Bernadette Devlin, l'«eroina cattolica» dell'Ulster, gravissima per attentato

Bernadette Devlin, l'«eroina cattolica» dell'Ulster, gravissima per attentato Arrestati i responsabili: sono tre estremisti protestanti nord-irlandesi Bernadette Devlin, l'«eroina cattolica» dell'Ulster, gravissima per attentato Ferito anche il marito - Da tempo viveva nell'ombra - Recentemente tuttavia aveva difeso lo sciopero della fame dei detenuti cattolici che chiedevano lo status di «prigionieri politici» DAL NOSTRO CORRRISPONDENTE LONDRA — Una delle f igu re più vivide della tragedia nordirlandese giace in un ospedale di Belfast, il corpo trafitto da sette proiettili. E' Bernadette Devlin, «eroina» per vari anni della minoranza cattolica. La sua vita non sembra essere in pericolo, ma il suo stato è «gravissimo», con possibilità di complicazioni. Nello stesso ospedale, in condizioni non meno inquietanti, è il marito. Michael McAliskey, un insegnante. Gli attentatori sono già nelle mani delle autorità. Sono tre estremisti protestanti: appartengono tutti a una «formazione paramilitare», forse alla Red Hand, la Mano Rossa. Scena del dramma: la casa di Bernadette e Michael, vicino a Coalisland, una sessantina di chilometri da Belfast. Ieri mattina, mentre Bernadette preparava la prima colazione per i tre figli — due bambine e un ragazzo —, tre uomini hanno fatto irruzione nella casa, che sorge isolata in aperta campagna. L'attacco è stato fulmineo: le scariche hanno investito Bernadette e il marito, che per fortuna era- j no ancora soli nella stanza. Una pattuglia dell'esercito ha udito i colpi e ha informato due elicotteri in perlustrazione. I tre terroristi sono stati arrestati a pochi chilometri dalla casa. Bernadette Devlin entrò d'impeto nelle cronache internazionali fra il 1968 e il 1969, quando la minoranza cattolica passò all'azione per ottenere i «diritti civili». Si chiedevano varie e naturali riforme: che tutti avessero diritto a votare nelle elezioni amministrative e tutti disponessero di un solo voto; che una nuova commissione determinasse nuovi distretti elettorali; che finisse la discriminazione contro i cattolici nell'assegnazione delle case municipali; che fosse sciolto il gruppo dei B-Specials, una milizia che in realtà era un braccio armato dei protestanti. Bernadette Devlin era alla testa di queste aspre, spesso sanguinose lotte. Nell'aprile del 1969, la Devlin entrò alla Camera dei Comuni. Era stata eletta da una circoscrizione dell'Ulster, aveva appena compiuto ventidue anni. Mai, in quasi due secoli, il Parlamento aveva accolto un deputato tanto giovane. L'ultimo era stato William Pitt (lo stesso Pitt che divenne premier, nel 1783, a ventiquattro anni). Bernadette si battè a Westminster con lo stesso ardore con cui si era battuta sulle barricate. Poi, a poco a poco, la presenza di Bernadette sulla scena politica si fece sempre più fioca. Finito il mandato parla¬ mentare, la giovane donna non ne ha cercato uno nuovo: ha sposato Michael McAliskey, si è ritirata con lui nella solitudine della campagna, si è creata una famiglia. Era una condotta che aveva una sua logica perché, nonostante il suo «nazionalismo», Bernadette non era un'estremista. Ai vittoriosi combattenti per i «diritti civili» si erano sostituiti i guerriglieri e i terroristi dell'Ira. Il loro obiettivo era un altro: il ritiro delle forze inglesi dall'Ulster, l'unificazione — se necessario, con la forza—dell'Irlanda. Perché allora l'attentato? Perché, nelle ultime settimane, Bernadette Devlin era uscita dall'ombra e dal silenzio per difendere la causa di quei detenuti cattolici che chiedevano lo status di «prigionieri politici». Alcuni avevano cominciato uno sciopero della fame, due erano vicini alla morte. Dinanzi al duro «no» di Margaret Thatcher. l'Ira e i detenuti rinunciavano alla lotta. Ma l'estremismo protestante non ha perdonato a Bernadette la sua breve riapparizione. Mario Ciriello Bernadette Devlin

Luoghi citati: Belfast, Irlanda, Londra, Ulster