La Sip punta al pareggio nell'81

La Sip punta al pareggio nell'81 La società spera in nuovi aumenti tariffari, si parla di tagli nell'indotto La Sip punta al pareggio nell'81 Approvato l'aumento di capitale di 800 miliardi: sarà sottoscrìtto dalla Stet; 600 miliardi arriveranno da Imi e Icipu - L'In cerca il recupero di azionisti privati - I debiti hanno raggiunto 8000 miliardi TORINO — Il 1981 sarà l'anno della «ripresa» per la Sip, ma sarà anche un -anno di sacrifici per l'azienda telefonica e i fornitori». Insomma, la Sip non tornerà, certamente a dare utili, ma spera seriamente di recuperare le perdite del 1980, che saranno inferiori ai 486 miliardi persi nel '79. Inoltre il vertice della società farà di tutto non solo per risanare il bilancio, ma anche per evitare che i piccoli azionisti (60 mila, che rappresentano il 30% del capitale) vengano depennati definitivamente dall'elenco del soci, visto che l'aumento di capitale varato ieri (da 880 a 1680 miliardi) porterà all'85% la quota di controllo Iri-Stet. Queste, in sintesi, le conclusioni cautamente ottimistiche di Ottorino Beltrami, dal luglio scorso presidente della Sip, contenute nella sua relazione all'assemblea Beltrami era partito da una analisi piuttosto cruda della situazione Sip. Un disastro dal punto di vista finanziario, tanto che il «rapporto tra debiti finanziari e capitale investito, che a fine 79 aveva gii raggiunto V83 per cento», a fine '80 si è «ulteriormente deteriorato.. In pratica l debiti sono saliti a 8000 miliardi, facendo si che ogni giorno la Sip è costretta a versare, per soli interessi, qualcosa come due miliardi alle banche. E' proprio questa situazione che ha fatto scattare, nell'agosto scorso, r.operowfone salvataggio», su cui dovrebbe muo¬ versi il risanamento Sip. Questa operazione è piuttosto complessa, ma sostanzialmente può essere riassunta cosi. Il primo passo è stato compiuto ieri, con il varo dell'aumento di capitale di 800 miliardi, tutti soldi di provenienza Iri-Stet, poiché a nessuno degli azionisti privati conviene sottoscrivere oggi azioni a duemila lire che in Borsa valgono 1200-1300 lire. Ciò di fatto ha cambiato il volto della Sip (si è arrivati alla «nazionalizzazione surrettizia», oppure «aperta» come auspicato dal senatore Libertini) ma non risolve i problemi della società telefonica. «Non è una goccia, ma un buon bicchiere d'acqua — l'ha definita Ieri Beltrami — in un barile che richiede ben altri interventi». E questi «altri interventi» sono già stati in gran parte definiti nel «piano salvataggio» definito dal Cipe In pratica sono: la Sip, oltre agli 800 miliardi che affluiranno nelle sue casse dalla Stet (560 miliardi sono già stati versati, altri 240 l'In li verserà appena sarà ricostituito il suo fondo di dotazione), potrà contare su 600 miliardi di prestiti Imi-Icipu, di cui una prima tranche di 450 miliardi è stata praticamente deliberata ieri dall'Imi. Inoltre dagli aumenti tariffari decisi a novembre la Sip potrà contare su altri 700-800 miliardi, cui presto, probabilmente, se ne aggiungeranno altri 150-200 che il Cipe si è già impegnato a far confluire A tutti questi soldi bisogna poi aggiungere altri 150-170 miliardi che la Sip «rìsparmierà» quando verrà ridotto dal 4,50 allo 0,50% il canone di concessione (il provvedimento è già in discussione alla Camera), mentre altri 150 miliardi la società telefonica li riceverà tramite un prestito iri che è già stato annunciato ufficialmente. Insomma, entro l'anno, la Sip dovrebbe avere dai 2000 ai 2300 miliardi in più, che le permetteranno di far fronte al piano di investimenti (2600 miliardi nell'81) Poiché Beltrami, da «buon navigatore», come si è autodefinito ieri, sa che non tutto filerà per il verso giusto (nel senso che alcune cadenze po¬ tranno slittare), nella replica di ieri è stato piuttosto prudente: al «cauto ottimismo» ha abbinato il discorso dei sacrifici, soprattutto per quanto riguarda l'.indotto Sip». E questo è un argomento piuttosto scottante. Proprio due giorni fa l'Anie, l'associazione che raggruppa le aziende elettroniche, aveva lanciato un grido d'allarme, parlando di un «vuoto di carico di lavoro del 50%», con il conseguente ricorso alla cassa integrazione per 50 mila addetti del settore. La Sip aveva subito risposto che ogni drammatizzazione è prematura, perché i programmi '81 «non sono ancora stati decisi». Che qualche taglio comunque ci sarà, sembra certo, cesare Roccati

Persone citate: Beltrami, Libertini, Ottorino Beltrami

Luoghi citati: Torino