Pavia: il futuro di 650 operai dipende da un padrone-fantasma di Remo Lugli

Pavia: il futuro di 650 operai dipende da un padrone-fantasma La sorte decisa dal comitato interministeriale di programmazione Pavia: il futuro di 650 operai dipende da un padrone-fantasma È il nuovo acquirente che dovrebbe rilevare la Ne-Ca dalla Gepi -1 dipendenti sono in cassa integrazione da dicembre - Disastrosa la situazione occupazionale nel Pavese DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PAVIA — La Ne-Ca, Necchi-Campiglio, azienda metalmeccanica di Pavia che d* lavoro a 650 dipendenti, deve passare dalle mani della Gepi a quelle di un privato, entro la fine di febbraio. Una sorte decisa dal Cipe, il comitato interministeriale programmazione, il quale vuole appunto che la Gepi, finanziaria, statale che ha il compito di risollevare le sorti delle aziende in dissesto, si disimpegni al Nord per dedicare tutte le proprie energie al Sud. Ora il privato che deve accollarsi la Ne-Ca è un fantasma: esiste, ma non si vede, eppure partecipa anche se non di fatto alle sedute preliminari che si tengono a Roma, al Ministero dell'industria per risolvere il problema, lasciando la sua sedia vuota. Una vicenda strana, anche preoccupante, a quanto affermano i sindacati che vedono, in un eventuale mancato passaggio della Ne-Ca ad un privato, il pericolo della sua chiusura. E Pavia, lo vedremo poi, non ha proprio bisogno di altre disgrazie del genere, con la sua situazione occupazionale gif» allarmante. A queste riunioni di Roma partecipano il ministro o il sottosegretario Bruno Corti che si occupa delle aziende Gupi, i sindacati provinciali e la Firn i quali dovrebbero, con la mediazione ministeriale, discutere con il privato acquirente sulle modalità del passaggio dell'azienda. Ma, appunto, il privato non c'è. Tuttavia la Gepi, attraverso il sottosegretario, espone il punto di vista dell'acquirente, il quale «non vuole figurare». Perché? Lo spiega Raffaele Sandolo, segretario generale della Camera del lavoro di «Pavia : «Perché vorrebbe che prima noi sindacato e la Gepi sottoscrivessimo un accordo sul passaggio di proprietà e sulla organizzazione del lavoro, sugli investimenti futuri, sull'inquadramento del personale, le qualifiche, ecc. Una cosa che a noi non va: sarebbe come firmare una cambiale in bianco. Noi vogliamo trattare con chi dovrà poi gestire l'accordo stesso. Al ministro abbiamo detto: "La nostra non è una preclusione, ma una ricerca di chiarezza"». Per discutere su questo scottante tema la federazione unitaria ha fissato per lunedì prossimo un incontro a Pavia cui sono invitate tutte le autoritr>, amministrative e poli tiche, della provincia, otto tra deputati e senatori, compreso l'on. Rognoni. Sandolo spiega che questo fantasma che non si vuol far conoscere non è poi così sconosciuto: in realtà si sa chi è, o per lo meno lo si presume. Si tratterebbe della Necchi. pure metalmeccanica, la massima industria pavese, con 4600 dipendenti, sana, in attivo, di recente trasformata in holding. «Non vuole discutere con noi probabilmente perché cor ta di chiedere, dopo, il declassamento degli operai, dal quarto al terzo livello. Alla Ne-Ca gli impianti sono obsoleti, dannosi alla salute e in passato la direzione, invece di procedere ad una loro ristrutturazine, ha messo a tacere gli operai offrendo loro un salto di categoria. La Necchi acquistando la Ne-Ca, teme di dover passare anche i propri operai dalla terza alla quarta categoria». I sindacati affermano di essere aperti ad una discussione sui livelli. «Si può trovare una soluzione salariale che ot tenga i due risultati: non di- minuire l'attuale salario NeCa ed evitare che la differen-. za di categoria crei una rincorsa di categorie nella fabbrica acquistata». La soluzione di questi problemi con il regolare passaggio della Ne-Ca alla Necchi tranquillizzerebbe i lavoratori pavesi, gi?> traumatizzati in questi ultimi tempi da tante amputazioni. Tn tre anni la citt* ha perduto duemila posti di lavoro con la chiusura della Korting e della Meta, metalmeccaniche, della Saiti e della Ghissio, tessili. La Snia, chimica, ha i suoi 700 di pendenti in cassa integrazione a zero ore da due anni e non ci sono prospettive di riapertura. La stessa Ne-Ca è in cassa integrazione dal 6 di cembre, riprendere il lavoro lunedì prossimo. Ai duemila posti di lavoro perduti sono da aggiungere quelli non conquistati attra verso il turn-over della Nec chi, che è bloccato da due an ni; e infatti i dipendenti sono scesi da 6 mila a 4600. «La percentuale dei nostri disoccupati è maggiore della media regionale — dice il segretario della Camera del lavoro — il 6% contro il 4%. La difesa dei posti di lavoro della Ne-Ca diventa un simbolo, la frontiera sulla quale il sindacato pavese non può permettersi il lusso di perdere». Remo Lugli

Persone citate: Bruno Corti, Necchi, Raffaele Sandolo, Rognoni, Saiti, Sandolo

Luoghi citati: Campiglio, Pavia, Roma