Per la prima volta ua Pai ha chiesto di applicare la «elegge sai pentiti» di Vincenzo Tessandori

Per la prima volta ua Pai ha chiesto di applicare la «elegge sai pentiti» Al processo d'appello di Firenze contro l'«Anonima sequestri» sarda Per la prima volta ua Pai ha chiesto di applicare la «elegge sai pentiti» A favore di due imputati che rivelarono le responsabilità della gang - La pubblica accusa ha proposto ai giudici di infliggere un quinto ergastolo e pene detentive per 183 anni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — Ergastolo. Per cinque volte l'accusa pubblica ripete la proposta di pena a vita e sembra voler dare un sigillo a questo processo d'appello sui reati della cosiddetta «anonima sequestri» sarda: rapimenti e omicidi, furti e rapine, violenze e minacce. Le richieste del Procuratore Generale, Pieraldo Tani, non si discostano troppo dalla sentenza che in primo grado, nel luglio '79, inchiodò la banda che quattro anni avanti aveva seminato terrore e morte, rapito e ucciso Alfonso De Sayons, Luigi Pierozzi e Piero Baldassini. Cosi per gli altri 17 imputati vengono chieste ancora pene per complessivi 183 anni di carcere. Per la prima volta in un'aula di giustizia è stata invocata l'applicazione della legge numero 894 del 30 dicembre 1980, la «legge sui pentiti», ideata soprattutto per sollecitare la collaborazione dei detenuti «politici». Per Giuseppe Buono,(«su traitore». come . lo chiamano gli altri della banda perche ha parlato e accusato e fatto trovare i corpi di Pierozzi e Baldassini), la pena proposta è cosi di 22 anni di carcere, mentre i giudici di primo grado gli avevano inflitto 25 anni. E per Pietro De Simone, condannato a 30 anni, la pena richiesta è di 25 anni. «/Voti ho tenerezza per Buono ma la legge sui pentiti parla chiaro- ha detto il Procuratore Generale, sottolineando poi di credere ai racconti dell'imputato. Secondo le accuse Buono, complice De Simone, rapi Pierozzi che venne ucciso. Inoltre «su traitore» ha ammazzato anche la cognata, concludendo con tale delitto una lunga feroce faida di famiglia. Ma Buono «per pietà verso le famiglie dei rapitU, ruppe l'omertà e i legami con i complici. Parlò e raccontò verità raccapriccianti che si rivelarono esatte. E inchiodò i compagni di un tempo. E, sebbene all'ultimo momento, anche De Simone «si penti» durante il processo di primo grado: una confessione, la sua, che non coinvolse complici ma squarciò il velo d'ombra che pareva insuperabile. Sono le 15,30 e il Procuratore Generale conclude la requisitoria. Ha parlato per oltre quattro ore. Gli imputati nella gabbia ascoltano in un silenzio assoluto, paiono impassibili ma non è difficile indovinare la tempesta dentro di loro. Alla sbarra c'è un gruppo di sardi; non sono nati nell'isola soltanto Buono, che è campano, e De Simone, siciliano. Compatto, il gruppo ha detto di voler rifiutare il verdetto di questa Corte, 'riflesso di una giustizia ingiusta». E cosi avevano anche inasprito la polemica da tempo rovente sulla presenza della colonia sarda in Toscana. Dice ancora il Procuratore Generale: «Questo non è un processo ai sardi. La civilissima Toscana non fa processi razzisti. Piuttosto vuole il caso che la stragrande maggioranza degli imputati sia sarda. Ma nessuno intende perseguitare i sardi. Si dice che ci sarebbe stata cecità dibattimentale che avrebbe consentito di colpire degli innocenti: i giudici di primo grado ebbe- ro PnapaSapetorchavfosdicguavesere Mare,unmoSpeGiglirePipesi prDaglituconepr(SdeGiglopamedoprpa—Adrispoamor—ca ro invece buona vista*. Poi il dott. Tani ha esaminato le singole situazioni. Ha parlato del sequestro di De Sayons, di questo enigmatico personaggio rapito e non più tornato, motivo per cui qualche difensore, ha aggiunto, aveva posto in dubbio che ci fosse stato un sequestro. 'Si dice che De Sayons sia una figura ambigua. E' vero. Ha avuto rapporti sessuali, per esempio, come si viene a sapere anche dai suoi scritti, con Mario Sale. Ma da questo a dire, come hanno detto, che è una spia che si aggira per il mondo ce ne corre-. Si arriva alle richieste di pena, ergastolo per i fratelli Giacomino e Antonio Baragliu, per Luigi Ladu. per Piredda. per Giovan Battista Pira. Condanne per gli altri, per tutti. Gli unici per i quali si domanda il non doversi procedere sono Natalino e Daniele Masetti, padre e figlio deceduti prima dell'apertura di questo processo. Ha concluso il Procuratore Generale: «£' stato questo un processo costellato di morti-. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Firenze, Toscana