf*nli nlln W— «di non creare ostacoli alla richiesta sostenuta da un terzo dei parlamentari della Repubblica. Per conseguema i direttivi lasciano ai singoli deputati e senatori socialisti di valutare e di decidere sul rinvio del caso Gioia al Parlamento. La libertà di coscienza viene sottolineata anche dal pli, che però ha dato indicazione ai suoi parlamentari di firmare per la riapertura della vicenda Gioia davanti alle Camere. La decisione è stata presa ieri a Montecitorio, dove l'onorevole Biondi, in una riunione tra i parlamentari liberali e l'esecutivo del partito, ha riassunto il caso, cosi come emerge dalla lettura delle quattro relazioni, presentate una a nome della maggioranza e tre della minoranza. 'Nessun liberale — ha ricordato Biondi — fa parte della Commissione per i procedimenti d'accusa, e proprio per questo la valutazione degli elementi di prova non può essere fatta soltanto sulla base di relazioni diverse e contrastanti, ma dalla più vasta e profonda discussione del Parlamento». Nello stesso pomeriggio di ieri, il segretario liberale Zanone è salito a Montecitorio al salone della Lupa, I ri mio ci cimiero lo T'ocrìcfr'o': dove si svolge la registrazione, per firmare la richiesta di riaprire il caso Gioia. Anche con le firme liberali, però, il quorum sembra lontano. Tra Camera e Senato, le forze schierate per portare a giudizio Giovanni Gioia (radicali, comunisti, missini, liberali, indipendenti di sinistra e pdup) raggiungono quota 391. Per arrivare a quota 477, necessaria perché il caso dei «traghetti d'oro» si riapra, sarebbe in pratica necessario che quasi tutti i 94 socialisti, dopo la decisione del partito di autorizzare una scelta in libertà di coscienza, decidessero di firmare, e questo non appare probabile. Ieri sera, quando le cancellerie della Camera e del Senato hanno chiuso le porte per riaprirle lunedì mattina, avevano firmato 110 senatori, e 275 deputati. Lo schieramento ufficiale dei gruppi che hanno chiesto di mettere l'ex ministro Gioia in stato d'accusa, a Montecitorio può rag giungere al massimo quota 265: alla Camera, quindi, una decina di deputati della sini stra socialista ha deciso già ieri di firmare. Ma il quorum per lo scandalo dei «traghetti d'oro», è ancora in alto mare. Ezio Mauro

Persone citate: Cipellini, Craxi, Forlani, Gioia, Giovanni Gioia, Labriola, Marte Ferrari, Zanone

Luoghi citati: Roma