Il black-out di Schmidt di Tito Sansa

Il black-out di Schmidt OSSERVATORIO Il black-out di Schmidt «Regen» in lingua tedesca significa «pioggia» e foneticamente la parola suona come il nome del futuro presidente degli Stati Uniti. Con facile gioco di parole, pertanto, quando a Bonn qualcuno si sorprende per la inattività del governo, uscito rafforzato dalle elezioni del S ottobre, sovente si sente rispondere che «il Cancelliere aspetta la pioggia». Da più di tre mesi, invero, la vita politica a Bonn è paralizzata. Ma non soltanto in attesa di Reagan, con il quale il Cancelliere ha avuto un primo fugace contatto a Washington dopo aver fatto anticamera per due giorni. Non solo in politica estera (l'attività preferita dal Cancelliere Helmut Schmidt) i primi cento giorni della riconfermata coalizione di governo sono trascorsi nell'immobilismo. Anche in politica interna non è stata intrapresa alcuna attività, mentre le difficoltà aumentano di giorno in giorno. A rendere difficile la vita del Cancelliere non è tanto l'opposizione quanto la coalizione di governo socialdemocratico-liberale che è divisa praticamente su tutti i temi e non riesce a trovare una linea comune. In politica estera Schmidt continua a rimanere aggrappato all'idea della distensione anche dopo gli avvenimenti polacchi, dopo l'annullamento della sua visita nella Germania orientale, dopo l'aumento dei cambi obbligatori di valuta per chi visita la Ddr, dopo le insistenze americane affinché Bonn aumenti le spese per la difesa. All'interno della socialdemocrazia una forte corrente mira a rivedere la decisione della Nato per lo stazionamento di missili atomici a media gittata in Europa. E il governo deve affrettarsi a precisare che resta fedele all'impegno preso «affinché gli alleati non abbiano dubbi sulla at¬ tendibilità di Bonn», mettendo in guardia contro le «correnti pacifiste» che si stanno manifestando in Germania. La parola «pacifista» è diventata un insulto. E non soltanto per i democristiani, i quali lamentano che la Germania «ha perduto la reputazione di essere il primo della classe». Secondo Helmut Kohl, capo dell'opposizione, Schmidt «vive alla giornata, non ha idee e manca di autorità». Prima delle elezioni una affermazione del genere avrebbe fatto insorgere indignati non solo i socialdemocratici ma anche gli alleati liberali. Ora invece nessuno prende le difese del Cancelliere, che viene criticato anche dai suoi per la miserabile situazione delle finanze pubbliche, per l'aumento dell'inflazione e della disoccupazione, per le incertezze in politica sociale, fiscale ed energetica. Ogni occasione è buona per aprire una disputa: la fornitura di armi al Cile e all'Arabia Saudita, l'aumento del prezzo del carburante, la recessione, l'estremismo. Helmut Schmidt, rientrato ieri a Bonn da una vacanza eccezionalmente lunga di 25 giorni, tace. Ha smesso di fumare, ma vari giornali accennano alle sue condizioni di salute, riferiscono che è depresso e amareggiato, addirittura che avrebbe intenzione di gettare la spugna. Secondo Die Welt, neppure i due maggiorenti del partito social-democratico, Brandt e Wehner, credono che Schmidt rimarrà Cancelliere «fino oltre il 1982»; le difficoltà che ha incontrato dopo la vittoria del 5 ottobre lo hanno demoralizzato. Ma riferiscono pure che durante la prima riunione di governo di quest'anno ha annunciato che butterà fuori i ministri indisciplinati. 11 vecchio Schmidt di sempre. E intanto, «aspetta la pioggia», dopo il 20 gennaio si vedrà. Tito Sansa