Salvador, gli Usa denunciano intervento armato di Managua

Salvador, gli Usa denunciano intervento armato di Managua I ribelli smentiscono e ritorcono le accuse Salvador, gli Usa denunciano intervento armato di Managua DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Gli Stati Uniti hanno accusato il Nicaragua di «intervento armato» nella guerra civile del Salvador a fianco dei guerriglieri comunisti. Nella capitale salvadoregna, l'ambasciatore White, in passato ostile alla Giunta, ha affermato che «un centinaio di combattenti nicaraguegni sono sbarcati in una località segreta». A Washington, il Dipartimento di Stato ha dichiarato che armi pesanti sono state inviate ai ribelli da Managua oltre che dall'Avana. Insieme con Cuba, il Nicaragua sarebbe una «stazione di smistamento» di forniture belliche sovietiche e di altri Paesi dell'Europa orientale. Queste accuse spiegano lo stanziamento di 5 milioni di dollari in aiuti militari deciso mercoledì da Carter, e conferisce una dimensione internazionale alla crisi salvadoregna. A quattro giorni dall'insediamento di Reagan alla Casa Bianca, appare chiaro che il regime repressivo della Repubblica centroamericana è in pericolo, e che al suo posto potrebbe subentrarne uno di tipo castrista. Ma appare anche chiaro che gli Stati Uniti non intendono restare in disparte, contrariamente a quanto fecero un anno e mezzo fa in Nicaragua. E' convinzione del Pentagono e dei servizi segreti che a capo dei guerriglieri si trovino «consiglieri» stranieri, cioè di Paesi comunisti; si ritiene significativo che l'offensiva contro la Giunta sia stata scatenata nella fase finale della presidenza Carter, cioè nel momento di maggior debolezza dell'America. I ribelli hanno occupato San Francisco Gotera, il capoluogo della provincia di Morazàn, e aspri combattimenti sono in corso in due altre province. La Union e San Miguel. L'uomo forte della Giunta, il colonnello Gutierrez, ha ammesso che le sue truppe sono in difficoltà. Preoccupa la Casa Bianca il fatto che all'offensiva militare l'opposizione salvadoregna ne accompagna una politica, con base a Città del Messico. I partiti rivoluzionari hanno formato una commissione di sette membri per la transizione a un governo di unità democratica alla caduta della Giunta. La commissione sta conducendo una vigorosa campagna contro gli Stati Uniti, confutandone le accuse al Nicaragua e a Cuba, e accusandoli di fare intervenire il Guatemala e l'Honduras nel conflitto dalla parte del regime. Ha detto che i sette membri sono disposti a collaborare con gli Stati Uniti. Garantirebbero, in un programma di sette punti, l'indipendenza nazionale, le riforme sociali ed economiche, il non allineamento in politica estera, il pluralismo dei partiti, la formazione di un nuovo esercito, la difesa della proprietà privata e della libertà religiosa. Carter non ha reagito all'indiretto messaggio. Un portavoce del presidente designato Reagan ha commentato invece che «questo era anche il tipo di programma dell'opposizione a Somoza, mai realizzato dai sandinisti». Il caso del Salvador è già diventato oggetto di polemica. La decisione di Carter di fornire aiuti militari, revocati in passato, è stata molto criticata al Senato. Ma alla Casa Bianca come al Dipartimento di Stato pochi sembrano dubitare che la Repubblica centroamericana sia un'arena di confronto indiretto tra le superpotenze, e che Reagan non consentirà una seconda Cuba. e. c.

Persone citate: Gotera, Gutierrez, Reagan, Somoza